Ci sono danni e dannati.
Pur condividendo la necessità, dopo una catastrofe, di dare delle priorità alla ricostruzione, non vedo come sia possibile non valutare attentamente i risvolti futuri di un decreto. Capita così che nell’aquilano, se possedevi una casa in un borgo terremotato, magari perché te la sei ritrovata come eredità della tua famiglia, ma ti sei trasferito da qualche altra parte, ora devi tirare fuori soldi per ristrutturarla, perché se risulta come seconda casa, non hai il diritto al recupero del 100% del danno. E diciamo che ci potrebbe anche stare, ma così i paesi non li ricostruiamo mai. E’ certo che potrebbero esserci dei profittatori, ma andrebbe valutato attentamente l’impatto di tale decreto sulla ricostruzione.
C’è di più. L’ordinanza 3857 del 10 marzo 2010 (per i non aquilani: noi non abbiamo una legge per la ricostruzione post-terremoto, andiamo avanti ad ordinanze del Consiglio dei Ministri o decreti del Commissario) stabiliva che: L'articolo 8, comma 1, della ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3813 del 29 settembre 2009, è così sostituito:
1. Gli eredi dei soggetti per i quali ricorrono i requisiti per l'erogazione dei contributi per la riparazione e ricostruzione delle abitazioni principali e degli altri indennizzi, deceduti nel sisma del 6 aprile 2009 o alla data di pubblicazione della presente ordinanza hanno diritto alla concessione dei contributi spettanti al "de cuius" sulla base della normativa vigente.".
2. I termini per la presentazione delle domande di contributo di cui al comma 1, ove già scaduti, sono fissati al 31 maggio 2010.
E cosa vuol dire tutto ciò? Come si può facilmente evincere, il contributo per la riparazione di una casa di un proprietario deceduto dopo il sisma, lo si può ottenere solo se il decesso è avvenuto entro il 5 ottobre 2009 (che è la data di pubblicazione della prima ordinanza- 3813 del 29.09.2009 ); gli eredi che perdono i propri cari dopo il 5 di ottobre del 2009, non avranno il contributo per la ricostruzione al 100% e lo perdono anche se non hanno fatto in tempo a presentare la domanda entro i termini stabiliti. A parte le valutazioni possibili in base al famigerato Decreto Abruzzo, una riflessione sorge spontanea: in una ricostruzione che durerà decenni, si susseguiranno, presumibilmente, eredi e eredi di eredi: stando così le cose, chi ricostruirà L’Aquila e l’intero territorio?
A questo proposito l’avvocato Petullà (coordinatore della Struttura per la Gestione dell’emergenza), durante l’assemblea dello scorso mercoledì, ci dice che ci son problemi per “allargare i contributi ai poveri eredi il cui caro non è morto prima della data succitata” perché, insomma, Tremonti potrebbe non avere i soldi! Tremonti potrebbe non avere i soldi?
Per fortuna l’amica Pina Lauria precisa subito che c’è un decreto Abruzzo che spalma soldi per l’intera ricostruzione da qui al 2032, quindi non si vede come non possano essere compresi i decessi. Insomma, che succede, si fa cassa con i morti?
Questa è l’ultima puntata di un racconto scaturito dopo l’ultima assemblea cittadina a L’Aquila (18 maggio 2010) che trovate, per intero su questo canale: http://www.youtube.com/user/AQ99TV
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