venerdì 27 maggio 2011

OBAMA A L'AQUILA








Era il 30 giugno 2009, il G8 a L’Aquila era alle porte. E noi aquilani cercavamo di reagire a quanto ci accadeva intorno. Scrissi a Obama pregandolo di adoperarsi per dare una risposta alle migliaia di studenti universitari in balia della noncuranza delle  Istituzioni. Non ebbi risposta, ma è certo che a L’Aquila non fummo così ridicoli quanto il nostro premier ieri.

Esteemed President Obama,

My name is Giusi Pitari, and I am a Professor at the University of L'Aquila, the city where the G8 summit will be held. It is likely that you will stay in, and hold meetings with other Heads of State, at the School of the Guardia di Finanza, the police body responsible for border control and fraud investigation.

The media report that this school has been prepared for the Summit and that it is beautiful: luxurious apartments, warm rooms, flowering gardens, and now a new basketball court built for your enjoyment.

I don't need to tell you that, at this time, the citizens of L'Aquila (Aquilani) have nowhere to live, but at the same time, are hopeful that the presence of the Heads of State who will be here for the Summit will be useful to this city, which, please believe me, was extraordinarily beautiful.

I am not requesting that you receive me, as I am sure many have. I would, however, greatly appreciate that you recommend to our Italian Leaders that, following the G8 Summit, the School of the Guardia di Finanza be turned over to the university students of L'Aquila, who have nowhere to study in the upcoming year, and the city of L'Aquila risks folding. The school where you will be received has many vacant apartments, which are not being used, while outside of its walls thousands of students, while continuing their studies, sleep in tents, or travel many kilometers daily to study.

I am confident of your great sensibility and your belief in today's youth, and I sincerely appreciate your time in this matter.

With enormous respect,

Giusi Pitari

martedì 24 maggio 2011

NON BASTA

Via Marrelli: 23 maggio 2011



«Come si può spiegare cosa significhi perdere una città? ». Lo diceva Annalucia, il 14 febbraio 2010, quando entrammo per la prima volta in città dopo il sisma del 6 aprile.
Non si può spiegare. Il dilagare delle emozioni, spesso contrastanti. La rabbia, l’impotenza, i ricordi. Come si può spiegare la necessità di varcare i confini messi tra noi e lei? Come si può. Restare senza città. Affidarsi ai ricordi per rivedere le strade, i vicoli, la tua casa. Come si può.
Non si può. Scagli la prima pietra chi mai si è intrufolato nei meandri della propria vita desiderando di toccarla, ancora una volta.
Per questo resto estasiata quando leggo di birre bevute al buio di Piazza San Pietro, di giorni passati in casa di nascosto, di vicoli ripercorsi, di portoni aperti, di corse e passeggiate. E ogni volta che vado in centro al di là delle transenne vedo qualcuno, forse si tratta di un miraggio.
E’ pericoloso, non si può andare!! E poi, terminata la “messa in sicurezza” della città, quella resta ancora blindata. Devi sperare che ti chiami qualche giornalista per vederla senza rischiare di essere beccato in flagrante! E li vedi i puntellamenti, troppo spesso inutili.
Quando meno te lo aspetti, ti arriva una notifica dalla Polizia Giudiziaria: sei indagato per aver violato la zona rossa. Quando? ti chiedi. Dove? E la beffa è che le transenne quel giorno erano aperte e senza segnaletica. E allora cominci a pensare: quante altre ne arriveranno di notifiche e a chi? Quanto spreco di tempo e di soldi per un diritto negato? Un’ordinanza non osservata e altre mille imposte, senza consultarci. Ordinanze che ti dicono persino che puoi ospitare qualcuno a C.A.S.A.. Ordinanze raffazzonate che vengono abolite in 48 ore: quella che doveva “risolvere” il problema delle macerie. Zona rossa? Zona della vergogna!! Di chi senza un minimo di idea progettuale  sta facendo marcire persino le macerie. Sì, quelle delle carriole. Sono ancora lì, dentro e fuori le case, le piazze, le chiese, i palazzi. Ed ora anche i puntellamenti, di cui nulla sappiamo: se erano necessari, quanto sono costati, chi ci ha guadagnato e perché la città è ancora chiusa. E la vuoi riaprire….
E ti indigni, ma non basta.

venerdì 20 maggio 2011

Le regole sono regole




Le regole sono regole e vanno rispettate. Le leggi anche, altrimenti si entra nell’illegalità. Quando infrangi le leggi e la Procura apre un fascicolo su di te, se non sussistono i presupposti per l’archiviazione del procedimento,  si va al processo. E’ così, per tutti. Non si capisce come, allora, si debbano fare proclami contro i giudici che non archiviano e darsi a dichiarazioni molto poco edificanti. Il processo una volta svolto ci dichiarerà innocenti o colpevoli, tutto qua, senza fronzoli. Ma purtroppo sappiamo che per qualcuno non è così.
Per noi poveri mortali, invece, è esattamente così. Qui a L’Aquila di processi se ne stanno svolgendo tanti: riguardano i crolli di palazzine, la commissione grandi rischi, solo per citare i più importanti. Ma ce ne sono tanti di cui non si parla e, se si mettono assieme, fanno apparire i cittadini come una massa di delinquenti. Ricorderete tutti, ad esempio, il sequestro delle carriole che ha poi portato ad un processo, in svolgimento, non solo per chi deteneva quelle pericolose armi di distruzione di massa, ma anche per chi, identificato mentre ripuliva dalle macerie una Piazzetta meravigliosa del centro storico, si è macchiato di un peccato perseguibile per legge. Che dire poi delle manganellate a Roma? Cittadini pacifici e indifesi vengono picchiati a sangue e il processo lo subiscono loro, mica le forze dell’ordine!! E i ragazzi dell’asilo? Denunciati per l’occupazione di un luogo che, non solo è ancora occupato, ma è soprattutto il luogo di ritrovo di tanti e il centro di una serie mirabile di manifestazioni culturali. E ce ne sarebbero altre.
A questo punto ho due notizie: una buona e una cattiva.
Cominciamo da quella buona: i miei figli mi hanno detto che sono fieri di me. Perché? A seguito di questa cattiva notizia: sono indagata.
Oggi ho ritirato la notifica presso la Polizia Giudiziaria. Assieme ad altri 9 concittadini sono rea di aver passeggiato in zona rossa il giorno 17 luglio 2010. Lo ricordo benissimo: ci scrissi questo post , forse quello che è servito ad incriminarmi. Di seguito anche uno dei due video che girammo. 


Eravamo tanti, ma non importa. So già come mi difenderò: non già con una legge ad personam, ma con la verità. Non ero capace di intendere e di volere: quella sera sentivo una voce che mi chiamava. Era dolce e insistente, era quasi un coro. Mi dicevano quelle voci di andarle a trovare, di scaldarle con la vita, di respirare la loro solitudine. E alla fine da quei muri sgorgavano lacrime di ringraziamento.

P.S.: Con noi c’era anche la Digos!!!


Le vite degli altri (quarta puntata)



 
Ci sono danni e dannati.
Pur condividendo la necessità, dopo una catastrofe, di dare delle priorità alla ricostruzione, non vedo come sia possibile non valutare attentamente i risvolti futuri di un decreto. Capita così che nell’aquilano, se possedevi una casa in un borgo terremotato, magari perché te la sei ritrovata come eredità della tua famiglia, ma ti sei trasferito da qualche altra parte, ora devi tirare fuori soldi per ristrutturarla, perché se risulta come seconda casa, non hai il diritto al recupero del 100% del danno. E diciamo che ci potrebbe anche stare, ma così i paesi non li ricostruiamo mai. E’ certo che potrebbero esserci dei profittatori, ma andrebbe valutato attentamente l’impatto di tale decreto sulla ricostruzione.
C’è di più.  L’ordinanza 3857 del 10 marzo 2010 (per i non aquilani: noi non abbiamo una legge per la ricostruzione post-terremoto, andiamo avanti ad ordinanze del Consiglio dei Ministri o decreti del Commissario) stabiliva che: L'articolo 8, comma 1, della ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3813 del 29 settembre 2009, è così sostituito:
1. Gli eredi dei soggetti per i quali ricorrono i requisiti per l'erogazione dei contributi per la riparazione e ricostruzione delle abitazioni principali e degli altri indennizzi, deceduti nel sisma del 6 aprile 2009 o alla data di pubblicazione della presente ordinanza hanno diritto alla concessione dei contributi spettanti al "de cuius" sulla base della normativa vigente.".
2. I termini per la presentazione delle domande di contributo di cui al comma 1, ove già scaduti, sono fissati al 31 maggio 2010.


E cosa vuol dire tutto ciò? Come si può facilmente evincere,  il contributo per la riparazione di una casa di un proprietario deceduto dopo il sisma, lo si può ottenere solo se il decesso è avvenuto entro il 5 ottobre 2009    (che è la data di pubblicazione della prima ordinanza- 3813 del 29.09.2009 );  gli eredi che perdono i propri cari dopo il 5 di ottobre del 2009, non avranno il contributo per la ricostruzione al 100% e lo perdono anche se non hanno fatto in tempo a presentare la domanda entro i termini stabiliti. A parte le valutazioni possibili in base al famigerato Decreto Abruzzo, una riflessione sorge spontanea: in una ricostruzione che durerà decenni, si susseguiranno, presumibilmente, eredi e eredi di eredi: stando così le cose, chi ricostruirà L’Aquila e l’intero territorio?
A questo proposito l’avvocato Petullà (coordinatore della Struttura per la Gestione dell’emergenza), durante l’assemblea dello scorso mercoledì, ci dice che ci son problemi per “allargare i contributi ai poveri eredi il cui caro non è morto prima della data succitata” perché, insomma, Tremonti potrebbe non avere i soldi! Tremonti potrebbe non avere i soldi?
Per fortuna l’amica Pina Lauria precisa subito che c’è un decreto Abruzzo che spalma soldi per l’intera ricostruzione da qui al 2032, quindi non si vede come non possano essere compresi i decessi. Insomma, che succede, si fa cassa con i morti?

Questa è l’ultima puntata di un racconto scaturito dopo l’ultima assemblea cittadina a L’Aquila (18 maggio 2010) che trovate, per intero su questo canale:  http://www.youtube.com/user/AQ99TV


giovedì 19 maggio 2011

Le vite degli altri (terza puntata)





E passiamo al CAS: contributo di autonoma sistemazione. Una cifra mensile che viene erogata ai terremotati, che non hanno usufruito di altre soluzioni (alloggi o affitti). Nel tempo, le persone che percepiscono il CAS sono andate diminuendo,  molte persone, infatti, sono rientrate nelle proprie abitazioni che avevano subito danni “leggeri”. Forse sono rientrati tutti, più o meno. Rimangono con questo contributo la bellezza di 13.302 terremotati che sommati ai 22.688 che si trovano in alloggi di vario tipo  e i 1130 che sono ancora in albergo o caserma, fanno 37120, sfollati, cioè che non si trovano nelle loro abitazioni. Ora ammettiamo pure che il 30% delle persone che percepiscono il CAS siano in attesa di rientrare ancora, dopo due anni, nelle proprie case classificate B o C (danni leggeri), il totale dei cittadini che avranno bisogno ancora per lungo tempo di assistenza scende 9312; se ancora a questi, sottraiamo gli studenti universitari che percepiscono il CAS (non so quanti sono esattamente ma Petullà ha detto che si spendono 4 milioni l’anno che corrispondono a quasi 1700) siamo a 7612, che sommati al resto fanno una somma di sfollati quasi definitiva di 31430. Vogliamo esagerare e pensare che qualcuno di questi rientrerà a breve in case con danni leggeri? Va bene: facciamo 25.000 persone che, avendo danni gravi nella propria abitazione, avranno bisogno di alloggi o contributi per più di qualche anno. Se parliamo di cittadini che abitavano i centri storici si parla di decenni. Questo tanto per iniziare.
Gli studenti Universitari, secondo il nostro Commissario, potranno continuare a percepire il CAS solo se superano 8 CFU l’anno nel loro percorso di studi. Cioè un diritto acquisito perché erano stabilmente dimoranti a L’Aquila il 6 aprile 2009 e hanno perduto la casa, viene sottoposto a limitazione di merito: only the bravi (non è un errore, volevo proprio scrivere bravi!). A parte l’evidente scorrettezza, Petullà ci ha detto che stanno pensando alla revoca di tale misura restrittiva, ma c’è “qualcuno” che dice «Ma insomma gli studenti ci costano 4 milioni di Euro e questi vengono sottratti alla ricostruzione!» e mi è anche sembrato che Lombardi annuisse! Ma come si può pensare questo, in una città che dovrebbe essere universitaria, quindi tenere ai suoi studenti, considerarli cittadini (non di serie B), una città che vive di questi studenti, anche sfruttandoli, diciamolo chiaramente! Non so, mi si rigira lo stomaco. Ma andiamo avanti.
Una misura di qualche tempo fa, prevede che il CAS sia revocato in caso di cambio di residenza, badate bene, anche all’interno del cratere: cioè se sei aquilano e trovi una casa in affitto a Pizzoli, dove starai un bel po’ di tempo, e decidi di trasferire la tua residenza, ti revocano il CAS. Petullà ci ha detto che è una regola voluta dal nostro Sindaco per evitare lo spopolamento del capoluogo!! Come? Ho capito bene? “Ma siam passi?”, come direbbe Bersani! Non commento, ma chiedo al Sindaco di rivedere questa noma che, per di più, penalizza chi ha trasformato un domicilio a L’Aquila in vera e propria residenza, magari a Marruci perché a L’Aquila non trovava nulla: pazzesco! Se queste persone, e ne conosco una  (leggete qui), avessero mantenuto la residenza anche fuori cratere avrebbero il contributo, trasferite no. Naturalmente se avessero scelto di stare in albergo, nessuno avrebbe detto nulla!
Ora bisogna anche aspettare che qualcuno si decida a prorogare il CAS (per tutti gli aventi diritto), perchè a dicembre scade: non è che scadono anche le C.A.S.E.??
Poi c’è la ciliegina degli eredi …. Al prossimo post!!

Le vite degli altri (seconda puntata)





Un paio di volte vennero a cercarmi i controllori, a Cese di Preturo, L’Aquila. Sì, avete capito bene: coloro che controllano che, visto che sei stato così fortunato da aver ottenuto un appartamento costato la bellezza di più di 2500 Euro/m2,  ci vivi davvero e non fai il furbo. Vengono all’improvviso, senza preavviso, sennò è troppo facile. Se non ti trovano, ritornano, poi tornano ancora, e poi ti inviano una bella letterina di “quasi sfratto”. E allora devi giustificare la tua assenza: ad un mio amico che, per motivi personali, si reca spesso a Roma, hanno chiesto di poter visionare le ricevute del pedaggio autostradale. Da me son venuti tre volte, perché le prime due trovavano i miei figli, ma non me, la titolare del contratto di comodato d’uso. Si presentarono una domenica sera, intorno alle 22. Ero sola e quando aprii la porta mi spaventai:  sembravano due poliziotti ed io avevo appena sfondato le transenne della zona rossa. Mi chiesero: «E’ lei Giuseppina Pitari? ». «Sì» «La signora che la domenica va a Roma? Ce l’hanno detto i suoi figli la settimana scorsa, quando non l’abbiamo trovata!». Non mi ricordo neanche cosa risposi, ero fuori di me. Controllarono tutta la cartella di documenti che avevo presentato e mi chiesero dove erano gli altri occupanti della casa «Non lo so. Sa, sono una mamma sui generis, non controllo i figli» «Non si preoccupi li abbiamo già interrogati, sono bravi ragazzi, sono quasi sempre in casa» «Certo dove dovrebbero andare? La città non esiste!». Vi sembra normale tutto ciò??
I controlli continuano anche ora: ad alcune persone hanno chiesto un’integrazione della documentazione già presentata quasi due anni fa. Tipo la posta ricevuta nei primi sei mesi del 2009, oppure le bollette. Ecco questo fa la SGE (Struttura gestione Emergenza). Invece di occuparsi, chessò, di recuperare subito i MAP di Pizzoli, assegnati ad alcuni aquilani, ma inagibili, sì inagibili! Naturalmente la colpa è del Comune che non richiede un fondo apposito per le ristrutturazioni (MAP nuovi: per chi non è aquilano i MAP sono moduli abitativi provvisori, casette di legno).
Poi qualcuno si chiede a voce alta, in presenza del coordinatore della SGE, se questi controlli siano davvero l’unica attività della struttura oppure se la stessa riesca ad usare questi mezzi anche per gli aquilani che sono in affitto concordato, oppure usufruiscono degli alloggi del Fondo Immobiliare. E sì, il Fondo Immobiliare. Dovevano essere circa 500 gli alloggi e invece al momento sono 304, di cui solo due liberi, a Fossa. Come siano stati assegnati  non è chiaro, per niente. Nessuno lo sapeva, non venne fatto un bando! E la cosa mi rode non poco, visto che ora gli alloggi verranno riscattati con diritto di prelazione degli occupanti. Se decidessi di rinunciare alla mia C.A.S.A. per entrare nel fondo immobiliare, scivolerei ultima in classifica. Sì perché ora la graduatoria c’è, ma all’inizio, vista la scarsità di domande (certo nessuno lo sapeva) e la disponibilità di alloggi, i “fortunati cittadini” poterono scegliersi la loro casa!!! E mi piacerebbe sapere se ad un nucleo famigliare composto di 4 persone è stato assegnato un alloggio di 55 m2 (come il mio) o una villetta, magari con giardino! E se per queste persone vale la stessa mobilità cui siamo sottoposti noi furbastri abitanti nelle 19 New Town!! E per trasparenza vorrei conoscere dove sono queste case e chi le occupa. Chiedo troppo?
Petullà, il coordinatore SGE, non ne sa nulla (sigh!!!), ma assicura che per i prossimi immobili ci sarà un bando.
Una signora che abitava in alloggi ATER, classificati in un primo momento inagibili di classe “E” (danni strutturali), ha ricevuto lo sfratto dall’alloggio del progetto C.A.S.E. perché il suo alloggio è stato riclassificato ed ora è “A”, agibile!!!  Ad una più attenta analisi, risulta che quegli alloggi hanno gravi mancanze strutturali (alcuni pilastri), non imputabili al terremoto (non sono crollati: magia!!!): non sono inagibili causa terremoto, quindi agibili, esattamente come prima. Cosa dovrebbero fare queste persone? Boh! Dovrebbe occuparsene l’ATER; nel frattempo, si arrangino: il terremoto non c’entra nulla, quindi la SGE è scagionata.  
E i single? Bene, si dividono in due categorie: quelli che vivevano nel capoluogo, quelli che vivevano nelle frazioni. A questi ultimi è stato assegnato un alloggio (in genere MAP) rispettando la territorialità (se abitavi a Roio il MAP te lo assegnano a Roio) se sei del capoluogo, non sei neanche considerato terremotato: la Protezione Civile dimenticò di fare alloggi per single, il miracolo fu solo per le famiglie “vere”. Petullà non ha risposto a queste osservazioni né ci ha detto quanti e dove sono questi MAP liberi e, forse, agibili. Se lo andiamo a trovare ci fornisce gli elenchi che possiamo anche rendere pubblici:  trasparenza “on demand”.
Fine della seconda puntata: nella terza si tratteranno gli equilibrismi del Petullà riguardo CAS e questione eredi.
Concludo con alcuni articoli della CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UNIONE EUROPEA
Articolo 1
La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.
Articolo 7
Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni.
Articolo 17
Ogni individuo ha il diritto di godere della proprietà dei beni che ha acquistato legalmente, di usarli, di disporne e di lasciarli in eredità. Nessuno può essere privato della proprietà se non per causa di pubblico interesse, nei casi e nei modi previsti dalla legge e contro il pagamento in tempo utile di una giusta indennità per la perdita della stessa. L'uso dei beni può essere regolato dalla legge nei limiti imposti dall'interesse generale.