OK, ci sono, posso scrivere due parole sulla “due giorni
storica” all’Aquila: con l’OCSE e ben quattro ministri. Monti, Barca, Profumo e
Cancellieri.
Io li ho vissuti intensamente, tra stupore, rabbia, lacrime
e quella sottile speranza che cerco ancora di soffocare, per non rimanere
delusa. Aspettiamo i fatti chè le premesse sembrano esserci.
La prima giornata al Ridotto del Teatro è stata una specie
di “brainstorming” con i cittadini che, dopo la premessa degli esperti OCSE,
sono stati invitati a parlare con l’incipit “la mia priorità, per il futuro di
questo territorio è…”. Insomma uno sforzo per proiettarsi nella città futura
che l’Ocse immagina intelligente, smart.
E qui c’è stato il primo colpo al cuore: nessuno dei
presenti tra coloro che hanno avuto possibilità di parlare, è stato in grado di
proiettarsi più in là. Qualcuno ha anche detto che stavamo facendo una brutta
figura. Ma non la penso così. Nessuna brutta figura: la comunità aquilana è
ancora nel pieno del dramma, questa è la verità. E proiettarsi nel futuro, quando il presente
ci vede ancora senza case, senza sicurezze, neanche quella sismica è
impossibile, ancora.
Poi ho ripensato all’ultimo incontro pubblico al Ridotto del
Teatro. Il 15 luglio 2010 il Commissario Chiodi annunciava “ Parte il 26 luglio
la nuova fase della ricostruzione. Un percorso che aprirà "la stagione del
confronto e della partecipazione con i cittadini aquilani"
. Quando il convegno annunciato ebbe luogo, proprio al Ridotto del Teatro, il 26 luglio, ci trovammo davanti un
muro di poliziotti che ci impedivano di entrare;
portavo un cartello con su scritto “MAI
PIU’ SENZA DI NOI”.
Ma fummo (e siamo stati considerati) estremisti, rompiballe,
quando persino i famosi quattro saggi invitavano a rifondare la città con i
cittadini.
Il ministro Barca, visibilmente colpito da così tanto
dolore, non solo ha accettato un progetto di un “Osservatorio civico e
partecipato sulla ricostruzione” ma ha invitato, continuamente, per due giorni, a praticare forme di
partecipazione dei cittadini.
Così come la trasparenza, da noi invocata e naufragata in
siti web dove quando si cerca qualcosa , nessuna ricerca dà risultati univoci;
ci si passano giornate intere per arrivare al documento di interesse, perché “open
data” è una "locuzione" intraducibile per molti.
Per non dire del resto: città intelligente, eco-sostenibilità, eco- turismo. Argomenti affrontati
con tanto di progetto da professionisti e semplici cittadini e declinati,
invece dagli altri, con ski-dome, gettate di cemento….
Ecco, un sentimento che non so descrivere mi prende la gola
se ancora penso a chi urlava contro le riunioni in Piazza Duomo (ed ora è anche candidato Sindaco),
o sequestrava carriole, a chi ancora accusa questi cittadini di aver rovinato la città.
Io spero che questi cittadini possano governarla la città!
www.appelloperlaquila.org
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