Così domenica ho semplicemente camminato, a far finta di essere una cittadina con una città intorno. A via Nazionale lo sguardo mi è caduto su questo manifesto:
Ho comprato il biglietto e mi sono avventurata nel percorso della mostra: una meraviglia!
La mostra è si articola in una commistione di diversi contenuti espositivi: decine di oggetti originali provenienti da ogni parte del mondo (fossili, utensili, manufatti, opere d’arte, opere etnografiche, documenti antichissimi); ricostruzioni di scenari e di storie; installazioni interattive (sull’inesistenza biologica delle distinzioni razziali, sulla comunanza genetica di tutti gli esseri viventi, un grande planisfero interattivo per ripercorrere le storie di geni, popoli e lingue, e così via); installazioni con proiezioni, video e foto ; inoltre, ampie mappe geografiche, carte topografiche e pannelli descrittivi semplici ma molto esplicativi.
Per tutto il tempo dedicato alla mostra ho dimenticato il resto, L’Aquila compresa. All’uscita ho comperato il catalogo della mostra e ho cominciato a sognare: una mostra così a L’Aquila. Sì a L’Aquila, un bel Palazzo delle Esposizioni. Esposizioni permanenti ed itineranti. Un Palazzo in centro interamente dedicato a questo. Aperto sempre, anche di domenica.
Perché in centro dovrà esserci un’ampia scelta di cose da fare: attività culturali, mostre, convegni. Un brulicare di iniziative attraenti per noi e per chi verrà a visitarci.
Secondo me si può fare.
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