venerdì 30 marzo 2012

Voto di scambio


Non si finisce mai di imparare. Davvero. 

Come è ormai arcinoto ho deciso di candidarmi per una delle liste civiche a sostegno di Ettore di Cesare Sindaco. Ma non è di questo che voglio parlare. A pochi giorni dalla presentazione delle liste vi racconto qualcosa, per condividere con voi tutto ciò che in questi giorni ho visto e sentito.


Come saprete ciascuna lista può avere un numero massimo di candidati pari a 32. E’ ovvio, quindi, che ci siamo  dati da fare a cercare persone motivate, oneste, competenti che possano dar  forza alla coalizione. E sinceramente ci siamo riusciti. 
Però il percorso è stato molto difficile, a volte mi ha stremato. Specialmente quando una persona a me assai cara mi ha detto «Non posso candidarmi, non posso espormi. Sai sono senza lavoro e non posso schierarmi per non perdere la possibilità di avere una, seppur remota, possibilità di guadagnare qualcosa. Insomma sono ricattabile, ho paura di esserlo ».
Ed un caro ragazzo, che ci ha appoggiato sin dall’inizio, e che, sempre per ragioni lavorative, ha preferito candidarsi altrove. Un ragazzo, uno come tanti, quelli per i quali vorrei che qualcosa cambiasse. E invece è ancora così: ricatti, clientele, favori, paure, voto si scambio.

Non mi piace, mi sento come un pesce fuor d’acqua in questa miseria, in questo modo medioevale di condurre la “cosa pubblica”. Sento una gran pena dentro di me, pena per questa città, per questa regione, per questa nazione ed oggi, più che mai, sogno un vero e proprio colpo di reni, di tutti coloro che credono che un mondo diverso è non solo possibile, ma molto molto più giusto, onesto, pulito e pieno di opportunità.
E’ ora di finirla con  parrocchie e parrocchiette, è ora di cambiare: di operare onestamente in piena trasparenza, di usare con competenza e onestà i fondi pubblici (pubblici perché sono nostri), di rispondere ai bisogni della comunità con fermezza e lungimiranza, è ora che tutti abbiano voce e pari opportunità, a partire dalle fasce più deboli. Basta con i ricatti, la paura, la vergogna.

Fortunatamente ho conosciuto e collaboro con persone che senza paura, con fierezza, passione, competenza, onestà, spirito di abnegazione, ci mettono la faccia. Per provare il brivido del cambiamento.

In piedi, tutti: siamo aquilani, facciamolo no!

Città Universitaria



Era il 19 ottobre 2009: iniziavano di nuovo le lezioni universitarie a L'Aquila. A soli sei mesi dal sisma. Un vero miracolo.  
Ancora oggi GRAZIE a tutti gli studenti. 
Alla città auguro che sia in grado di accoglierli.  




Che giornata! Oggi 19 ottobre 2009 sin dal primo mattino (ore 5.00) ero molto emozionata ed agitata.
Arrivo a Coppito alle ore 8.20, inizio lezioni ore 9.30. Tutto è diverso: ci sono già tanti ragazzi che camminano intorno alle Facoltà.
Ore 9.00: l’atrio della Facoltà comincia a riempirsi. I miei studenti dello scorso anno sono affettuosissimi e felicissimi. “Finalmente prof. si ricomincia”.
Le aule si riempiono. Le matricole chiedono informazioni sulle ubicazioni delle aule. I sistemi di videoproiezione sono a posto. I termosifoni scaldano a dovere. Vado a salutarli tutti. Le aule sono piene di studenti sorridenti. Ci ringraziano, ci chiedono di andare avanti, ché loro saranno con noi.
Che magnifica giornata! Nell’intervallo tra una lezione e l’altra finalmente si risentono le loro voci esuberanti nei corridoi, si accalcano alle macchinette del caffè, fumano una sigaretta fuori al freddo. E li ho sentiti raccontarsi: “Sono a Teramo, stamattina ho impiegato 2 ore ad arrivare”. “Io sono a Tornimparte, la sera non so che fare”. “Dobbiamo tenere duro, perché qualcosa per noi si farà, ne sono sicuro”. E via così.
Poi arriva la pausa pranzo e finalmente tutti i bar, i supermercati, le panchine, sono pieni, pieni pieni. Anche la libreria, dove i ragazzi scoprono le agevolazioni e allora comprano tutti: non c’è bisogno di fotocopiare, il prezzo del libro è accessibile; segno evidente che prezzi contenuti sono l’unico modo per evitare piraterie e per diffondere la cultura del libro.
Sì aquilani cari, gli studenti sono tornati. Li abbiamo riportati. Con tenacia e spirito di appartenenza, l’Università è qui assieme ai suoi studenti.
Ora tocca anche a qualcun altro far valere i loro diritti. Il diritto primo ad avere alloggi, anche temporanei, come lo devono avere tutti i cittadini di questo territorio. Alloggi per farli stare qui a ricostruire ciò che eravamo, magari anche meglio di ciò che eravamo.
Insomma non un ritorno al passato ma al futuro di questa città.
Sono qui, sono tanti. Sosteniamoli come possiamo. Anche offrendo loro un posto dove dormire per qualche notte.
Forza ragazzi e grazie di tutto!
La vostra prof.
Giusi Pitari

giovedì 29 marzo 2012

La lettera scarlatta



Era il 5 agosto 2009 e mi accingevo a compilare il censimento delle esigenze abitative a L’Aquila. Vivevo in camper.
Perché riporto questa lettera che inviai ai giornali? Perché in quell’occasione io aggregai, al mio nucleo famigliare uno studente, che vive ancora con noi. La vita mi ha riservato, in questa disgrazia, una bellissima esperienza: è proprio vero, mi sono arricchita.


Non è una gran notizia essere classificati “E” e riempire i moduli del censimento! Ho avuto un brivido a via Rocco Carabba sabato scorso: eravamo tutti scarlatti, con la nostra lettera “E”, altri con la zona rossa e poi c’erano anche gli “F”.
E’ giunta l’ora del riscatto: noi possiamo salire nella classifica di questo territorio, possiamo risalire la china e arrivare a riscattare finalmente la nostra città martoriata.
Non possono farlo i concittadini di serie A, B e C, perché sono ancora alle prese con la ristrutturazione, ma per noi si apre una grande possibilità, una grande prova di coraggio e solidarietà. Possiamo chiedere i nostri alloggi “temporanei” ampliando il nostro nucleo familiare, insomma possiamo aggregarci. Già vedo le vostre facce distorcersi, ma lasciatemi finire.
Vi ricordate del mio appello “adotta uno studente fuori sede”? Sembrava impossibile, in pochi hanno case agibili e magari le stanno già condividendo.
E allora riscattiamoci e mostriamo la nostra lettera scarlatta con fierezza.
Nel modulo che dobbiamo riempire noi dalla lettera scarlatta, per la rilevazione dei fabbisogni abitativi, nella pagina “B” alla voce “Altra persona o nucleo familiare aggregato” aggiungiamo il nome di uno studente fuori sede che al 5 aprile risulti residente in una casa classificata, in seguito, “E” o “F” o in zona rossa.
Se siete madri o padri di un ragazzo/a over 18 chiedete a lui/lei, sicuramente ne conoscono almeno uno/a. Aggregatelo al vostro nucleo familiare.
Darete a questa persona una concreta possibilità di tornare a studiare nella nostra città, avrete fatto un gesto grandioso per la rinascita, vi arricchirete e, non ultimo, aumenterete il vostro punteggio nel caso puntiate ai moduli abitativi.
La solidarietà non sono parole. L’Aquila ha bisogno di tutti.
L’Aquila agli aquilani che l’amano davvero



domenica 25 marzo 2012

Madonna Fore


Stamattina sono salita su alla “Crocetta”, ma non ho potuto imboccare la strada per “Madonna Fore”.
Per chi non è aquilano, si tratta di una montagna che sfiora L’Aquila a Nord e di una Chiesetta molto cara agli aquilani. Purtroppo 4 anni e 7 mesi fa, detta montagna ha subito un incendio e da allora nessuno ha fatto nulla per bonificare l’area, a dire la verità non so neanche se c’è un progetto di ripristino, men che meno se sono stati richiesti fondi. Certo è che il terremoto ci ha messo una bella pietra sopra, perché le priorità  sono state altre. La Pineta di San Giuliano (così la chiamiamo) è un luogo di aggregazione per noi aquilani, e ancor di più potrebbe esserlo ora; la città giace immobile, ma gli aquilani ci sono ed hanno bisogno di sentirsi ancora comunità.
Dicevo che, stamane, non ho potuto imboccare la stradina assai più trafficata delle altre perché era sbarrata, con questo cartello in bella vista. 



Sono così salita al convento di San Giuliano e, dopo aver fotografato questo buco



che ci ha lasciato il terremoto, mi sono inerpicata per “Fonte Cacio” in mezzo a fusti carbonizzati. Giunta alla Crocetta, un gentile signore, provvisto di motosega, mi ha detto che si poteva scendere per la Chiesetta di Madonna Fore, e così mi sono incamminata, aiutandolo per strada a tagliare i fusti che, numerosi, sbarrano il sentiero.
«Sa signora, è un’iniziativa che sa tanto di  spot elettorale, ma io sono un volontario, amo questa montagna».
«Ammetterà» rispondo «che è alquanto peculiare che questo stia succedendo proprio ad un mese dalle elezioni».
E gli racconto  della miriade di interventi degli ultimi giorni: dall’annuncio di rotonde, ai guard rail scintillanti, ai cartelli che ci indicano, finalmente, le aree di raccolta in caso di pericolo”, all’inizio dei lavori per l’Auditorium, alle demolizioni….
«E’ che pensano che siamo dei polli e che li voteremo, loro o gli altri, sempre gli stessi!! Io a votare non ci vado».

Mi chiede il nome e si sorprende. Dice di conoscermi, perché ha sentito parlare di me. «Se lei si candidasse signora, assieme a tutte le persone che in questi tre anni hanno cercato, inascoltati, di smuovere le coscienze, vi voterei ad occhi chiusi ».

E c’è qualcuno, ancora, che parla di voto utile, come se votarli fosse utile, come se preferissero che coloro che si sono allontanati dalla politica rimanessero a casa, invece che votare la speranza che qualcosa cambi.

E cambierà, vedrai che cambierà.

lunedì 19 marzo 2012

L'OCSE e i 4 Ministri



OK, ci sono, posso scrivere due parole sulla “due giorni storica” all’Aquila: con l’OCSE e ben quattro ministri. Monti, Barca, Profumo e Cancellieri.
Io li ho vissuti intensamente, tra stupore, rabbia, lacrime e quella sottile speranza che cerco ancora di soffocare, per non rimanere delusa. Aspettiamo i fatti chè le premesse sembrano esserci.
La prima giornata al Ridotto del Teatro è stata una specie di “brainstorming” con i cittadini che, dopo la premessa degli esperti OCSE, sono stati invitati a parlare con l’incipit “la mia priorità, per il futuro di questo territorio è…”. Insomma uno sforzo per proiettarsi nella città futura che l’Ocse immagina intelligente, smart.
E qui c’è stato il primo colpo al cuore: nessuno dei presenti tra coloro che hanno avuto possibilità di parlare, è stato in grado di proiettarsi più in là. Qualcuno ha anche detto che stavamo facendo una brutta figura. Ma non la penso così. Nessuna brutta figura: la comunità aquilana è ancora nel pieno del dramma, questa è la verità.  E proiettarsi nel futuro, quando il presente ci vede ancora senza case, senza sicurezze, neanche quella sismica è impossibile, ancora.

Poi ho ripensato all’ultimo incontro pubblico al Ridotto del Teatro. Il 15 luglio 2010 il Commissario Chiodi annunciava “ Parte il 26 luglio la nuova fase della ricostruzione. Un percorso che aprirà "la stagione del confronto e della partecipazione con i cittadini aquilani" . Quando il convegno annunciato ebbe luogo, proprio al Ridotto del  Teatro, il 26 luglio, ci trovammo davanti un muro di poliziotti che ci impedivano di entrare;  portavo un cartello con su scritto “MAI PIU’ SENZA DI NOI”.
Ma fummo (e siamo stati considerati) estremisti, rompiballe, quando persino i famosi quattro saggi invitavano a rifondare la città con i cittadini.

Il ministro Barca, visibilmente colpito da così tanto dolore, non solo ha accettato un progetto di un “Osservatorio civico e partecipato sulla ricostruzione” ma ha invitato, continuamente, per  due giorni, a praticare forme di partecipazione dei cittadini. 

Così come la trasparenza, da noi invocata e naufragata in siti web dove quando si cerca qualcosa , nessuna ricerca dà risultati univoci; ci si passano giornate intere per arrivare al documento di interesse, perché “open data” è una "locuzione" intraducibile per molti.
Per non dire del resto: città intelligente, eco-sostenibilità, eco- turismo. Argomenti affrontati con tanto di progetto da professionisti e semplici cittadini e declinati, invece dagli altri, con ski-dome, gettate di cemento….
Ecco, un sentimento che non so descrivere mi prende la gola se ancora penso a chi urlava contro le  riunioni in Piazza Duomo (ed ora è anche candidato Sindaco), o sequestrava  carriole, a chi ancora accusa questi cittadini di aver rovinato la città.

Io spero che questi cittadini possano governarla la città!
www.appelloperlaquila.org 

venerdì 16 marzo 2012

Il CONTROVERBALE della seduta del Consiglio Comunale del 25/9/2007



L'Aquila, 25 settembre 2007: resoconto tragi-comico di una seduta del Consiglio Comunale.


Premessa: Non disponiamo di Ordine del giorno, non è in bacheca.  Presenti: Mattia Giusi e Patrizia.

Ore 9.30: La seduta dovrebbe avere inizio.  Si sente subito l’impianto audio dei microfoni dei consiglieri fuori uso. Sembra una radio su frequenze sbagliate. Funziona solo il microfono del Presidente dell’assemblea C.B. Censura? No, si crede un semplice malfunzionamento. Si ode un gran vociare, qualcuno è scocciato della situazione audio. Si sente distintamente il M.C. dire “Mi sono rotto i coglioni”.

Inizia l’appello. Sono presenti 30 consiglieri, 4 i giustificati, di cui due per motivi di lavoro. Qualcuno all’opposizione, tanto per accendere qualche miccietta sterile, reclama: “i motivi di lavoro non sarebbero una giustificazione valida”. Il Presidente C.B. presiedendo un’assemblea pubblica, esclama urlando come fosse al mercato: “nell’immaginario comune fare il consigliere è un lavoro. Nella realtà no. I consiglieri dovranno pur lavorare, quindi sono giustificati”.
In ogni caso,  per certi consiglieri il danno minore è l’assenza.

Si apre subito una discussione molto accesa sul malfunzionamento dell’audio. Il consigliere E.I. accusa il presidente C.B. di autoritarismo. I decibel salgono sempre di più.
Che bel risveglio settembrino, L’Aquila! Una città in agonia e questi fanno i capricci perchè vogliono sentirsi importanti coi microfonini. Se tutti stessero zitti (invece che parlare al telefono, farli squillare o “ciciuettare” tra di loro) la seduta si potrebbe anche fare senza microfoni. Ma questo è un problema serio. C.B. dichiara, con un intervento pacato e degno di un grande statista: “i microfoni li ho controllati io stamattina alle 9, se alle 9:30 non funzionano che ci posso fà?”. C’è sicuramente qualcosa sotto, bisogna indagare. Sicuramente avranno complottamente staccato qualche filo. E intanto si continua a discutere di questo. 
Ormai l’ironia e la rabbia serpeggiano mescolandosi nell’aire... fino a quando C.B. dichiara sarcasticamente, con una mossa astuta quanto scomoda, di non essere un elettricista. Ancora non inizia la seduta e le risate già sovrastano lo sgomento, il nostro. Dico, ma è il Comune o Ju Boss? Dopo qualche minuto ci convinciamo della seconda ipotesi.

Finalmente ritorna, temporaneamente, la calma. Qualcuno si accorge che la discussione sui microfoni è un tantino futile e accesa, un tantino. Si apre il consiglio con le comunicazioni che riguardano alcuni consiglieri che erano della Margherita. Roba di partito, mica della città. Un Consigliere dice queste testuali parole: “3 consiglieri che prima erano della Margherita sono momentaneamente parcheggiati nel Partito Democratico” e annuncia il nome del nuovo capogruppo, R.R..
Ma la parentesi era breve. E l’opposizione, nella persona di uno dei suoi rappresentanti più carismatici, V.C., rinizia a ribattere sulla questione scomoda e scottante: i microfoni dell’aula. Ci affranchiamo, vedendo che ci sono ancora politici caparbi e sanno far valere le proprie battaglie ideologiche a costo di urlare e tornare su punti già analizzati. Insomma, ricomincia la discussione sui microfoni: il consigliere V.C. chiede la sospensione (“di un’oretta”) della seduta in base all’art. 58 lett. B dello Statuto Comunale. Non si può lavorare senza microfoni.
Intanto, tra una telefonata, una chiacchierata e un’ulcera, si sono allegramente fatte le dieci. Qualcuno amaramente constata che non ci sono soldi per rifare l’impianto audio. Dopo qualche minuto i microfoni danno segni di vita. Qualcuno è già pronto a cacciare lo champagne per festeggiare! Questa sì, che è una bella notizia! Ora sì che potranno ri-iniziare a fare il bene della città! Ma le polemiche continuano tra consiglieri e presidente. C.B. continua a dichiarare che, sebbene a V.C. possa risultare strano,  non è un elettricista.

Ore 10.06: c’è un gran casino, gente che urla che scappa, sembra lo scenario psichedelico e visionario di “Paura e delirio a Las Vegas”. Non riusciamo a capire se la seduta è sospesa.

Ore 10.07: C.B. annuncia che la seduta è sospesa per 15 minuti (hanno chiamato l’elettricista). Qualcuno chiede la votazione per la sospensione, non si capisce nulla, il Consiglio è sospeso. La paura (nostra) continua, il delirio (loro) pure. Tutti escono dalla sala: nel corridoio e nelle stanze attigue alla sala consiliare, tutti i consiglieri fumatori fumano, i consiglieri non fumatori ridono. Scorgiamo anche un Vigile Urbano fumare.
Troppo faticoso scendere un piano giù in cortile; d’altronde si sà, l’età media della classe politica è quella che è, poverini.

Ore 10.38: ancora niente, ma suona la campanella per richiamare i consiglieri (peggio che a scuola, sembra la fine della ricreazione). La campanella suona ma nessuno rientra.
Seconda campanella: non si vede nessuno.
Terza campanella: non si vede nessuno. Anzi, no. Qualcuno ritorna in aula, si siede un attimo. Per poi riuscire. Non può sentirsi emarginato. E’ noto che la politica vera si fa tra i corridoi tersi di fumo di un Palazzo antico chiamato Municipio.
C.B. prova a richiedere l’appello: ognuno parla per i fatti propri. Come se fossero capitati lì per caso. Gruppetti di omini si attardano sparsi, in piedi, a parlottare.

Ore 10.41: forse si fa l’appello. Il sindaco parla al telefono a lungo. Il vicesindaco parla al telefono, c’è piena sintonia nella giunta. Staranno chiamando qualche discolo consigliere che sta prendendo un caffè al Tropical? Chissà!
Finalmente, presi tutti da un attimo di pudore e dignità, si fa l’appello e si comincia, dopo più di un’ora di ritardo.

1° punto all’ordine del giorno: forse è una delibera riguardante il Csm??? Non si capisce nulla. Il microfono funziona male e non abbiamo un ordine del giorno neanche in bacheca. L’assessore al Bilancio, A. X., illustra il punto nel mentre si sente un vociare continuo e di rumori sgradevoli del microfono che urtano pesantemente il nostro sistema nervoso; tutti parlano e nessuno ascolta, sembra Porta a Porta di Vespa. Capiamo solo che le entrate nel bilancio di qualche azienda comunale erano state (forse) 3.625.92, le uscite 2083 e il saldo 1518. Non abbiamo capito se parlano di migliaia di Euro, milioni, miliardi o di bruscolini. Non c’è nessun intervento (Oh, che strano...) e la delibera di chissà che cosa si approva, dopo aver rifatto l’appello. I consiglieri, intanto, tra un sì e un no delle dichiarazioni di voto, sono impegnati in attività varie: telefonano, chiacchierano, leggono il giornale ( l’Editoriale, il Messaggero Abruzzo e, innalzando il livello culturale della mattinata, uno legge addirittura il Sole24ore).

2° punto: questo lo sappiamo ma non abbiamo la certezza, delibera per il bilancio consuntivo del Centro servizi per anziani: Il bilancio è positivo con un avanzo di 1.404.000 euro. Vengono sparate a raffica cifre nel caos generale. M.C., nel mentre, ri-parla al telefono.
Interviene F.M. che incensa i lavori della precedente gestione su tale centro. Vuole che emerga in maniera chiara dal verbale chi è stato il leader dell’iniziativa Centro Anziani. In ogni caso nessuno lo ascolta tranne noi e qualcun’altro, rigorosamente sui banchi dei senza diritto al voto. Chiede inoltre chiarimenti sul comodato d’uso: gratis o oneroso? Squillano vari telefonini tra cui uno, insistentemente, con suoneria Nokia.
F.M., intanto, chiede di non eliminare la sede di Scienze Motorie dalla sede del Centro anziani (sigh!!!). Sarebbe un peccato (arisigh!!): gli anziani trovano giovamento nel contatto con i giovani. Come dire, due piccioni con una fava!!! Peccato che i giovani di Scienze Motorie non hanno il campo sportivo (naturalmente dettagli, come se a Scienze informatiche non avessero i computer). Ah, già, forse potremmo sanare il tutto dando loro una laurea honoris causa in Assistenza Sociale.
Risponde M.C. (il microfono funziona male, lui mangia le parole): l’obiettivo è riaprire il centro dopo due anni di inspiegabile stasi. Comunque il comodato è gratuito e per 99 anni anche rinnovabili. L’ASL si fa carico della manutenzione. 
Poi sottolinea come, siccome il finanziamento sta per scadere, occorre adoperarsi subito e non si devono più perdere i treni come in passato. Vorrebbe inoltre approvare la relativa delibera per la prima settimana di ottobre e aprire per il prossimo anno. Riguardo Scienze Motorie, M.C. continua dicendo (mentre il telefono con suoneria Nokia sta facendo praticamente tutto l’LP) che la Facoltà deve avere una propria sede vicino ai campi sportivi (e un Palazzetto dello Sport?) e che questo è un sogno che si deve realizzare. Aleggia ora una certa atmosfera romantica e poetica, sembra un bistrot letterario.
Interviene un altro consigliere (la suoneria Nokia, nel frattempo, sta diventando il tormentone dell’anno): il centro anziani è una realtà, dice. Gli anziani in Abruzzo sono aumentati del 3% negli ultimi 8 anni. Bisogna anche incentivare l’assistenza domiciliare (nell’indifferenza generale, il telefono Nokia non smette di squillare).
Ore 11.15: interviene R.R. che dice le stesse cose di quello di prima (che coalizione armoniosa e coesa...) auspicando anche altri progetti, per esempio per i malati di Alzeheimer.
C’è un gran via vai, sarà arrivato il Presidente della Repubblica?
Ore 11.25: A occhio e croce, se si votasse in questo momento, non ci sarebbe il numero legale (è uscito anche M.C.). Le presenze al momento sono una ventina, è impossibile contarli con precisione perchè entrano ed escono continuamente. Schizzano come le palline in un flipper.
Suona la campanella (e il simpatico telefono con l’ormai nota suoneria Nokia), qualcuno rientra per il voto.
Ore 11.30: si rifà l’appello. Scorgiamo allegramente che un Consigliere (E.I.) rientra per dire “presente” all’appello e riesce immediatamente. Il Consiglio approva.

3° punto: contabilità enti locali, Agenti Contabili. Tutti parlottano o stanno al telefono ma ormai ci siamo abituati e non ci fa più rabbia. L’indifferenza è un sentimento peggiore dell’odio.
C.B. suona inutilmente il campanello per richiamare i discoletti all’ordine. Dopo un po’ si vota, con appello nominale: al momento sui banchi dell’ala sinistra dell’aula consiliare si è raggiunto il minimo della giornata, 5 consiglieri. Sembra una classe di liceo in un sabato di inizio giugno.
Alle 11.40: Rimaniamo in due, Giusi va via. Nel frattempo il corridoio, nonostante la bontà della finestra aperta, sembra la pianura Padana in una giornata uggiosa di novembre.

4° punto: approvazione rendiconto e contabilità del 2006. L’assessora A.X. parla parla e riparla, ma non si capisce nulla, causa microfono "a singhiozzo"; precisa che, quanto si chiede di approvare, riguarda la precedente amministrazione, ma per continuità “tocca” farlo.  Segue una sfilza interminabile di cifre, guarda un pò, non ascolta nessuno e di cui non prendiamo nota perché tanto il bilancio verrà pubblicato (si spera).

Facce annoiate da tutte le parti, comprese le nostre che, sorrette dalle nostre gambe, guadagnano l'uscita (...e quindi uscimmo a riveder le stelle...) per andare a fare la spesa... da bravi contribuenti.

Nel pomeriggio apprendiamo dai media che, incredibilmente, alla ripresa dei lavori del Consiglio alle 15:30, è mancato il numero legale di consiglieri per l’approvazione delle delibere. Che strano, non ce lo saremmo mai aspettato. Saranno forse andati anche loro a fare la spesa?