Appello per L'Aquila
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Il nostro appello:
Ciclicamente, e con drammatica cadenza, la natura e la storia
affidano ad alcune generazioni il compito di far rinascere la nostra
città.
Ma ricostruire senza pensare è un errore, il più grande. E purtroppo sta accadendo.
Le istituzioni, di qualsiasi livello, non sono state in grado,
in oltre due anni, di indicare un'idea di città, un progetto capace di
immaginare quale sarà il nostro modo di produrre, di consumare, di
spostarci, di abitare, di comunicare, di divertirci e socializzare.
Insomma di essere.
Senza un'idea di futuro credibile e ambizioso del quale
sentirci parte, col passare del tempo, si faranno inevitabilmente sempre
più strada sfiducia e tendenza a cercare altrove nuove possibilità per
noi e per i nostri figli.
Bisogna rompere questa specie di incantesimo, scuoterci da
questo torpore. E' urgente costruire una visione riconoscibile e
condivisa del nostro futuro per tornare a guardare con fiducia a noi
stessi e alla rifondazione della città come obiettivo comune e simbolo
identitario.
Non si può ricostruire senza reinventare la città: il suo
significato dopo il trauma, la sua cultura, la sua economia e il suo
posto nel mondo.
Il terremoto è un terribile fattore di discontinuità che ci
obbliga a intraprendere un percorso di evoluzione e trasformazione che
prima non abbiamo avuto la forza di avviare.
Dobbiamo accettare il cambiamento con la consapevolezza che,
piaccia o no, nulla sarà come prima, non il tessuto urbano e nemmeno
quello produttivo e sociale. Dobbiamo lavorare perché tutto sia meglio
di prima, ripartendo dai problemi che affliggevano il nostro territorio e
tutta la regione prima del sisma.
Non esistono vie di mezzo rassicuranti, ma solo sfide difficili
e ambiziose che la nostra classe politica non può che continuare a
fallire, come ha fatto con la gestione della non terminata emergenza e
la mai cominciata ricostruzione.
Con i loro diversi ruoli, e con le loro diverse responsabilità,
le "debolezze" di maggioranza e quelle di opposizione continuano,
drammaticamente, a fare ordinaria bassa politica per affrontare una
situazione che da quasi tre anni è invece tutta straordinaria. Il
fallimento a cui ci stanno condannando è ovunque intorno a noi e,
purtroppo, non potrà che peggiorare se le persone, le logiche e i metodi
rimarranno gli stessi.
È necessario ribaltare il gioco. L'intera comunità si senta
partecipe di una sfida, ogni cittadina e cittadino si assuma le proprie
responsabilità e si riappropri del diritto a costruirsi una vita degna.
Molti dei firmatari di questo appello sono stati tra i primi a
comprendere che la ricostruzione doveva partire dalla ricomposizione
del tessuto sociale e da una comunità capace di far fronte
all'emergenza, alle scellerate speculazioni di quelli che quella notte
ridevano, alle vetrine mediatiche "dell'Aquila ricostruita", ai
commissariamenti e relativi rimpalli di responsabilità.
L'obiettivo delle mobilitazioni, dalle prime assemblee nelle
tendopoli e negli alberghi fino alle grandi manifestazioni dell'Aquila e
di Roma, è stato anche quello di aggregare una comunità coesa e
solidale.
In questi mesi inoltre tanti hanno contribuito con idee e
proposte ad alimentare il dibattito cittadino necessario per progettare
le basi per la rifondazione della città.
Ora, in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno,
proponiamo che questo percorso metta insieme tutte le energie, si
allarghi e cresca fino a diventare il progetto politico vincente per una
comunità che vuole ricostruirsi migliorandosi.
Proponiamo un percorso di laboratori da cui possano emergere
soluzioni condivise per la città, che tenga conto dei difficili
mutamenti politici ed economici internazionali, e in cui si definisca un
modello di sviluppo sostenibile capace di indicare la direzione anche
agli altri territori abruzzesi.
Un processo che possa portare alla presentazione per le
prossime elezioni di una coalizione di più liste civiche che
autonomamente scelgano e sostengano un'unica candidata o candidato
sindaco fuori dagli schieramenti dei partiti, con modalità che saranno
condivise da tutti i partecipanti.
Un percorso che parte da lontano, credibile perché non
improvvisato in occasione dell'appuntamento elettorale, che non si
esaurirà con le elezioni, che coniugherà con maturità la partecipazione
cittadina e la rappresentanza; un processo basato non su figure
salvifiche ma sulle proposte e sul controllo della comunità nei
confronti di chi sarà delegato a rappresentarla.
La risorsa principale è nelle nostre mani: la capacità di
costruire strategie per indicare obiettivi, priorità e direttrici per lo
sviluppo economico e sociale dei nostri territori.
Nei prossimi anni dobbiamo usare le risorse finanziare
disponibili in investimenti a lungo termine, capaci di pianificare un
nuovo modello di sviluppo urbano, non inseguire soluzioni forse più
familiari ma non lungimiranti.
Non commettere l'errore del "tirare a campare" grazie
all'afflusso di denaro pubblico per poi ritrovarsi nulla in mano
perdendo l'occasione di riconvertire la nostra economia.
Si debbono destinare le risorse per favorire una vita
qualitativamente migliore, con servizi a cittadini e imprese,
infrastrutture materiali e immateriali e una pubblica amministrazione
efficiente ai massimi livelli.
Questo è il nostro "pensiero lungo", credere cioè che le
aziende innovative, che creano lavoro stabile nel rispetto della
sostenibilità ambientale e sociale di un territorio, siano attratte da
servizi e condizioni di vita qualitativi, piuttosto che da incentivi
fiscali a breve termine.
Partendo dai saperi del territorio e dal coinvolgimento delle
comunità locali, il dinamismo imprenditoriale, la produzione culturale,
quella scientifica e la sperimentazione creativa dovrebbero essere i
cardini dell'azione di governo perché la nostra città sia attraente e
stimolante per gli abitanti e gli investitori.
Queste direttrici sono la nostra scelta politica, affinché chi è
stato tenuto ai margini possa esprimere tutte le proprie capacità e
potenzialità.
Non ci possiamo più permettere il perdurare di rendite di posizione che bloccano il cambiamento. In nessun campo.
I nostri ragazzi e le nostre ragazze sono la risorsa più
preziosa: da loro deve arrivare la spinta all'innovazione e
all'evoluzione culturale ed economica necessarie a questo territorio.
Per questo devono trovare terreno fertile e supporto per esprimere le
proprie potenzialità, i sogni e la creatività.
Le donne, protagoniste indiscusse della quotidianità ordinaria e
straordinaria che stiamo vivendo, devono vedere pienamente riconosciuta
la loro specificità di genere nelle scelte economiche, nella
rappresentanza, nella determinazione di modi, tempi e qualità dei
servizi; devono essere punto di riferimento della gestione
amministrativa e artefici della politica cittadina.
In queste righe citiamo consapevolmente poco le parole della
prossima campagna elettorale: trasparenza, sicurezza, paesaggio,
riqualificazione, riconversione, qualità della vita, ascolto, mobilità
sostenibile, sostenibilità, agricoltura, scuola, università, socialità,
sanità pubblica, ricerca, cultura, condivisione, beni comuni, terza età,
lavoro, innovazione, solidarietà, turismo, centri storici o
partecipazione; e manca il tema della ricostruzione del bene più
prezioso e caro: le nostre abitazioni e i nostri monumenti.
Le vedremo utilizzate e manipolate nei programmi elettorali di
ogni coalizione, ma queste sono parole da difendere non da abusare, e
vogliamo dare loro un senso compiuto, perché non siano semplice
propaganda ma le basi reali del nostro avvenire.
Questo è l'appello che rivolgiamo ai cittadini e alle
cittadine aquilane, in particolare ai giovani che hanno il coraggio del
cambiamento.
A chi pensa che mai come oggi il bene di ogni singola persona è
il bene comune costruito da una comunità solidale e consapevole.
A chi come noi crede che il necessario cambiamento possa
avvenire ormai solo fuori dalle logiche delle spartizioni partitiche,
che la politica debba essere lo strumento di partecipazione alle scelte
per il bene comune.
A chi crede che la forza di un programma dipende sia dalla
qualità delle proposte che dal percorso di condivisione che le genera,
dalla storia di chi lo propone e dalle forze che riesce a mobilitare.
A chi sente che oggi abbiamo la responsabilità di dimostrare di
essere all'altezza di chi nei secoli ci ha preceduto e rifondare una
città migliore.
Con tutto il coraggio di cui siamo capaci.