venerdì 29 aprile 2011

La vita


Anno 1909


Quando si parla di morti mi viene sempre un groppo allo stomaco.  Giorni fa, guardavo alcune foto antiche della mia città e osservavo la gente, quella di un secolo fa. Qualcuno mi ha fatto notare che nessuno di loro è in vita e mi si è bloccato il respiro.
Sarà per questo che mi fa schifo sentire che si parli di morte con assoluta noncuranza. Quasi che, per alcuni versi, i morti siano solo un effetto collaterale.
Ieri ad Annozero, un professore universitario, ha contato i morti del Giappone e di Cernobyl. In Giappone, diceva fiero, fino ad ora non ci sono stati morti né feriti a causa del nucleare: zero, ha detto zero. Poi ha contato i morti Cernobyl, ad uno ad uno, e ne sono risultati dapprima zero,  in seguito, correggendosi, il professore ha enumerato i “veri morti”: 3 immediatamente dopo l’esplosione, di cui uno di infarto, poi altri 28 (dei 134 soccorritori-liquidatori), e ad oggi altri 19 (sempre tra i liquidatori); se si fa la somma i morti “veri” sono 50. E poi incalza con altri numeri che riguardano l’aumento delle patologie da radiazioni e esulta nel dire che non ci sono stati aumenti di leucemie e tumori solidi. Cita anche la fonte, che poi è questa: UNSCEAR
I morti “veri”: bah!
A parte le inesattezze, ho trovato disgustoso che si sia parlato in quel modo di persone morte o colpite da radiazioni, come se fossero un grafico al quale riferirsi per dire che, in fondo, non è successo nulla di grave. Come se un certo numero di morti fosse, sempre, un prezzo obbligato da pagare, persino nella  realizzazione di grandi opere, come i morti sul lavoro.
E poi c’è anche un onorevole, ad Annozero, che snocciola morti: secondo il rapporto OCSE  a causa delle polveri sottili muoiono 960.000 persone l’anno, nel mondo.
A parte che non ho capito come ci possa essere un rapporto così sbilanciato tra pericolosità del particolato atmosferico e delle radiazioni nucleari, trovo sgradevolissimo dire che dobbiamo scegliere il male minore. Quando tutti sanno bene che le persone hanno un cervello, naturalmente finché sono in vita e, quindi, hanno capito benissimo che questo modello di sviluppo (quello occidentale) è un fallimento, da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Perché questo modello non mette al centro la vita (nostra e del pianeta), ma il numero minore di morti, calcolati non si sa come. E siccome i morti non possono parlare ai microfoni, ma parlano al nostro cuore, vorrei sapere se 309 vittime del sisma della mia città, sono un effetto collaterale, oppure sono la dimostrazione del fallimento di tutte le politiche di prevenzione, di tutte le catastrofi, compreso il nucleare. E se i morti libici, egiziani, siriani eccetera sono un prezzo che il pianeta deve pagare per forza, oppure sono ammazzati dall’ingordigia e dalla fame di denaro e profitti.
E i morti di fame? Contiamo quelli, allora. Uno dei rapporti FAO parla di cinque milioni di bambini  al di sotto dei cinque anni che muoiono di fame nel mondo, ogni anno.  
E non riesco neanche a commentarlo.

La vita deve essere al centro dei nostri interessi: quella migliore che possiamo vivere, assieme.

giovedì 28 aprile 2011

Il progresso




Oggi ho comperato “Il Centro” perché leggevo un bel titolone fuori dalle edicole:  “CICCHETTI ASSISTENZA DA RIVEDERE” ed avevo sperato che finalmente tornasse su suoi passi. Ricorderete, infatti, della sua ordinanza “capestro” per la quale già ho avuto modo di scalpitare.
In realtà, l’articolo non dice nulla se non che “Dopo due anni va rivisto qualcosa” e poi giù con parole senza senso: “La questione prezziario può dirsi risolta, se viene fuori qualcosa in itinere si vedrà, è impossibile prevedere tutto prima, il 99% è stato fatto, posso dire alla gente che il periodo più brutto è passato, in questi due anni non si è perso tempo, il confronto vivace può tirare fuori qualcosa di buono, L’Aquila si può fare meglio di prima, ricostruire una città è qualcosa di complicato …. “
E l’assistenza alla popolazione? Quella per cui ha la delega? I nostri problemi, quelli veri di vita quotidiana? Perché non è che tutti possono incatenarsi o ricorrere al TAR per vedere valere i propri diritti!!!
Poi nella cronaca locale un piccolo trafiletto: TRUFFA MADOFF DEI PARIOLI, INDAGATI FUNZIONARI CARISPAQ.  Pare che non potessero sapere cosa si nascondesse dietro tutti quei passaggi di denaro! Insomma 300 milioni di Euro che passano inosservati: che storia è questa? Eppure nessun giornale sviscera la questione in maniera esauriente.
Molto più grande il titolo che riguarda il PD locale: insomma si è alzato un polverone per la nomina di un nuovo assessore che si occuperà anche dell’assistenza alla popolazione. E’ un esponente di Rifondazione Comunista. Il PD locale si lamenta della mancanza di trasparenza del Sindaco nell’effettuare la nomina ed io scopro che, quindi, non è vero che il Sindaco nomina gli assessori, ma prima li deve indicare al partito (o viceversa) e poi eventualmente nominare. Così scopro pure che potrebbe essere interpellato Bersani e mi sento male, così come quando, per l’elezione del Rettore dell’Aquila, si riuniscono persone di Roma.  Comunque sono molto felice della nuova nomina.
E poi il battibecco sull’architetto Fontana, che presiede la struttura tecnica di missione e altre amenità.
Sembra proprio che i problemi della gente e della città non possano riempire le pagine dei giornali, a meno che non si facciano azioni eclatanti!  Per esempio è passato ormai un anno dalla promessa delle rimozione macerie, e sono ancora lì.  Risale a novembre 2010 la conferenza stampa con la quale si annunciavano oltre 118 milioni di euro per la ricostruzione tra cui: interventi pubblici ricompresi nel Programma sperimentale di fattibilità e breve termine;  interventi negli edifici pubblici di proprietà del Comune dell’Aquila; interventi su reti idriche e fognarie da parte della società di gestione Gran Sasso Acque; interventi sul patrimonio culturale; interventi alla chiesa delle "Anime Sante";  conferenza nella quale il Commissario ebbe  parole di apprezzamento per il contributo tecnico fornito dalla Curia, che aveva realizzato un accurato studio, supportato da tecnologie all’avanguardia, sullo stato della città in superficie, ma anche a livello di sottoservizi. Cosa è successo da allora? Mi sembra solo di aver capito che, accantonata l’idea di fare “cunicoli intelligenti”, ora si pensa a ripristinare ciò che c’era, questo a proposito di una città migliore di quella di prima! E ci sarebbe molto altro: il commercio, il lavoro, la cassa integrazione …. Insomma tutto.
Per fortuna c’è Internet e proprio ora apprendo che la Provincia di Pescara  non ha fatto propria la nostra legge sulla Ricostruzione, quella che abbiamo scritto noi e per la quale si sono raccolte firme in tutta Italia: evidentemente ci tiene molto a fare bella figura con “il capo” e pensa sia giusto rischiare di essere fuori dalle benevolenze che garantiscono di potersi ripresentare sempre, sempre uguali, sempre stretti a doppio filo sul nulla.
E così mentre ci si prepara al matrimonio di William e Kate, anacronisticamente medioevale in questo secolo,  e sento al Tg3 che per le macerie abbiamo bisogno di un trituratore, penso che la tecnologia è progredita troppo rispetto alla ristrettezza di vedute di molti governanti.
Il progresso permette facilmente di essere trasparenti e di dare informazioni, facilita la partecipazione, risolve problemi pesanti (macerie) con l’uso di tecnologie all’avanguardia, ci dà una mano nello smaltimento e differenziazione dei rifiuti, ci fa ricavare energia dai rifiuti organici, ci fa costruire case sicure e autosufficienti, ci fa parlare, confrontarci, ci connette con il mondo.
Ma il mondo continua a fare guerre, a chiudere gli occhi, ad ammaestrarci con informazioni parziali, a rattoppare case e città, a consumare in maniera caotica.
Forse tutto questo progresso non è per noi.

martedì 26 aprile 2011

Attenti! E' il vostro turno.




Ecco, è successo: il nucleare ha mostrato la sua pericolosa vulnerabilità, mieterà vittime vicine e lontane, continuerà ad accatastare rifiuti tossici e a blindare migliaia di tonnellate di acque radioattive. La gente è preoccupata, e non solo. Le persone sono informate: sanno degli sprechi di energia, di come si potrebbe risparmiare, conoscono  bene la stretta connessione tra  rifiuti ed energia, sanno cosa si intende per  fonti rinnovabili, credono nella ricerca. E sono queste persone che fanno paura. Invece che le radiazioni emesse da alcuni elementi,  per i quali occorreranno migliaia di anni prima che decadano.
Il Presidente del Consiglio ha paura dell’opinione della gente, non dell’onda emotiva in sé:  del fatto che l’informazione sta girando ovunque, inesorabile, intrattenibile. E’ la consapevolezza che spaventa il potere. Perché è meglio averci ciechi e sordi, pronti a votare su false promesse una lista scritta da loro, piuttosto che informati, esigenti, critici e propositivi. Questo è lo straccio di democrazia che in qualche modo ci siamo meritati.
Il  potere ha paura dell’opinione dell’elettorato. Non se pensa che sei un puttaniere, quello può tornarti utile, nemmeno se sospetta che hai corrotto un giudice, tanto c’è la prescrizione, e nemmeno se sa che ti compri i parlamentari, perché è per il nostro bene. Ma se le persone hanno paura di morire, di veder morire i propri figli, il proprio mondo e, per questo, sono disponibili a fare un passo indietro, a crescere in modo meno distruttivo, questo no, non ti sta bene. E allora prendi tempo, e annulli la possibilità di espressione democratica.
A parte il paradosso dell’annullamento del referendum sul nucleare, questa  paura è una buona notizia. Dovrete tremare d’ora in poi. Perché vi guardiamo, vi ascoltiamo e non vi crediamo.
Ora cosa volete? Vederci ancora in piazza per poi fregarvene? Per strumentalizzarci? Per deriderci? Per dire che eravamo pochi? Per manganellarci?
 Attenti, mi sa che stavolta è il vostro turno.

giovedì 21 aprile 2011

Collemaggio: anno 38 D.T.




Nel pomeriggio vado a Collemaggio, uno dei miei posti preferiti in città. E’ un meraviglioso giardino e c’è una serra gigantesca, completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, trasparente e piena di piante rare, rigogliose che si possono anche comprare. Chissà a chi venne in mente di farla circa 30 anni fa!
In mezzo a tanto verde, fiori, alberi giganteschi, stradine c’è di tutto.
Prima tra tutti la musica: c’è il conservatorio, uno dei gioielli aquilani, con tanto di artigiani per restauro strumenti musicali. Sale di registrazione, di sperimentazione nuove musicalità, e poi l’auditorium, di Renzo Piano! Nonno mi dice che volevano costruirlo nel Parco del Castello, ma poi i cittadini, partecipando al progetto di città, votarono per questa nuova destinazione, senz’altro migliore visto come poi si è evoluta.
Sembra di entrare in un mondo diverso quando arrivi in quel pezzo di città: davanti la bellissima Basilica, sulla destra il Parco del Sole, un anfiteatro naturale, a destra i giardini e mille attività, soprattutto artigianali, di restauro, di tutto: mobili, strumenti musicali, dipinti, pietre monumentali. E’ una scuola, aperta a tutti, che parla di storia e di tradizioni che, per fortuna, non si perdono e sono anche fonte di reddito.  C’è una scuola di cinematografia con interessanti progetti di restauro di vecchi filmati.
Dell’antica L’Aquila è rimasto il dipartimento di riabilitazione e assistenza psichiatrica: Collemaggio era il manicomio, poi venne chiuso e i nostri “matti” cominciarono a seguire percorsi di riabilitazione. E’ così anche ora e vi si trovano mille attività nelle “casematte”.
Quello che mi piace di più è arrivarci a piedi in quel bel “giardino”, da Costa Masciarelli. Venne costruito un “ponte”  20 anni fa, che attraversa Via Strinella ed è trasparente: ci vengono da tutto il mondo per ammirarlo. Sembra che i pedoni volino tra gli alberi e di notte i giochi di luce lo rendono magico. Si arriva in mezzo al verde dove alcune costruzioni, finemente restaurate, ci ricordano gli anni addietro, altre, nuovissime ma delicate, si mescolano bene nell’insieme. 

Stasera nell’auditorium uno spettacolo bellissimo: Animammersa.


martedì 19 aprile 2011

L'alluminio




Il Conai  ha deliberato l’adeguamento del Contributo Ambientale sugli imballaggi in alluminio dagli attuali 25,82 euro/ton a 52,00 euro/ton a partire dal 1° maggio 2010. 
Una lattina di Coca Cola pesa 14 grammi in media. Siamo circa 25.000 famiglie a L'Aquila. Ipotizziamo che ciascuna consumi almeno  4 lattine a settimana. Cioè 224 nell’arco di un anno, più o meno 3 chili di alluminio. Che fanno circa 78,4 tonnellate in totale per le famiglie aquilane: 4 bei camion tutti pieni. Che smaltire in discarica ci costa 120 Euro a tonnellata: cioè 9408 Euro. Che invece se differenziamo, si risparmia e l’alluminio ci viene pagato, per un totale di quasi 4000 Euro. Cioè risparmio più guadagno= 13.000 Euro. E parliamo solo di un minimo di lattine!!!
Ci sono i coperchi dello dello yogurt,  i fogli, le vaschette, le scatolette di alluminio! Le pentole di alluminio, le macchinette del caffè ....
Per ottenere un chilo di alluminio riciclato sono necessarie 71 lattine usate.
• In un anno in Italia vengono consumate circa un miliardo e settecento milioni di lattine.
• Riciclare un chilogrammo di alluminio fa risparmiare l’estrazione di quattro chilogrammi di bauxite, e 13/17 kWh di elettricità.
Ce lo fate differenziare anche a L’Aquila??? Oppure vogliamo che le nostre discariche divengano miniere di alluminio, ferro eccetera, tra secoli e secoli, e chi verrà dopo si troverà a fare il minatore?

lunedì 18 aprile 2011

Back home

Stamattina, di fretta, sulla strada statale 17, i nomi dei paesi scorrevano ed, evidentemente, mi lasciavano qualcosa dentro. Tornando a L’Aquila, così, non ho potuto fare a meno di fermarmi a Civitaretenga e a Castelnuovo. Sapevo cosa mi aspettava: il silenzio, il vuoto. E così è stato. Ed ero sola, così non ho varcato quelle transenne. Ho montato le immagini, eccole



Poi il ritorno a casa. Attraverso la città cambiata, che ti appare brutta, disfatta, disordinata. Negozi in container, farmacie in container, MUSP, baracche di legno, case vuote, colori sgargianti, traffico. Un tuffo, infine, nel passato più lontano mi fa incontrare la giostra e la pubblicità del Circo, con tanto di animali rari: un elefantino che sembra Dumbo e la tigre Shere Khan.
Dove sono?
Eppure è la mia città: ferita, deturpata. Lontana.
E questo continua ad essere il mio posto: quello che mi manca.

domenica 17 aprile 2011

Le parole sono importanti: ecologico.

All’Aquila approda un nuovo supermercato CONAD  e sui giornali leggiamo il titolone: “L’Aquila: un supermercato «ecologico» infrange il silenzio commerciale di Pettino”.
Intendiamoci, sono felice dell’apertura in zona Pettino di un supermercato, quello che mi “sturba” è l’aggettivo ecologico: perché le parole sono importanti. 
La definizione “ecologico” viene data ad un’attività commerciale che mette a disposizione dei clienti un raccoglitore di bottiglie in PET e lattine per bibite e premia il cliente che conferisce questi rifiuti, con un buono acquisto di 3 centesimi per ciascun contenitore. Intendiamoci, trovo ammirevole l’iniziativa, anzi mi chiedo come mai l’ASM non si doti di tali raccoglitori ovunque, facendo convenzioni con i commercianti o addirittura prevedendo altre premialità: abbassamento della TARSU, acquisto di biglietti per il bus eccetera.
Sottolineo che, però, non basta un raccoglitore per definire un esercizio commerciale “ecologico”! Così come non bastano i pannelli solari per definire le C.A.S.E. ecosostenibili!
In particolare tutti i nostri supermercati (quindi compreso quest’ultimo) fanno un abuso di imballaggi: vaschette di plastica per confezionare ogni cosa, vaschette di polistirolo a iosa (e noi neanche lo differenziamo), nessuno ha attivato il servizio di prodotti alla spina (detersivi, per esempio), non vengono privilegiati prodotti a “chilometraggio corto”……
Inoltre vorrei proprio sapere che fine fanno gli “avanzi alimentari”!!
Mi informo e vi faccio sapere.

mercoledì 13 aprile 2011

Sei terremotato ....

Nel giugno 2009 avevo pubblicato questo elenco nel quale descrivevo la condizione del terremotato . La riprendo e in rosso indico ciò che non è più attuale, in verde il nuovo status a due anni dal sisma.

Sei terremotato quando ti rendi conto che gli altri non sono terremotati
Un terremotato è libero, ma non sa cosa fare
Un terremotato per entrare in casa deve essere accompagnato
Un terremotato fa un sacco di chilometri
Tocchi con mano di essere un terremotato quando quell’abitudine così radicata ora l’hai dimenticata
Sei terremotato quando tu e i tuoi amici siete sempre in TV
Sei terremotato quando usi le lavatrici comuni
Sei terremotato quando vai sempre sul sito dell’INGV
Un terremotato non ha mai la testa libera
Il terremotato è grato ai Vigili del Fuoco
Il terremotato non vive in casa e ogni luogo lo considera temporaneo
Sei terremotato se quando rientri in casa con i Vigili sei confuso e vorresti prendere tutto
Il terremotato a casa prende tutto, tranne quello che aveva messo nella lista delle priorità
Sei terremotato se non vedi l’ora che ti venga consegnato il camper
Un terremotato ha i brividi quando legge i giornali
I brividi del terremotato sono di incredulità
Un terremotato alla domanda “Come va?” risponde “Bene”
Il terremotato è l’unico che ha capito cosa è la relatività, del tempo e dello spazio
Sei terremotato quando il sabato è un giorno come gli altri
Sei terremotato quando abbracci tutti
Un terremotato sogna un piumino caldo
Sei terremotato se capisci l’importanza della ghiaia
Un terremotato comprende cosa sia la guerra
Che bello per un terremotato essere salutato da una persona che conosceva solo di vista!
L’apertura di un negozio per il terremotato è gioia
Un terremotato è famigliare con il rumore degli elicotteri
Un terremotato ha la libertà di estraniarsi da qualsiasi discussione

Un terremotato si sente solo
Se un terremotato urla i propri diritti è un ingrato
Ti accorgi che sei terremotato quando continui a chiederti perché la tua casa ricostruita non sarà sicura
Un terremotato, fuori dal cratere sismico, guarda le vetrine dei negozi
Se dopo il terremoto abiti in una struttura provvisoria messa a disposizione dal tuo governo, ti senti più provvisorio che mai, anche se la tua abitazione non ha nulla, purtroppo, di provvisorio
A due anni dal sisma, un terremotato lo riconosci subito perché appena apre bocca dice cose incomprensibili: MAP, MUSP, CAS…
Il terremotato socializza su piastra
Sei terremotato quando tutti parlano di case e nessuno ti dà lavoro
Sei terremotato quando leggendo i giornali, ti sembra che non ci sia nessuna situazione peggio della tua, ad eccezione dei paesi dimenticati
Quando dopo due anni vedi ancora le macerie, sei terremotato

Un terremotato dopo due anni, può essere che guarda solo il suo orticello


martedì 12 aprile 2011

L'Aquila, anno 38 D.T. : il mio quartiere.


Visualizza L'Aquila: Torrione, San Francesco, Colle Sapone in una mappa di dimensioni maggiori


Mio nonno abita nel quartiere San Francesco, nella casa di famiglia. Anche mio zio, 25 anni fa, comprò un appartamento attiguo. Da bambini vivevano in un palazzo di 7 piani che subì gravi danni col terremoto del 2009. Il quartiere, in generale, non subì danni gravissimi, come il vicino Torrione, dove oggi abito.
Mio nonno aspettò molti anni prima di poter rientrare in casa, tanto che, infine, la loro mamma si trovò da sola in casa: i figli si erano fatti grandi. Però l’ebbero vinta gli aquilani: le case danneggiate gravemente vennero abbattute lasciando il posto a costruzioni sicure, leggere, ecocompatibili. L’appartamento nuovo è più piccolo di quello allora danneggiato, ma si accolse la sicurezza senza batter ciglio.
Questa parte dell’Aquila cambiò volto e divenne un quartiere “scolastico”: non l’unico, ma quello cui sono affezionata, perché si tratta delle mie scuole. Venne costruito un vero e proprio campus scolastico, proprio perché, anche all’epoca, molte scuole si trovavano vicine al quartiere. Il campus scolastico trovò realizzazione, inizialmente, con la riconversione del la vecchia grande Caserma Rossi, in seguito si espanse fino a congiungersi col vecchio plesso scolastico di Colle Sapone.
Vi sorgono tutti i tipi di scuole, di vario grado, tutte immerse nel verde e piene di servizi: biblioteche, laboratori, scuola di teatro, piccole sale per cinema, bar, mense, palestre, campi sportivi, piscina, piccolo museo del terremoto, sale per disegno e pittura, parcheggio per superbike “solari”, foresteria per studenti stranieri che usufruiscono dei numerosi scambi con tutte le nazioni, aule multimediali per imparare le lingue con l’aiuto di ragazzi e docenti stranieri che si alternano. Solo la sala musicale è leggermente distante e si trova nel Castello Cinquecentesco, raggiungibile a piedi attraverso una pedonabile panoramica. Ah! dimenticavo anche la montagna la studiamo lontano da qui, toccandola: abbiamo la possibilità di studiare sul Gran Sasso o sul Sirente, ovunque: si pernotta , si scia d’inverno e con la bella stagione si fanno escursioni.
Nonno dice che sono fortunata e lo sono davvero. Ad aver avuto nonni e bisnonni che c’hanno creduto. A L’Aquila.

domenica 3 aprile 2011

L'Aquila, anno II D.T.


L’Aquila, anno II D.T. (dopo terremoto).

Due anni. Abbiamo smesso di contare i giorni, le settimane, i mesi ed ora siamo agli anni. Inizia il terzo.
Il 6 aprile sarà triste, sarà sommesso, sarà doloroso. 309 vittime.
A raccontare l’anno appena trascorso si fa presto, basta leggere uno degli ultimi report della Struttura per la Gestione dell’ Emergenza: quasi 38000 persone non abitano la propria casa. Oppure si può venire a L’Aquila o in qualsiasi altro centro del cratere sismico, di notte: lì dove c’era la vita, è ancora tutto buio.
Chi l’avrebbe mai detto! Due anni! Son pochi o tanti?
Sono giusti, in realtà, per sapere qualcosa del nostro destino, un cronoprogramma, un’idea di città,... Certezze o, almeno, speranze.
Vaghiamo, invece, e resistiamo, incapaci ad andar via.
Descrivere come stiamo è difficile, perché viviamo in una cornice tutta nostra, che esportare è solo illusorio. Insomma, siamo un insieme di persone del tutto peculiare, al punto che sarebbe interessante farne uno studio sociologico.
Questo insieme di persone convive con transenne e militari, da due anni. Al punto che non ci si fa più caso. Una città diroccata, la nostra città;  zona rossa, invalicabile, tanto che ai varchi ci sono i militari. Da due anni. A guardia del nulla. E le zone permesse vengono chiuse. All’una di notte,  per riaprire l’indomani. 
All’interno di questo insieme ci sono svariati sottoinsiemi, ciascuno sottoposto a vessazioni irraccontabili. Gli abitanti dei progetti C.A.S.E. , per esempio (tralasciando il fatto che ancora non sono noti i criteri con i quali si è avuto accesso alle nuove abitazioni),  non sono liberi di assentarsi (insieme o anche singolarmente) dall’alloggio per più di tre mesi, pena la revoca dell’alloggio. E se la famiglia cambia, anche per un lutto improvviso, immediatamente si viene trasferiti. La libera interpretazione delle ordinanze commissariali ha fatto sì  che un altro sottoinsieme si è visto revocare il piccolo contributo mensile di autonoma sistemazione perché si è osato cambiare residenza, all’interno del cratere sismico, badate bene! O c’è chi, dopo aver abitato in una piccola parte della propria casa inagibile (classificazione E) con l’ottenimento della parziale agibilità, ora, dovendo sgomberare l’appartamento per poter finalmente iniziare i lavori di ripristino, non sa dove andare. E che dire degli eredi di case inagibili? Avranno il contributo per la ristrutturazione solo se il proprio caro è venuto a mancare entro una certa data, altrimenti nulla. E l’assurdo accanimento nei confronti di chi sta ancora in albergo fuori città? E vogliamo anche metterci chi ha casa agibile all’interno delle zone rosse?  O gli orfani del terremoto, senza più famiglia, figli senza più niente per ripartire.
Ma i decisori che siedono ai tavoli per la ricostruzione sono tutti commissari o simil-commissari, nessuno è aquilano, tutti ignari delle difficoltà delle persone e sottolineo persone. Questa, però, è la prima fila dei tavoli della ricostruzione! In seconda fila i sindaci, uditori (o quasi), in terza fila i cittadini a gridare “basta commissari!”,   tra i cittadini e i sindaci e tra i decisori e i sindaci le lobbies, suggeritrici, sul loggione la città morente che non ha neanche il fiato per parlare, da lontano si ode solo il fischio del vento che spazza i vicoli e entra nei portoni.
E poi c’è la nostra vita, quella di tutti: cambiata, rovesciata, rimescolata. Vaghiamo, sempre, in cerca di ricucire pezzi perduti: la quotidianità di una passeggiata, di una vetrina, di uno scambio di battute, di un cinema o di un teatro, di un concerto, degli incontri casuali, dei bar alla sera e anche di notte. E, ancora, ci sono le nostre case, alcune riabitate, altre in attesa di noi. Quelle che sono rimaste su e, quindi,  sono accessibili, hanno tutte lo stesso odore, la stessa polvere. Ci trovi segni di quella notte, persino i letti disfatti: non una sciatteria, ma un desiderio di poter ricominciare daccapo, con la voglia di riaddormentarsi, in quel letto, alle 3e32 di un giorno qualsiasi. E quelle diroccate in centro, dove ancora puoi sbirciare la vita. E quelle riparate di colori sgargianti. Oppure le nuove, provvisorie, piene di oggetti sui balconi.
Siamo ancora all’Inferno: in alto il buco nero, la nostra città. A guardia tre fiere: una lince, un leone, una lupa. Brama,  superbia e avidità.
Riaprire la città dicevamo e diciamo. Riaprirla vuol dire capire non solo il danno, ma anche cosa si è fatto durante questi mesi nei quali le transenne, seppur spesso abbattute, hanno continuato a dividerci dalla città, dai suoi problemi e anche tra di noi.  Riaprirla vuol dire lavorare, verificando la sicurezza,  smaltendo infine le macerie. E sì, perché a due anni dal sisma e ad un anno dalla rivolta delle carriole che differenziavano coppi, pietre monumentali, ferro ecc., le macerie sono ancora a terra a testimoniare tutte assieme le tre belve di cui sopra.
Entriamo così nel terzo anno dopo terremoto con una sola buona notizia: siamo ancora qui.
Cittadini senza città.

venerdì 1 aprile 2011

Una città difficile da vivere

Il mio amico e collega Massimo Prosperococco racconta ......

....non e ' facile da raccontare, ma ci provo la getto così,  come mi viene

Oggi pomeriggio 1 aprile 2011 alle ore 15,30,   a due anni dal terremoto,  mi ero organizzato con Piergiorgio per andare in centro a Piazza Duomo per verificare dove piazzare un gazebo che servira' domenica per la raccolta fondi UILDM (Unione Italiana Lotta Distrofie Muscolari). Arrivato come solito al posto di blocco dell'esercito con la mia auto sono stato fermato, come solito, per la verifica del permesso dei documenti e tutta la solita storia, ......ma non era la solita storia.
Mi dicono che bisogna verificare il permesso e i documenti, attendo, 5 minuti, 10 minuti 15, minuti, 20 minuti comincio ad innervosirmi nel frattempo passa Dino e si ferma a fare due chiacchiere con noi. Torna il militare e chiede a Piergiorgio i documenti. Con fermezza, ma con educazione gli chiedo se e' normale tutto questo, gli dico che e' una vergogna quello che sta succedendo, gli dico che questa e la mia citta' ed io ho il diritto di andare in Piazza Duomo, come tutte le altre persone; è un abuso di potere quello che stanno facendo!  Loro non mi guardano nemmeno in faccia, non parlano non dicono nulla, si prendono i miei documenti, si allontanano, mi dicono da lontano  di attendere, passano altri 5, 10, 15, 20, 30;  è un' ora che siamo fermi fuori dalla Standa dentro di me ho voglia di mettere in moto ed andare in Piazza Duomo, nella mia piazza, la piazza degli aquilani, mi controllo.
Arriva una volante posteggia dietro; scendono due poliziotti e mi chiedono documenti. Rispondo un po' sgarbatamente, ma sinceramente ne avevo i motivi, che i documenti li tengono i militari; allora mi chiedono il libretto e i documenti di Piergiorgio, li prendono e vanno in auto per controllare nei loro server se  fossimo dei  criminali.  Passano altri 20 minuti.........un altro poliziotto mi riconsegna gentilmente i documenti e mi dice che posso andare dove voglio.......però mi dice che noi stavamo riprendendo con una telecamera il posto di blocco! Si e' vero Piergiorgio aveva una telecamera in mano perche' volevamo anche fare un video/documento a due anni dal terremoto. Ma la motivazione è incredibile "un regolamento interno dell'esercito impedisce di fare riprese a posti di blocco militari" capite un regolamento interno dell'esercito! non la legge dello stato Italiano! Cos'è L'Aquila una zona di guerra? Esistono anche regole d'ingaggio per disabili terremotati?
Sono arrabbiato, non è giusto che i militari, gli amati alpini, che di mestiere non fanno l'ordine pubblico, debbano stare nei punti di accesso del centro, fuori della zona rossa a controllare cittadini come me! Lì ci devono stare i Vigili Urbani
Purtroppo non sono il primo disabile e nemmeno è la prima volta che vengo fermato in questa maniera; a me è andata bene: alla fine alle 17 ero in piazza duomo stressato e provato. 100 metri dalla standa 1 ora e 30, ma ad altri disabili è stato impedito di entrare in centro e sono dovuti tornare indietro,
Sono stanco, i militari devono tornare in caserma, L'Aquila non e' Tripoli o Kabul. E' una citta' terremotata e noi cittadini abbiamo il diritto, senza patemi d'animo, di andare dove vogliamo nelle zone messe in sicurezza, tanto quello che c'era da rubare nelle case è stato rubato ora abbiamo solo il ricordo di come era.
L'Aquila e' anche cosi' oggi, una citta' molto difficile da vivere in tutte le sue sfaccettature