Prorettore in camper

Il Sole-24 Ore sezione: 5 luglio 2009, pag: 15 autore:MARIANO MAUGERI
Giusi Pitari, prorettore dell'università dell'Aquila, nelle tendopoli proprio non ci voleva andare. Dopo una fuga a Roma durata una settimana, lei e il figlio Riccardo,21 anni, hanno deciso di rientrare all'Aquila in camper. Sedicimila euro in contanti e con Riccardo alla guida si sono inerpicati su per i tornanti che da Popoli conducono al capoluogo abruzzese. «Un'esperienza quasi più drammatica del terremoto »,scherza il prorettore,ordinario di Chimica biologica al corso di laurea in Biotecnologia. I campi dove si sono raccolti i camper, le tendopoli su quattro ruote, erano già tutti occupati. Giusi e Riccardo, insieme a quattro camperisti amici, si sono piazzati sul ciglio della strada antistante la casa del fratello di Giusi, riparato sulla costa abruzzese. Una prolunga per l'energia elettrica e docce gelate all'alba perché molte case ritenute agibili non dispongono ancora del gas. I quattrocamperisti e i loro familiari sono diventati una comunità: sotto due gazebo le cucine elettriche, due tavoli e un paio di panche per ricominciare a vivere. Racconta il prorettore: «Il problema è la notte, nel camper si gela. L'Aquila è una città freddissima, ma teniamo duro in attesa del primo tepore primaverile ». Ogni mattina Giusi si presenta nella sede provvisoria dell'ateneo a Coppito come se abitasse ancora nell'appartamento nel cuore della città. Tra i suoi studenti a Biotecnologie c'era Nicola Bianchi,«un ragazzo un po' timido, educatissimo, con un sorriso indimenticabile ».Al primo anno c'erano 400 iscritti, ma Nicola se lo ricordano tutti. Il padre ha chiesto alla professoressa i compiti dello scritto di chimica sostenuto da figlio. Una grafia minuta e rigorosa, una sfilza di lettere e diconcetti di una prova d'esame sono le uniche tracce dell'esistenza di questo ragazzo. La Pitari ha la delega per l'orientamento e nei suoi giri nelle scuole superiori del Lazio, del Molise e della Puglia ha convinto decine di giovani a scegliere l'ateneo abruzzese. Ventisettemila studenti, di cui la metà fuorisede «trattati come invasori », dice la prof. Gli abitanti dell'Aquila hanno firmato esposti su esposti contro la movida del giovedì sera, la serata degli universitari, un'interminabile spola tra un pub e l'altro, l'unico passatempo concesso ai giovani. Inesistenti le iniziative pensate per intrattenere i ragazzi dell'università, la prima fonte di reddito degli aquilani. Riccardo, il figlio di Giusi, studia nella sua nuova casa mobile. è iscritto al secondo anno di ingegneria. Il silenzio è uno dei pochi vantaggi di chi ha scelto di non sostare nei campi. Altri quattro docenti hanno firmato un assegno per diventare proprietari di un camper.Una comunità solidale che grazie a Facebook e alla tecnologia wireless comunica costantemente sulle iniziative da intraprendere per vigilare sulla ricostruzione. Di comitati spontanei di cittadini ne nascono un paio al giorno. La rete facilita i contatti, le riflessioni, il passaggio di notizie. In questi giorni si sta costituendo un comitato dei comitati che faccia la sintesi di tutte le proposte. Il tema dominate è quello dei risarcimenti: «Se gli umbri hanno avuto il 100% dei rimborsi per le case danneggiate, perché per gli abruzzesi si è scelta una strada diversa?».E poi la questione delle questioni, sulla quale il prorettore non ha dubbi: «Io a casa mia, malgrado sia stata dichiarata agibile, non ci torno. Se è vero che l'Aquila è una zona in cui possono verificarsi eventi sismici fino al settimo grado della scala Richter, qualcuno deve assumersi la responsabilità di dirmi che il mio appartamento al 5 piano può sopportare una scossa della stessa intensità