mercoledì 28 luglio 2010

RIAPRIRE LA CITTA'

Si parte, domani mattina.
Ed è difficile. Mi ripeto che mi serve staccare: ma con me ‘ste cose non attaccano.
Lascio L’Aquila per quasi 20 giorni.
E’ come se non riuscissi a perdonarmelo. Perché la mia L’Aquila non c’è più. Siamo rimasti solo noi aquilani. Quelli di sempre: pregi e difetti. Per questo mi sento agitata.
Stamattina un mio amico mi ha scritto «Allora a ottobre riapriAMO la città!!». Ed ho sentito una voragine dentro di me. La stessa. Quasi 16 mesi e la mia città è ancora lì, transennata, puntellata, piena di macerie.
Quando mi misi il cartello “RIAPRIRE LA CITTA’” ero convinta che ce l’avrei fatta. Invece, nonostante questo tempo sia stato densissimo, la città è ancora chiusa.
A chi non ha perso la città queste possono sembrare lamentale, piagnistei, parole smielose. E invece sono il più grande dolore di un’intera comunità. Smembrata, estromessa, sedotta e poi abbandonata.

Il grido RIAPRIRE LA CITTA’ si concretizzò in uno dei momenti più belli per l’intero territorio aquilano: era il momento delle carriole. Tramutate in un simbolo ideologico, le carriole, in realtà, erano e sono uno strumento di lavoro attraverso il quale il mio territorio si rimboccava le maniche, davvero.
RIAPRIRE LA CITTA’ continua ad essere il mio motto.
Risolvere i problemi, subito. Rendere le macerie una risorsa, su cui creare posti di lavoro.
RIAPRIRE LE PIAZZE, lo dicono anche i grandi nomi, per prime le Piazze. E a seguire la vita. La nuova vita che ci aspetta nelle nostre vecchie piazze, pur se incerottate.
Rimbocchiamoci le maniche, a settembre riapriAMO la città.

E’ ora che prepari i bagagli. Cercherò di collegarmi durante questi giorni. Ma non posso prometterlo. Chissà se in quel mondo là fuori esiste questa bellissima informazione che ci scambiamo in rete!

lunedì 26 luglio 2010

«Stia tranquilla»


«Sa, signora Prefetto, qui a L’Aquila viviamo situazioni veramente al limite».
«Cioè?»
«Per esempio oggi. Ci siamo ritrovati con un cordone di poliziotti che ci impediva di raggiungere una delle nostre pochissime piazze accessibili»
«Ci vuole pazienza, dobbiamo collaborare»
«Noi siamo cittadini, la sfido a trovare un  fotogramma che dimostri che nell’ultimo anno abbiamo usato violenza»
«Sono appena arrivata»
«Non ne possiamo più delle camionette dell’esercito»
«Ma chi si prende la responsabilità? Il centro è pericoloso, poi ci possono essere furti»
«La gente del centro ci va per rivedere le case, anche noi, per rivedere la città. I furti ci sono stati, Hanno rubato tutto, anche le pietre monumentali»
«Cosa?»
«Le pietre storiche dei nostri monumenti e palazzi»
«Sono appena arrivata, fatemi capire»
«Giovedì parto per le vacanze e dovrei comunicare alla Struttura per la Gestione dell’Emergenza che sarò assente»
«Cosa?»
«Sì, lo dovrei comunicare. Fa lo stesso se lo dico a Lei? Sa solo per essere sicura che non verrò sfrattata»
Interviene il suo accompagnatore:
«Dove abita?»
«A Cese di Preturo»
«Stia tranquilla»









Coffee-break




La Piazza del Teatro a L’Aquila è accessibile, cioè ci si va liberamente: è una delle Piazze messe in sicurezza. Vi si accede da un’unica strada (Via Veneto).
Così oggi, dovendoci recare al Convegno dal titolo “L’Aquila 2020, e poi?”, abbiamo percorso proprio quella strada.
Non ci volevo credere! Da lontano ho subito focalizzato le camionette della Polizia. Ho voluto sperare che fosse solo un incubo, ma quando siamo arrivati un cordone della Polizia ci impediva di passare.
Il signor Gizzi (che non so esattamente che ruolo ricopra, so solo che lavora in Regione) indicava chi poteva entrare e chi no. Con riconoscimento “occhiometrico” diceva: tu sì, sei invitato, tu no, non hai l’invito.
Ho più volte chiesto come mai non potessi raggiungere la Piazza, che caspita di ruolo ricoprisse il signor Gizzi, dove era l’ordinanza del Sindaco che impediva ai cittadini di raggiungere una piazza accessibile….. Nulla, se non parole vacue e facce scocciate, come a dire: “Oddio ancora questi, ma che vogliono?”
E noi siamo solo cittadini, per di più pacifici, che vogliono partecipare al processo di ricostruzione della città.
Comunque, dopo l’ennesima “ammuina”, siamo entrati in Piazza, poi al ridotto del Teatro e ci siamo seduti.
E meno male, altrimenti la sala sarebbe stata vuota.
Parla Chiodi (Commissario alla ricostruzione) che fa una gaffe meravigliosa. Parlando dei soldi per la ricostruzione e dovendo rispondere a chi dalla sala chiedeva dove fossero, si esibisce nella seguente performance: “ I soldi ci sono, si trovano sul mio conto corrente personale!!”
Tocca poi a Cialente (Sindaco) che incavolato nero si scaglia contro l’accoglienza riservata a noi cittadini e ancora De Matteis (vice Presidente del Consiglio Regionale) che si arrampica sugli specchi.
Poi gli esperti, bravi. Soprattutto Bonomi, Leon e Lampugnani. Per tutti e tre oggi, la prima volta a L’Aquila (SOB!).
Bonomi ha parlato del suo ruolo di mediazione nell’intento di  ricreare un rapporto proficuo tra istituzioni e cittadini, insomma un invito all’ascolto.
Leon ci ha deliziato con le sue convinzioni e cioè la necessità, attraverso una comunicazione corretta, di  far capire alla nazione, all’Europa, che il territorio ha bisogno di un flusso costante di denaro e poi anche di una legge speciale. Ha parlato dell’opportunità per le professionalità locali di crescere con la ricostruzione e divenire il volano del futuro.
Lampugnani, sconvolto dalle condizioni dell’Aquila, ha parlato di decisioni da prendere riguardo a ciò che può essere recuperato e quello che dobbiamo abbandonare, attraverso, eventualmente, “inserti” nuovi. Così come la necessità di riaprire subito le Piazze e considerare questo enorme puzzle come risolvibile non con idee preconcette,  ma attraverso un percorso. Percorso nel quale inserire anche la città nuova (cioè le periferie) per farle a immagine della città vecchia. Cioè vivibili. 
[Tutti gli  interventi sono stati molto più articolati e a breve li pubblicherò per intero].

Invito tutti a riflettere su quanto dicono i cittadini. Più o meno le stesse cose. 
Per questo, avendo avuto la possibilità di leggere un comunicato durante la conferenza (MIRACOLO!!), abbiamo chiesto agli esperti di rapportarsi con noi: sembravano entusiasti. Chiodi, De Matteis e Fontana un po’ meno.

Infine mille domande da parte dei cittadini, tutte pertinenti: l’ordine degli architetti chiedeva come mai non era stato invitato. C’è stata anche la suora della Dottrina Cristiana (hanno avuto qualcosa come 700 milioni di Euro per i danni subiti dalla loro impresa) che ci ha rimproverato “gli aquilani sono stati molto dignitosi nell’immediato dopo sisma, ma ora proprio no”.

Ma c’è il coffee-break, divenuto un coffee-end.
Finito. Tutti a casa.

Non senza le ultime battute con il nostro Prefetto (è una donna). Dopo alcune precisazioni da parte mia, mi ha esortato ad essere collaborativa, a non allontanare nessuno dalla solidarietà con L’Aquila “Io non ho esitato a mettermi in ginocchio per poter ottenere qualcosa per L’Aquila”, mi ha annunciato con enfasi!
Messaggio chiaro: ringraziare, pregare, essere sudditi.

Senza preconcetti, venite in assemblea, è un’esperienza formativa difficile, forse l’unica: le idee ci sono e anche i progetti. C’è bisogno di tutti.

domenica 25 luglio 2010

Duisburg



Bertolaso impazza.

Guido Bertolaso, lo ha definito "un caso da manuale di tutto quello che non si deve fare per organizzare un raduno del genere. “In Italia", ha aggiunto, "non sarebbe mai potuto accadere, anche grazie all'esperienza che abbiamo maturato nell'organizzazione dei Grandi Eventi: dalla Giornata Mondiale dei giovani del 2000 ai funerali di papa Giovanni Paolo II nel 2005".
“Si parla”, spiega Bertolaso, "di una folla superiore al milione e mezzo di persone per la Love Parade di Duisburg: sono numeri impressionanti che presuppongono un'esperienza in materia che non può essere quella degli organizzatori di concerti.

Da quello che  leggo  il dramma si è consumato verso le 17 ieri, quando una massa di giovani ha premuto contro il tunnel della Karl-Lehr-Strasse, unico ingresso allestito dall'organizzazione per l'area del festival, la grande spianata della "Gueterbahnfof", lo scalo merci abbandonato della Deutsche Bahn, le ferrovie tedesche, completamente transennato.

Poi, forse, a scatenare la ressa sarebbe stato il tentativo della polizia di bloccare l'ingresso alla folla in attesa all'esterno del tunnel.

Comunque sia andata e conoscendo un pochino come vengono organizzati gli eventi, le forze dell’ordine, avrebbero dovuto non solo garantire l’incolumità ma anche, e soprattutto, aiutare gli organizzatori a delineare tutti i “tecnicismi” dell’evento. Vie di fuga, uscite di sicurezza, percorsi alternativi. Quindi gli errori ci sono stati e anche tanti. A partire dai 1200 agenti predisposti a fronte del milione e mezzo di partecipanti alla Love Parade, in base alle prime cifre diffuse.

Ma da qui a chiamare Bertolaso, ce ne passa!!!
Vorrei anche che Bertolaso ricordasse, in queste occasioni, il G8 della Maddalena, per esempio, e che ci desse con chiarezza la definizione di grande evento.

Trovo stucchevole rifarsi una verginità su tanti innocenti soffocati nella calca.

VACANZE

E’ estate e me ne accorgo dalla scarsa partecipazione sul web delle tante persone che durante l’inverno ci hanno accompagnato in questo anno post-sisma, difficilissimo.
Ma è estate! E me ne accorgo perché il giorno 26 luglio (domani) il Commissario Chiodi assieme all’architetto Fontana della Struttura Tecnica di Missione, accompagnato da 5 nomi altisonanti, presenterà le Linee di indirizzo strategico per la ripianificazione territoriale “. Un documento atteso, mai condiviso ed ora, d’estate, ufficializzato, con soli 30 giorni (scadenza 21 agosto) per emendarlo da parte dei Sindaci.

Un modo di comportarsi del tutto peculiare, come quando ad agosto, sei in attesa dell’uscita di un bando di concorso e te lo perdi in quell’unica settimana nella quale hai deciso di staccare.
“Mai più senza di noi!!” Abbiamo urlato e, invece, ancora senza di noi, sparpagliati come sempre o assenti, si decide tutto.
Al ridotto del Teatro Comunale, invece che in piazza, tutti assieme. E sì, il progetto del futuro della nostra città-territorio, secretato come tutto, calato dall’alto come tutto.
Così a tre giorni dall’attesa e temuta vacanza, mi toccherà manifestare nuovamente la nostra volontà ferma di essere parte della ricostruzione.

Vedo tanta delusione, sconcerto e anche nervosismo. Che non meritiamo.

La fine di luglio ci riserverà anche la visita dei Deputati del PD, tutti: due autobus interi. Che dire, son venuti tutti, ora, a quasi 16 mesi dal sisma. Dove è successo di tutto, nel silenzio di tutti (quasi). E continua ad accadere, mentre la gente comune comincia a pensare “ma perché non si rimboccano le maniche gli aquilani?”.
E ricordo con amarezza la votazione del decreto Abruzzo, quello che segnò da subito le nostre sorti. I deputati eletti dall’Abruzzo votarono così (Il voto contrario indica coloro che ritenevano che il decreto fosse perfetto):
ADORNATO (UDC) – ASSENTE
ARACU (PDL) – CONTRARIO
CASTELLANI (PDL) -ASTENUTA
DE ANGELIS (PDL) – ASSENTE
DELL’ELCE (PDL) – CONTRARIO
PELINO (PDL) – CONTRARIA
SCELLI (PDL) – CONTRARIO
TENAGLIA (PD) -ASSENTE
TOTO (PDL) -CONTRARIO
TURCO (PD) – ASSENTE


E tu sei qui: sul balcone della tua C.A.S.A., con l’erba secca e pensi che sei stata abbandonata.
Pensi che quando Bertolaso si schiera contro la legge speciale sul terremoto ha avuto davvero una gran faccia tosta ad affermarlo e poi a che titolo? mentre la ricostruzione è ferma, i soldi scomparsi, e quel poco che si può fare è un vero e proprio calvario di regole dettate da ordinanze, spesso incomprensibili ai più.
E tu sei qui: e mentre alcune pareti della tua C.A.S.A. continuano a ricoprirsi di muffe, pensi che sei stata abbandonata ma, purtroppo, non del tutto e, a turno, qualcuno viene a ripulirsi nella tua città.

Poi pensi alla tua casa vera, abbandonata anche lei, e speri che l’impianto dell’acqua non abbia subito danni, così tra un po’ potrai pulirla, visto che tutte le tue cose sono lì e quelle stanze ti occorrono pur se inagibili. E speri che i soldi arrivino, non solo laddove il re Sole ha avuto la cittadinanza onoraria.

Speri anche che qualcuno lo dica, lo scriva.

E invece lo si legge solo sui blog degli aquilani, che di miracoloso non hanno nulla, se non la tenacia.

Oggi, in assemblea, abbiamo approvato la bozza di regolamento sulla partecipazione da presentare al Consiglio Comunale, mentre l’unica partecipazione possibile in questo modello Top-Down è accettare stare zitti e andare in vacanza; se puoi permettertelo.

Anzi, se puoi permettertelo è meglio che tu stia zitta per sempre!

giovedì 22 luglio 2010

L.A.V.O.R.O.



Quando si parla di investimenti economici per far riprendere le attività lavorative, io vado un po’ in tilt. Perché sono una persona concreta e se dentro di me non mi faccio un esempio che possa illustrare il concetto, mi sembra di parlare di aria fritta

Ebbene per la ripresa delle attività lavorative a L’Aquila si possono fare cose concrete, alcune anche devolvendo le donazioni su specifici progetti.

Parlo dell’area Coppito, perché è qui che lavoro, ma chissà quante altre realtà esistono che potrebbero riprendere, se solo lo si volesse!
A Coppito ci sono alcune Facoltà dell’Ateneo e l’Ospedale Regionale. Ambedue gli enti si servivano della mensa: quella Universitaria e quella dell’Ospedale.
Le due strutture hanno subito danni e  nessuno si sogna di metterle a posto (dovrebbe essere la regione a pensarci). Conclusione: i pasti dell’Ospedale arrivano precotti da Roma, quelli per l’Ateneo, al momento, si consumano, tramite un buono, presso un privato.
Conseguenza? A parte l’inefficienza del servizio, il personale che si occupava di dette mense è stato licenziato o è in cassa integrazione.

“Prima il lavoro”, voleva dire ripristinare prioritariamente queste strutture e permettere alle persone di percepire lo stipendio, tra l’altro per un lavoro utilissimo.


“Prima il lavoro”, vuol dire detassazione dello stesso. Invece hanno imbrogliato tutti, anche chi ci guarda da lontano.

Dal primo luglio tutti stanno ripagando le tasse, tranne gli autonomi con “un giro di affari” inferiore a 200.000 Euro annui, non già il reddito, ma il giro di affari. Cioè più o meno le entrate, per di più degli anni precedenti al sisma.
Esempio: una rivenditore di alimentari  ha entrate che possono superare i 200.000 Euro l’anno, ma il reddito è di molto  inferiore, specialmente quello del 2009. Se ha riaperto i battenti lo ha fatto a sue spese perché lo Stato ha dato a queste categorie solo 800 Euro al mese per 3 mesi e ancora i danni non vengono risarciti. Questa ipotetica persona pagherà le tasse tutte e ditemi se in queste condizioni potrà riassumere personale che, tra l’altro pagherebbe tasse.
Insomma non  hanno ricostruito  le nostre case, ma le C.A.S.E., e non ci hanno permesso di ricominciare dal lavoro, ma dal L.A.V.O.R.O.: Lenta Agonia Verso Oscuri Reconditi Obiettivi.

mercoledì 21 luglio 2010

I DIECI MIRACOLI

C’è stato un primo miracolo: le C.A.S.E.
Poi un secondo: quelle sono state passate per ricostruzione.
Ancora un terzo: ci sono svariati miliardi per la ricostruzione, non tutti insieme ma ci sono.
Il quarto miracolo è che i soldi non hanno fatto partire la ricostruzione, né hanno permesso di pagare alcuni contributi per i terremotati …
…. Certo! C’è il quinto miracolo: i soldi ci sono, ma noi non sappiamo spenderli.
E arriva il sesto a corollario del quinto: i soldi ci sono, ma dovete saperli chiedere.

Urla strepiti, persino manganellate!
Così arriviamo all’ottavo miracolo: i soldi non ci sono. Fortunatamente gli albergatori del teramano si sono ribellati e Chiodi (teramano) ha svelato l’ennesimo segreto di Fatima: i soldi sono finiti e abbiamo debiti contratti dalla Protezione Civile
Il nono miracolo riguarda la disponibilità di 780 milioni per la ricostruzione, annunciati dal sindaco (fondi CIPE).
Ed ora aspettiamo il decimo miracolo: i fondi per la ricostruzione andranno a coprire i debiti.

Touché
P.S. Ci manca il settimo, leggete qui: i miliardi spesi sono lievitati

Alla mia città

Ho cercato di vedere il tuo buio
sperando fosse un incubo.
Il buio era freddo e la brezza afosa.
Il contrasto ti ha incendiato.
Poi ti sei calmata.
Ed eravamo estasiati.

lunedì 19 luglio 2010

QUALUNQUISMO



Fare  politica, secondo Aristotele, significava  amministrare la "polis" per il bene di tutti.
A parte le successive discussioni sulla materia, questa, la prima definizione, è quella che meglio sintetizza  quella che ritengo sia un’arte, cui non tutti sono portati.
Ci vuole  tanto coraggio a cercare di amministrare una città terremotata, ma occorre anche passione, forza, onestà ed un minimo di umiltà.

Quello che sta accadendo a L’Aquila e anche in qualche comune limitrofo ha del grottesco. Mentre una città assieme al suo territorio muore, qualcuno ritiene che in un Consiglio Comunale, nel quale si dovrebbe discutere della proposta di deliberazione relativa all'individuazione di 10 punti strategici per la ricostruzione del centro storico dell'Aquila e delle frazioni (non che sperassi in una presa di posizione, ma insomma…), alcuni consiglieri abbandonano l’aula e la seduta è sciolta.

Ecco, è facile e persino qualunquista dire “andatevene tutti a casa”, ma cos’altro potremmo sperare!.

Forse lor signori pensano che una volta dimesso il Sindaco e tornati a nuove elezioni, noi cittadini ci lasceremo abbindolare dalla loro inconcludenza? Giammai! Vorremo vedere scritto e certificato tutto quello che i lor signori che decideranno di (ri-)candidarsi hanno fatto per questa città, oltreché giochini che di politica non hanno nemmeno l’odore.
Di tutte, una dichiarazione lascia di sasso: Enrico Verini (Rialzati L'Aquila) ha parlato di Cialente  come "un sindaco rimasto solo perché non ha agevolato la partecipazione dei cittadini alle scelte della ricostruzione". Forse mi sono rimbambita ma Verini non era quello che voleva togliere il Tendone di Piazza Duomo dove i cittadini si riuniscono tentando di partecipare? Dove i cittadini hanno elaborato la piattaforma tasse approvata (quasi in toto) dal Consiglio Comunale?
Ci sarebbe altro da evidenziare con pennarello fosforescente. Ma mi fermo qui.

Non giriamoci intorno: questi pensano di fare elezioni e candidarsi candidamente di nuovo con campagne elettorali finanziate da noi cittadini.

E’ giunta l’ora di cambiare. Che i cittadini onesti, con senso etico, che abbiano da dimostrare che almeno in questo terremoto si son dati da fare ottenendo risultati (in qualsiasi settore) scendano in campo.
Io li appoggerò.

P.S. Il regolamento sulla trasparenza presentato dai cittadini e  approvato dal Comune non ha ancora visto applicazione e per l’approvazione c’è voluto quasi un anno! Pensate al resto.

domenica 18 luglio 2010

ONLY THE BRAVE




Nessuno poteva aspettarsi che nello stato in cui versa la città attualmente tutto fosse risolto per gli studenti universitari. Ma, purtroppo, la situazione sta addirittura peggiorando.
Così, a caso, prendiamo una sola questione: le mense.
Nell’area di Coppito, che non ha subito danni gravissimi, l’edificio adibito a mensa, sala studio, bar e sala ricreativa (nella foto) ha invece riportato notevoli danni, nonostante fosse stato costruito in tempi relativamente recenti dall’Azienda per il Diritto allo Studio, azienda Regionale.
La struttura non è stata riparata, anzi, temo non ci sia neanche un progetto. Nell’area della ex-Optimes la mensa proprio non c’era, così come a Bazzano, trattandosi di nuovi insediamenti. [Sottolineo che questi servizi sono a carico della Regione tramite l'Azienda per il diritto allo studio ADSU e non dell'Ateneo].
Così per tutto l’anno a Coppito e alla ex-Optimes i ragazzi hanno usufruito del servizio mensa sotto un tendone, sì sotto un tendone: freddissimo d’inverno e caldissimo d’estate. A Bazzano, terra dimenticata, la mensa solo un miraggio!!

Il personale che lavorava in mensa dopo alcuni mesi di cassa integrazione è tornato in servizio a metà ottobre con ore ridotte di circa un terzo e cassa integrazione al 42%: anche loro nei tendoni al caldo e al freddo, senza acqua corrente, con un servizi igienici in container! Tutto ciò nella speranza che con l’apertura di nuove strutture tutto sarebbe andato meglio.
Il personale dipendente aveva un contratto a tempo indeterminato e nel capitolato d’appalto assegnato alla ditta C.R.C. di Sora, ad ottobre, era indicato l’obbligo di riassumere tutto il personale in servizio. Così, infatti è stato.

Arriviamo ad una settimana fa quando l’ASL, a ragione, chiude le mense su denuncia di scarsa “igienicità” (43° all’interno di questi tendoni).
Per gli studenti rimasti (che ad oggi son pochi) è stata fatta una convenzione con una struttura privata (Risto-food) presso il centro commerciale “Globo” fino alla fine di luglio.
L’azienda regionale, inoltre, ha deciso di non concedere la proroga alla C.R.C. eventualmente in attesa delle nuove strutture da adibire a mensa; così la ditta di Sora ha inviato ai dipendenti le lettere di licenziamento. Da sottolineare che molti di questi dipendenti lavorano per le mense universitarie da più di 10 anni e negli ultimi 10 mesi si sono sacrificati per poter garantire il servizio, nonché i loro diritti.

Quando sarà effettuata un’eventuale gara d’appalto per le nuove mense, chi garantisce a questi lavoratori di poter riprendere la loro attività? Con le lettere di licenziamento, infatti, si è interrotta la continuità, facendo perdere ai lavoratori i diritti acquisiti finora.

Una delle lavoratrici mi ha scritto: «Io non mi fermerò qui....e penso neanche le colleghe».

Only the brave a L’Aquila e, riportando la frase di una mia cara amica: altroché ripagare le tasse, qui dovrebbero pagarci per rimanere! 

Ah, dimenticavo: gli studenti hanno precise idee su dove cominciare a sistemare le nuove mense!
Per alcuni altri particolari leggete questo post

sabato 17 luglio 2010

L'Aquila bella mè

Stasera assemblea cittadina.
Dovrebbe funzionare che ciascuno, nel caso volesse porre all’attenzione di tutti un problema, dovrebbe non solo illustrarlo, ma poi interessarsene, creare condivisione con altri e, infine, arrivare ad una proposta concreta. Solo lavorando, infatti, si può raggiungere l’obiettivo di portare all’attenzione dei nostri rappresentanti, democraticamente eletti, una proposta.
A volte, spesso, l’assemblea viene presa come valvola di sfogo. Ciascuno porta un problema come se ci fosse tra noi qualcuno che può risolverlo.
Ma è interessante ugualmente, per gli spunti che vengono fuori.
Ci vuole impegno, purtroppo tanto. Ma ce lo dobbiamo mettere.
Qui a L’Aquila si lavora molto, spesso siamo delusi. I risultati non arrivano. Ci vuole costanza, controllo, “fiato sul collo” di coloro che promettono.

Stasera è avvenuto qualcosa di stranamente concreto, nostalgico, emozionante, che ci ha ricordato da dove veniamo: alla fine dell’assemblea è bastato dire «Quatrà, andiamoci a fa un giro pè L’Aquila!».
Insieme abbiamo spostato le transenne che ci dividono da lei, la nostra L’Aquila e cantando “L’Aquila bella mè” ci siamo ripresi una città stranamente calda e bellissima.
Due brevi filmati dei cittadini, gli stessi che a Roma sono stati manganellati, che passeggiano nella loro città incerottata, ma ancora inaccessibile, persino militarizzata: abbiamo imparato ad evitare i Check Point!





venerdì 16 luglio 2010

Le Leggi di Murphy


Le Leggi di Murphy sono un insieme di detti popolari a carattere ironico. Il principio fondatore è: «Se qualcosa può andar male lo farà».
Ho ripreso una di queste “leggi”, quella di Marte: «Un esperto è uno di fuori.» E a L’Aquila questo è vero più che altrove.
Così succede, ad esempio, che  nel cosiddetto “più grande cantiere d’Europa” il settore edilizio locale stenta, addirittura durante la costruzione del progetto C.A.S.E. i lavoratori aquilani sono stati esclusi. In radio, qualche mese fa, ho sentito il titolare di una di queste imprese, del Nord, che asseriva: «Si è fatto un gran lavoro, le imprese locali non sarebbero state capaci».
Andando avanti con gli esempi troviamo la Struttura Tecnica di Missione istituita dal Commissario per la ricostruzione Chiodi, per supportarlo tecnicamente e amministrativamente nella sua carica. Il coordinatore è l’architetto Fontana, rigorosamente non aquilano e a suo supporto dovevano esserci non più di 30 persone di cui almeno 15 da assumere per concorso, gli altri nominati dallo stesso direttamente, comandando dipendenti statali con determinate funzioni. Di questi ultimi non sappiano nulla (certamente non sono aquilani) per gli altri è stato appena bandito un concorso per nove posti (tra contabili, tecnici, amministrativi e informatici): non sono di certo riservati agli aquilani.
Arriviamo ieri alla conferenza stampa del Commissario dove si parla di ricostruzione. Alla domanda «Esiste un masterplan per la città dell’Aquila?» durante la trasmissione Porta a Porta del 6 aprile u.s.,,Chiodi si era esibito con la storica risposta «Mi permetta il dovuto riserbo», nei confronti della quale tutti rimanemmo di stucco. Ieri durante la conferenza stampa, appunto, ci aspettavamo che fosse tolto quel dovuto riserbo.
E invece dal cilindro vengono tirati fuori nomi altisonanti, di esperti che dovranno cominciare a disegnare la città, insomma un laboratorio di idee, non il Masterplan. Dopo 15 mesi idee, ancora idee. E gli aquilani non sono buoni neanche per le idee perché naturalmente questi esperti vengono da fuori, sennò che esperti sono?
Per carità persone degne di ogni rispetto: fra gli altri il premio nobel per l'architettura Alvaro Siza, Vittorio Magnano Lampugnani, urbanista che ha partecipato al processo di ricostruzione di Berlino, Cesare Trevisani e Paolo Leon, esperti di infrastrutture e economia e il sociologo Aldo Bonomi.
«Un modo insomma per uscire dall'autoreferenzialità del provincialismo», asserisce Chiodi.
Ma dove?
Alcuni architetti aquilani hanno lavorato molto ad un’idea di città (Colettivo99), magari nella conferenza con questi nomi altisonanti si potevano anche invitare per presentarla! Oppure altri architetti, sempre rigorosamente aquilani, che circa un anno fa si confrontavano con nomi molto importanti, e, chessò, i nostri storici, i nostri sociologi, quelli che hanno il polso, almeno invitarli!

All’Aquila c’è un sacco di gente che le idee ce le ha, ha i progetti, ha lavorato … purtroppo, credo, a vuoto!
Ma sì, basta con questa autoreferenzialità. Se sei aquilano, non sei esperto, sei autoreferenziale e, soprattutto, hai bisogno di aiuto.

Io non voglio essere aiutata, desidero solo i mezzi per ripartire.

 

giovedì 15 luglio 2010

Il video della conferenza stampa: Roma 14 Luglio. Montecitorio

L'assemblea dei cittadini di Piazza Duomo, alla Camera. Tre donne: Annalucia Bonanni, Sara Vegni, Giusi Pitari.
L'Aquila fa tremare le stanze del potere.

mercoledì 14 luglio 2010

Le stanze del potere

Arriviamo a Roma con un caldo infernale. Raggiunta Montecitorio chiediamo, presso una delle tante guardiole, dove si trova la sala Mappamondo per la conferenza stampa. Ci danno l’indicazione e entriamo in un portone. Al di là della vetrata subito mi squadrano. Chiedo della sala Mappamondo ed una signora, in divisa da usciere, molto gentile, ci indica l’entrata, quella giusta.
Facciamo il giro di quell’enorme palazzo. Mi sembra subito un palazzo inespugnabile, quasi come la zona rossa della mia città. La differenza è che dentro ci lavora un sacco di gente e intorno solo macchine blu o grigie guidate da autisti vestiti di blu con immancabili occhiali neri.
Per entrare al centro dell’Aquila devi essere un residente accompagnato dai vigili del fuoco, o un giornalista o un fotografo. Se sei solo cittadino devi continuare a sognarla o intrufolarti, quando fa sera.
Per entrare nelle stanze del potere devi essere accreditato, lasciare la carta di identità e passare al metal detector,  senza bandiere, però. Sara non ha potuto portare dentro la sala Mappamondo la bandiera nero-verde, Annalucia l’ha fatta passare, come foulard!!
Dimenticavo se sei uomo devi indossare la giacca. E’ stata la cosa più divertente della giornata. I nostri ragazzi, sempre vestiti casual (ma casual veramente) erano con la giacca, a volte di taglia sovrabbondante, Mattia, addirittura, con la scritta FORTI E GENTILI SI’ FESSI NO, chiaramente visibile attraverso la giacca sbottonata.
Poi si passa la porta blindata ed un usciere ti accompagna fino al quarto piano dove si passa accanto a porte chiuse altissime, rigorosamente in noce massiccia.
Arriviamo nella sala Mappamondo. Dopo un po’ si riempie di giornalisti, telecamere, deputati e noi. Lì mi è passata l’emozione: insomma cosa ho da perdere? Nulla.

Ci sediamo e inizia la serata aquilana.

Introduce Annalucia che racconta chi siamo. La palla passa a me che preciso le motivazioni della manifestazione del 7 luglio (le stesse del 16 giugno), e che nessuno mai ha riportato sui media. La prima volta, il 16 giungo, siamo stati oscurati, la seconda volta, il 7 luglio, si è parlato solo degli scontri con la Polizia.
Siamo tutte e tre come un’unica voce. Quella dell’Aquila.
Sara, dopo breve introduzione decisa, passa alla proiezione dei video. I volti di tutti cominciano ad aggrottarsi. Esprimono al contempo stupore e incredulità. L’attenzione sale. Sara con decisione racconta i fatti, la realtà.
Conclude brevemente Annalucia e si passa alle domande.
A chi chiedeva dei permessi per la manifestazione abbiamo risposto chiaramente che non si possono picchiare persone per un permesso non accordato. Inoltre tutti sapevano che saremmo arrivati in tanti e pensare di sbarrare la strada a gente pacifica non è stata un’ingenuità, ma una volontà ben precisa. Le forze dell’ordine devono garantire l’ordine e proteggerci da eventuali disordini con ogni mezzo, quindi aprire un varco quando la situazione evolve in un certo modo. Alla domanda se pensavamo che ci fossero infiltrati della Polizia tra di noi, abbiamo sinceramente risposto che non possiamo dirlo e che comunque non abbiamo notato (nessuno) disordini di qualsiasi genere. Ci sembrava piuttosto, dopo un po’ che, nonostante noi fossimo pacifici, c’era una tensione delle forze dell’ordine che ci faceva pensare al peggio.
Abbiamo risposto bene e con grande professionalità. Anche a chi (era una giornalista amica) ci ha chiesto del “colore” dell’assemblea cittadina. Non so come mi è uscito ma ho risposto: «La mia città distrutta non è quella di destra, quella del centro o quella di sinistra. E’ distrutta e basta assieme a tutto il territorio. Non voglio più sentir parlare delle vostre divisioni partitiche. Siamo un movimento politico? Sì, nel senso più alto che questa parola possa avere. Le nostre rivendicazioni vi sembrano di sinistra? Di destra? Francamente non me ne frega nulla».
Poi la storia degli antagonisti!! Qui siamo state bravissime. All’unisono! Sara e Annalucia superbe! La discussione si è protratta per un po’, toccando tutto: dal finto miracolo, all’assenza di informazione adeguata, sono riuscita persino a parlare degli studenti universitari.
Annalucia ha fatto l’elenco di tutti i videomakers. Abbiamo consegnato una cartellina con l’indicazione di tutti i siti e i blog dove si possono trovare informazioni.
Abbracci, interviste, strette di mano.

Poi l’uscita dalle stanze del potere e da quel Palazzo inespugnabile. Auto blu, persone famose, uscieri, portaborse.

Sono sicura: quel palazzo del potere è anacronistico.

P.S.: Nel bunker del maschilismo italiano è stata una gran bella scossa ! Dal 14 luglio il Palazzo torna a tremare ..

martedì 13 luglio 2010

PER LA STAMPA



Apprendo dalla stampa che, dopo accertamenti della Digos di Roma concernenti la manifestazione dei cittadini aquilani, assieme a tutto il territorio, del 7 luglio u.s.. sono state due le persone denunciate. Il promotore della manifestazione, M.E. di 39 anni, per inosservanza dei provvedimenti della polizia in quanto "l'iniziativa si è svolta senza tenere conto delle modalità concordate", e C.G., romano di 26 anni, noto appartenente al centro sociale autogestito 'La Strada' di Roma.
Desidero informare la stampa che la Manifestazione è iniziativa dei cittadini dell’Aquila o meglio dei cittadini che si riuniscono, ormai da mesi, in un tendone al centro città (Piazza Duomo) in un’assemblea permanente, che lavora per il futuro della città e elabora documenti tra cui, per esempio, la piattaforma “tasse” di cui rivendichiamo l’applicazione.
L’assemblea è spontanea e vede la partecipazione di persone di ogni età che bi - settimanalmente si incontrano, discutono, fanno progetti.
Spesso l’assemblea si è fatta promotrice di manifestazioni e iniziative varie e tutte le volte, visto che non siamo un soggetto giuridico (bah!!!), i vari permessi sono stati firmati da singole persone.
Così è stato anche questa volta. La persona da voi identificata è portavoce dell’assemblea, quindi anche mia rappresentante e, come tale, mi assumo “in toto” la piena responsabilità di eventuali inosservanze, così come sono certa faranno anche tutti gli altri cittadini aquilani dell’assemblea permanente di Piazza Duomo.
Riguardo la presenza di persone non aquilane, eventualmente appartenenti a presunte cosche violente, ribadisco che il nostro movimento è trasversale e alla manifestazione erano presenti anche non aquilani che, semplicemente, appoggiavano la rivendicazione dei nostri diritti. La denuncia che pesa su questa persona si appoggia sul fatto, evidenziato dalla Digos romana, che la stessa sia stata riconosciuta all'inizio della manifestazione di mercoledì scorso, durante il tentativo di sfondamento del cordone delle forze dell'ordine in via del Corso all'altezza Piazza Venezia, mentre spingeva i militari.
Desidero sottolineare che tutti noi eravamo presenti all’imbocco di via del Corso e tutti, contemporaneamente spingevamo i militari che con forza ci respingevano. Nessuno di noi ha registrato momenti di violenza a carico di alcun partecipante tali da giustificare l’attacco delle forze dell’ordine che, in particolare, colpivano non già le persone accusate in seguito di essere state violente e di aver mostrato resistenza a pubblici ufficiali, bensì aquilani ignari, con le braccia alzate, e per di più di spalle alla polizia.
Con la presente ribadisco tutte le mie (nostre) responsabilità nell’organizzazione della manifestazione, nei pacifici sfondamenti di assurde barriere frapposte tra noi e i nostri interlocutori politici e, in ultimo, richiamo l’attenzione dei media sul fatto che nessun atto violento contro persone o cose si è consumato durante la manifestazione con l’eccezione di quello portato avanti dalle forze dell’ordine.

lunedì 12 luglio 2010

PER LA POLIZIA

Sono Giusi Pitari, aquilana. Il 7 luglio 2010 ero a Roma alla grande manifestazione degli aquilani terremotati, assieme ad almeno altri 5000 concittadini, amici, sostenitori dei nostri diritti.

Mentre controllate i media con l’intento di trovare notizie, frasi e comportamenti perseguibili, vi invito a guardare i video che abbiamo girato noi e a farvi un’idea di ciò che è successo.

Questi video, assieme alle nostre foto, ben presto verranno portati a conoscenza di tutti tramite la stampa nazionale e internazionale.

Saluti e spero che il mio blog vi piaccia.















E qualche foto molto significativa potrete trovarla a questo LINK, tra l'altro le foto sono bellissime.

E adesso denunciateci tutti


Eccoci qua. Voilà, neanche una settimana dalla manifestazione per i nostri diritti e arrivano le denunce: si tratta di  E.M. 39 anni (uno dei promotori) e G.C.  26 anni, romano appartenente al Centro Sociale  "La strada". Il primo non avrebbe osservato i provvedimenti dell’autorità pubblica , il secondo avrebbe opposto resistenza al pubblico ufficiale: si trovava a spingere  contro i militari già all'inizio di via del Corso. Altri 22  romani dei centri sociali risulterebbero nei filmati, oggetto delle indagini della Digos.
Siamo al colmo: tutti abbiamo fatto le stesse cose dei due denunciati. E inoltre  appartenere ad un Centro Sociale non è vietato dalla legge. Io non ho visto sampietrini volare, non ho visto vetrine spaccate, motorini buttati a terra, né persone dal volto coperto, escludendo ovviamente i poliziotti con casco.  

 DENUNCIATECI TUTTI!

sabato 10 luglio 2010

La montagna

Campo Imperatore


Il Gran Sasso. Come si fa a spiegare a chi non è di qui, com’ è il Gran Sasso?
Da giovane lessi un libro (qualcuno potrà ricordarmi il titolo e l’autore) nel quale si chiedeva di immaginare di spiegare ad un cieco la differenza tra vino bianco e rosso. Provate a pensarci, come si fa?
Così, come si fa a spiegare quale sia la differenza tra il Gran Sasso e tutte le montagne abruzzesi e le altre bellissime montagne?

Oggi sono stata di nuovo a Campo Imperatore. Mancavo da due anni. Il cielo era terso: giornata ideale. Tirava un vento abbastanza forte e ho solo raggiunto il rifugio Duca degli Abruzzi e poi, in cresta,  anche“la Portella”.
L’emozione di vedere ancora l’altopiano delle Rocche, che da lì sembra un magnifico terrazzo, mi ha reso felice. E contavo come al solito tutte le cime. Il Velino spunta fuori in mezzo ad un imponente massiccio. Si vede nitidamente la Serra di Celano, poi c’è il magnifico Sirente e più in là la Maiella. In mezzo al Vado di Corno si scorgono le colline e all’orizzonte si percepisce il mare. Sulla destra spicca il Corno Grande, sulla sinistra Pizzo Cefalone e, solitario, Intermesoli.
Magnifico, magico direi. Alla Portella il vento voleva portarmi via.
Ho voluto ripercorrere tutto Campo Imperatore: i pascoli, gli stazzi, i piccoli laghetti. E ancora Fonte Vetica e poi Castel Del Monte con torre mozzata. Sulla strada che porta a Santo Stefano di Sessanio, ad un certo punto, alta e irraggiungibile si staglia la Rocca di Calascio. Stupenda. Santo Stefano è incerottata ma ancora incredibilmente affascinante.
Sulla strada le faggete, i pini, le roverelle e tanti coraggiosi ciclisti.
Campi di papaveri, ciliegi ancora non maturi, chiesette, rifugi, profumi e vento freddo.
Il mio Abruzzo è questo. Quello terremotato.
E non so spiegarlo a nessuno. Bisogna respiralo, lentamente, per assaporarlo e amarlo.
A chi non è di qui suggerisco di spendere un fine settimana in mezzo ai fiori di Campo Imperatore, di inoltrarsi sulle “dune” di Campo Pericoli, di affacciarsi dal Monte Camicia in mezzo alle stelle alpine e di arrivare da Rocca di Mezzo fino a Colle dell’Orso, per poter guardare gli immensi valloni appenninici. Poi ancora di andare sul Sirente: il balcone d’Abruzzo. E al Monte Amaro della Majella per volare. Perché l'Abruzzo delle montagne è immenso.

Capirete qualcosa di profondo di questa terra attraverso le sue montagne. Le stesse che da vari punti del cratere terremotato potrete ammirare, percependo di più la preziosità dell’Aquila e di tutti i suoi borghi.

Il mio Abruzzo è questo. Quello nascosto dalle montagne.
E mi chiedo cosa ci stanno a fare le New Town.

venerdì 9 luglio 2010

giovedì 8 luglio 2010

Altroché manganelli.

Sono stata di nuovo a casa, quella mia. Stavolta con i giornalisti. A noi aquilani capita anche questo. Così la mia casa è andata sul TG3 nazionale, un gran bel successo per una casa “E” non sita nel centro storico!
La giornalista e i cameramen sono rimasti sbigottiti: “che bella la sua casa signora”.
Mentre io la guarda così, abbandonata, sola.
Le piante non hanno resistito al gelo dell’inverno. C’è polvere appiccicata ovunque, intonato staccato, macchie sul pavimento, infissi secchi e crepati, avvolgibili neri, termosifoni arrugginiti, letti e divani coperti di lenzuola ormai grigie, la scarpiera rotta nel corridoio, la cabina doccia dissestata, i sanitari giallini. La mia libreria, chiusa da sportelli a vetro, conserva intatti e in fila i miei libri, i miei album di foto.

Più tardi riunione di condominio: aggiornamenti progetto di ricostruzione. Ho avuto il computo metrico per ristrutturare il mio appartamento che non ha grossi danni. Costerà circa 34.000 Euro, ma si tratta solo delle parti non comuni. La spesa grande sarà quella riguardante le parti comuni: tamponature esterne, vano scala, rinforzo di alcune strutture …. il palazzo verrà “denudato”.

Poi l’ingegnere (che abita nel mio stesso condominio) mi ha fatto vedere sul suo computer la simulazione della scossa del 6 aprile sul palazzo.
E ancora tremo, peggio di quella notte.
Il palazzo ha avuto una torsione in senso orario: la base, cioè i primi piani, sono rimasti quasi fermi, ma hanno dovuto reggere la megatorsione e il ritorno nella posizione iniziale (una trave al secondo piano, infatti, ha sofferto parecchio). Poi si è alzato, in caduta libera verso l’alto (accelerazione pazzesca) e d è ricaduto su se stesso.
Sette piani si sono torti, alzati dalla terra e ricaduti: BOOM!

Altroché manganelli.
Non abbiamo paura!

Giorgio Clelio Stracquadanio



Onorevole Giorgio Clelio Stracquadanio,
le scrivo in replica alle sue dichiarazioni di ieri 7 luglio 2010 alla Camera dei Deputati a proposito della mia città: L’Aquila.
La prima frase che vorrei contestarle è la seguente “…ci vorrebbe qualche parola di verità. La prima affermazione vera che vorrei fare è che il sindaco di una città governa, non incita alla rivolta e non porta la gente in piazza. Il sindaco Cialente è commissario straordinario per il centro storico dall'inizio di questa vicenda…”
Le parole di verità sono le seguenti:
1. la manifestazione di ieri è stata organizzata dall’Assemblea dei cittadini”. La stessa ha ricevuto numerose adesioni, tra cui il Comune dell’Aquila e gli altri Comuni del cratere. Il Sindaco, quindi, non ha aizzato nessuno.
2. Il sindaco Cialente non è Commissario straordinario per il centro storico, le sarà sicuramente sfuggito che tale carica è del Presidente della Regione Gianni Chiodi.
Mi pregio inoltre di informarla che quelli che lei chiama “qualche problema di urbanizzazione” riferendosi alle 19 New Town, non possono essere catalogati come questioni da relegare a scelte sbagliate riguardanti la etero-localizzazione. Non mi pare corretto che si parli di qualche problema quando questo riguarda, per esempio, la rete fognaria. Tirare su delle case implica che ci sia almeno il minimo di urbanizzazione. Inoltre quando si costruisce ex-novo un insediamento urbano sia che esso sia piccolo e a maggior ragione se lo stesso è grande (la famosa L’Aquila 2), bisognerebbe tener conto non solo dei vincoli paesaggistici, ma anche e soprattutto di quanto lo stesso territorio sia in grado di “sopportare” il numero di persone che incideranno su tale area. Si parla quindi non di qualche problema, ma dei requisiti minimi che i nuovi quartieri debbono avere.
Arriviamo poi alle sue considerazioni sull’Università:  lei dice “….portando qui alla fine 5.000 manifestanti di una città che conta 60 mila abitanti e 120 mila residenti - considerando il numero degli studenti che risiedono li -….”. Mi pregio di informarla che durante gli ultimi 15 mesi le è sfuggito un dato allarmante e cioè che gli studenti Universitari (i fuori sede) non risiedono più a L’Aquila. Per il “tanto sbandierato” (da lei) rilancio dell’Università, il piano del Governo applicato a L’Aquila nell’emergenza dalla Protezione Civile, non ha previsto nulla, neanche di emergenziale, riguardo la residenzialità studentesca. Gli studenti universitari quest’anno e, chissà, anche il prossimo, hanno viaggiato, spesso anche molte ore al giorno.
Con la presente le chiedo di farmi conoscere quali siano state le azioni che lei cita a sostegno dell’Università per farne una nuova Harvard. E’ mio dovere ringraziare il Ministro Gelmini che ha provveduto immediatamente allo stanziamento di fondi atti a ripartire con l’attività didattica e ad aver permesso agli studenti di iscriversi senza pagare la tassa annua. Ma da qui ad Harvard ce ne vuole! Non mi sembra che ci siano stati investimenti sulla ricerca che, le faccio sapere, è già ad altissimo livello senza nessun intervento. Come a dire, eravamo internazionali e competitivi già da moltissimi anni, ma anche questo le è sfuggito. Fare una grande Università in una città terremotata è un’ottima idea, ma mi dovrebbe spiegare come pensa di “ingrandire l’Università” se qui non si riesce neanche a stabilizzare i precari, ad avere fondi per la ricerca che siano quanto meno comparabili a quelli delle citate Università straniere, ad avere alloggi per gli studenti, i servizi minimi per gli stessi. O forse per lei bastava un assetto stradale?
Mi domando se lei conosce L’Aquila e gli aquilani, ma da quanto emerge dal suo intervento credo proprio di no: eravamo una città come tante, pregi e difetti, e noi cittadini siamo come tanti, pregi e difetti, non certo quello di sperare di rifare la città a carriolate. Ma evidentemente le è sfuggito anche il senso di quelle manifestazioni.
Mi fermo qui, Onorevole, non senza ricordarle di stilare un elenco di città italiane già morte in maniera che ciascuna di loro sappia che, in caso di calamità naturale non ci sarà solamente il dolore della perdita ma anche, contemporaneamente, quello dell’estrema unzione.

Distinti saluti

mercoledì 7 luglio 2010

In breve



In breve: sono stremata e sconvolta.
Una premessa: il vero miracolo di questo terremoto sono gli aquilani.

Arriviamo a Piazza Venezia alle 10.00, dove ci avevano dato il permesso di arrivare per poi (secondo loro) essere trasferiti a Piazza Santissimi Apostoli. Quindi, sempre secondo loro, 5000 aquilani arrivano a Roma e si nascondono a Piazza Santissimi Apostoli!!!
Notiamo che tutto intorno è chiuso da decine di furgoni delle forze dell’ordine, schierate in assetto da guerra.
Ci avviciniamo all’imbocco di via del Corso, per raggiungere Palazzo Chigi. Il Corso è bloccato. Davanti a noi i gonfaloni dei Comuni.
Spingiamo, ma veniamo ricacciati. Alziamo tutti le mani per far vedere che siamo innocui, vogliamo solo passare. Nulla, ci respingono.
Intanto qualche migliaia di cittadini aquilani invade Piazza Venezia, bloccando completamente il traffico e, quindi, Roma. Tempo mezz’ora il varco del Corso viene aperto.
Procediamo verso Piazza Colonna.
Sorpresa!! Le forze dell’ordine hanno solo spostato il blocco, più in là sul Corso, bloccandoci come polli. Sempre schierati in assetto da guerra, noi sempre con le mani alzate.
Siamo vicinissimi a Piazza Colonna, ma imbottigliati sul Corso. Vediamo i gonfaloni dirigersi su una traversa sulla sinistra non sappiamo perché, ma ci sembra si sia aperto un varco per raggiungere Montecitorio. Alcuni si dirigono lì. Siamo completamente imbottigliati e a rischio incidenti. Gli altri spingono sul Corso e prendono manganellate.
Io non capisco più niente.
Poi Di Pietro interviene e il varco di via del Corso si apre.
Parla Bersani, tante bellissime parole.
Torniamo indietro per raggiungere Palazzo Madama. Arriviamo di nuovo a Piazza Venezia e deviamo per Palazzo Grazioli. Polizia ovunque, sbarramenti ovunque. Scudi, caschi, facce imperturbabili. E noi sempre con le mani alzate al grido L’Aquila, L’Aquila.
Non si passa, neanche lì. Momenti di tensione..
Affranti prendiamo via delle Botteghe Oscure e arriviamo a Piazza Navona. Anche Palazzo Madama è inespugnabile.
Lì, su una panchina, con i miei amici di sempre, guardo il mare nero verde che chiede il diritto di esistere. E qualcosa mi si spezza dentro.
Non so se piangere, andare via, o rimanere incollata su quella panchina.
Ma sento i miei concittadini gridare la loro rabbia, sento le parole che mi rimbombano dentro, come pugni.

La mia città muore nell’indifferenza degli italiani inconsapevoli e con i contentini di Letta.
Pensate, avremo dieci anni per restituire le tasse!

E non abbiamo idea di cosa sarà la città, di che cosa vivremo, quanti saremo…. chi saremo.


P.S. Caro ministro Maroni, non c’era nessun infiltrato, io ero lì davanti e c’erano solo i miei amici.

martedì 6 luglio 2010

Istruzioni per i giornalisti

Istruzioni per i giornalisti, specialmente quelli di Rai-1
gli aquilani domani saranno a Roma sin dalle ore 10.00. Questo il percorso: ore 10.00 Piazza Venezia. Poi ci spostiamo a Montecitorio per tutta la mattinata. Nel pomeriggio saremo a Palazzo Madama.
Breve promemoria:
Piazza Venezia è una celebre piazza di Roma. È situata ai piedi del Campidoglio, dove si incrociano alcune fra le più importanti strade del centro della capitale: via dei Fori Imperiali, via del Corso, via del Plebiscito.

Palazzo Montecitorio è un edificio di Roma in cui ha sede la Camera dei deputati della Repubblica Italiana. Si trova attiguo a piazza Colonna, che sorge sulla centralissima Via del Corso, vicino a Montecitorio, appunto, e al Pantheon, non distante da Piazza Venezia.

Palazzo Madama è un edificio di Roma, situato in Corso Rinascimento, a pochi metri da Piazza Navona. Attualmente è sede del Senato della Repubblica Italiana.

Come riconoscerci: saremo in tanti, e porteremo bandiere nero-verdi (sono i colori della nostra città, non si tratta di una squadra di calcio).
Avremo vari striscioni e cartelli. In molti porteranno anche un caschetto colorato (in genere giallo o rosso - che non ha nulla a che vedere con la Roma-Calcio). Davanti al corteo ci sarà il gonfalone del nostro comune e a seguire quelli dei Comuni del cratere (che non ha nulla a che vedere col Vesuvio).
Fenotipicamente siamo come gli altri italiani. Forse qualcuno porterà dei segni nero-verdi sul viso e sulle braccia. Si tratta di un’antica tradizione: quando ci incazziamo ci dipingiamo. Siamo fatti così.

Siamo forti, sempre più forti e gentili, sempre meno gentili.
A domà

lunedì 5 luglio 2010

13 aprile 2009

Pubblico questa nota che scrissi il 13 aprile 2009. Mi sembra significativo come già allora ce l'avevamo con l'informazione.

"Il terremoto è paura. Per sé e i familiari che urlano, forse non so non ricordo, poi la scossa si affievolisce e via, tutti via, presto, scarpe, cappotto, chiavi e … borsa con telefonino e sigarette. Si scende per le scale al buio, tutto il palazzo, insieme ai calcinacci. Paura per chi ti sta vicino, poi in strada per chi ti sta lontano. Paura perché i telefoni non funzionano. Paura, qualcuno ci raggiunge e ci dice che è vivo, la casa? non sa. Paura, in macchina di chi ti raggiunge, paura negli occhi dei parenti che raggiungi. Paura, gli allarmi, la luce le prime notizie alla radio. Paura, tutti uniti ma ancora non consapevoli della tragedia. Paura, quando si rientra da incoscienti in casa a prendere almeno un cambio e le chiavi della macchina. Paura, quando increduli arriviamo in centro, persone che si aggirano sole, con gli occhi vuoti. Non ne ricordo il nome, ma il terrore. Ricordo la paura al Parco del Sole, sdraiati sul prato con gli elicotteri su di noi, gli aerei le sirene e l’interminabile viaggio da sfollati a Roma. La notte insonne con la paura che ogni piccolo movimento fosse di nuovo lui, che ti insegue. Paura, il giorno dopo alla tendopoli, di tutti, compreso chi ti aiuta.
Poi comincia una reazione e cominci a darti da fare, almeno nel parlare con la gente. Cominci a telefonare agli amici per far portare al campo di piazza D’Armi le mutande, le salviettine igieniche, gli assorbenti da donna, il cibo per celiaci. Cominci e non ti puoi più fermare. Vedi gli amici tutti accampati anche al di sotto delle proprie case. Cominci a pensare al dopo, paura, sconforto.
E ti accorgi che nella tendopoli ci sono tante telecamere, fotografi, vai all’ingresso e scopri che ci sono ben due gazebo pieni di telecamere e troupe televisive. Provo imbarazzo o meglio schifo. Un grande set cinematografico sulla paura. Con tanto di dati auditel. Scopro la dignità degli abruzzesi che scansano le telecamere e i fotografi, ma da lontano con i loro zoom ci riprendono e raccontano il loro terremoto. Non è cronaca è spettacolo. Vergogna!. Grandi registi portano disagio e non aiutano. Perché non si è visto, ripreso e intervistato chi sta già pensando di ricostruire di non andarsene di progettare? Perché nell’Università, che già da giovedì aveva approntato un rettorato d’emergenza, vengono giornalisti a chiedere se è vero che ci sono asserragliati ricercatori per proteggere i topi e non ci chiedono cosa stiamo facendo lì?
L’Ospedale non è raso al suolo come dicono, non è vero che ci sono 60000 case lesionate invece che le previste 35000. Chi le ha previste? Come mai siamo 25800 famiglie e le case inagibili sono 60000. Perché dipingete questo? Perché non dite che la scossa sussultoria di 20 secondi più le altre sussultorio/oscillatorie di altri lunghi 18 secondi, sono state devastanti e superficiali tanto che in qualsiasi altra città sarebbe successo tutto ciò. I morti sono tanti, perché la parte medievale è crollata dappertutto, compresi i paesini. I palazzi crollati ci sono stati, sì è pazzesco, ma venite a riprendere e contare quanti stanno in piedi. Perché non dite che antisismico vuol dire che non crolla, non che sarà abitabile? Perché non dite che non c’è una regolamentazione antisismica che preveda, come in Giappone, che anche i tramezzi siano antisismici, che l’arredamento sia ancorato? Avete visto i primi piani dei palazzi? sono tutti lesionati, alcune tamponature esplose, proprio per la scossa sussultoria che ha creato uno schiacciamento dei primi piani, dappertutto. Con crollo di tramezzi, pezzi di arredamento eccetera altrettanto pericolosi che il crollo della struttura. Non fa differenza come muori, se sei nella regola o no. Sei morto.
Non pensavo di amare così tanto la mia città nella quale non sono nata, ma vissuta sin dall’età di diciotto anni. La amo, la desidero, la rivoglio. Voglio il mio bar, i miei negozi, le mie passeggiate, voglio rincontrare per strada gli amici e i miei studenti. Voglio sentire quella maledetta tortora mattutina che non mi dà pace. E che dire della birreria, il cinema il teatro!! Le aziende, le scuole l’università. Voglio la mia bella casa, magari non al quinto piano, ma la rivoglio così. Rivoglio anche i pettegolezzi. Voglio trasmettere a tutti i giovani il desiderio di ricostruire e non arrendersi. Siamo stati bocciati ad un esame, ma sono stati di nuovo istituiti gli esami di riparazione. Cominciano da oggi i corsi integrativi. Fatevi sentire, sono gratuiti.
E voi giornalisti sciacalli dateci una mano, raccontate come siamo forti, come stiamo organizzando la nostra ricostruzione. Come i lavoratori delle aziende sono pronti a entrare e mettere a posto ciò che è possibile, come i negozi stanno riaprendo, come stiamo tornando con qualsiasi mezzo. Come ci stiamo facendo coraggio. Come vogliamo essere protagonisti nella ricostruzione e nella sistemazione d’emergenza. Quando sarà il momento venite da noi, comprate da noi. Non costringiamo i commercianti a chiudere bottega. Sono sicura che una volta messo in sicurezza il centro storico anche un locale sotto una tenda che offra birra, stuzzichini abruzzesi e buona musica avrà successo. Noi Aquilani potremmo tutte le sere girare per il centro ed esorcizzare l’esperienza.
Dateci una mano, cari giornalisti, a puntare sulla ricostruzione di tutto, anche della cultura aquilana. Fate vedere che vi interessate a chi a L’Aquila vuole bene. Dateci voce.
Vedere in TV quello che abbiamo visto, sentire le polemiche su Santoro, ci fa solo sentire soli, abbandonati al nostro destino. Senza speranze, senza futuro. Il futuro è in chi davvero vuole L’Aquila. Ed io la voglio.