martedì 4 maggio 2010

I FEEL GOOD




Dice una famosissima canzone. Però questo titolo è solo provocatorio; io, infatti non sto bene.
Ma come la casa ce l’hai!
Ma come il lavoro ce l’hai!

Non so come dirlo. Provo con un esempio: quando mi chiedevano “Dove vivi?” rispondevo “a L’Aquila” e immediatamente la mia mente la focalizzava. Se dovevo descriverla, raccontavo della Chiesa di Collemaggio, della Fontana delle 99 Cannelle (le più famose al di fuori di qui) e gli altri cominciavano a capire, allora incalzavo: ma abbiamo tante chiese, tante piazze, tante fontane, tanti palazzi storici, bellissimi vicoli, il Castello con l’auditorium, gli archi, le bifore … E via così.
Ora se mi chiedono “Dove vivi?” Ho un vuoto.

E il vuoto non sono sole le case circondate dalle transenne, sono soprattutto le persone. Quelle che si incontravano in città, il nostro cuore. Quelle persone dove sono, che fanno?
Sembra quasi che, come una bambina, io voglia solo le strade per passeggiare. No, io desidero che tutte le persone colpite da questo dramma possano ricominciare la loro vita.
Nessuno più sarà in centro a riviverlo se in molti, tanti, troppi, non hanno più lavoro, spesso neanche una casa provvisoria. Come fanno queste persone a desiderare il centro se non hanno la possibilità di vivere?

Un lettore anonimo mi ha scritto:
“Mi resta difficile immaginare che uno sistematosi provvisoriamente nella casetta di 50mq di paese ereditata dal padre, a decine di chilometri di distanza da L'Aquila, che si è scaldato tutto l'inverno con il termo-camino, che ha perso il lavoro ed è senza sussidi, al quale ora tolgono anche il CAS (Contributo di autonoma sistemazione -che sarà sospeso alle persone che hanno una casa di proprietà nella provincia-), e con moglie e figli a carico, possa essere preoccupato principalmente del recupero della catena del pozzo di quel tal cortile o di quella grata in ferro battuto di quella tale chiesa!”

Conosco persone che sono ancora nelle caserme in attesa di vedersi assegnato un MAP (modulo abitativo provvisorio), ma quando l’avranno non sapranno come mantenersi e, in molti, sono anche persone non più giovani per le quali riciclarsi nel mondo del lavoro è difficile, spesso impossibile anche se decidessero di andar via.

Voglio rivedere le persone che abitavano in centro, ripopolarlo, come è giusto che sia. Invece non possono nemmeno raggiungere la loro casa. Penso a loro e mi sento fortunata, ma sto male lo stesso.
La sera mi viene un senso angosciante di impotenza, cerco di sforzarmi e rivedere la mia città, ma ora quando penso ai monumenti, alle strade, alla gente …. mi fa male.

Questo MIRACOLO AQUILANO, ha generato differenze e divisioni che, di certo, non fanno bene al processo di ricostruzione economico-sociale propedeutico alla ricostruzione del nostro centro storico.
Paradossalmente se ora avessi il centro storico tutto sistemato, ma vuoto, starei anche peggio. Vuoto, perché anche gli esercizi commerciali, gli artigiani senza gente che spende non tornerebbero mai.

Questa città sta morendo ed io intendo scriverlo e fare qualcosa che lo impedisca.
Denunciare l’incuria nel recupero delle pietre monumentali è un modo per far capire che anche quello che si sta facendo viene attuato in modo non sistematico, senza controllo, senza partecipazione dei cittadini. Tutti lontani e soli con i loro problemi.

E sto male.

5 commenti:

  1. è un anno. é "solo" un anno! vogliamo cominciare a ragionare se, "serenamente", si possa decidersi a seppellire la città morta? Mondare le sue spoglie e affidarle al tempo? "Bonificare" e "placare" strade e spazi; renderli nuovamente "camminabili", da parte di chi non può VIVERE senza tornare una volta al giorno o all'anno a Costa Masciarelli o a piazza S. Marciano o.... Poter dire "Lì ho abitato....", "Lì c'era il mio negozio..." , come si fa quando, superato un lutto, si percorre il cimitero: "lì sta Antonio, poveretto....", " guarda là, quella carogna di Pasquale..."; "la mia amata Nerina...", con ormai accettato ma eterno dolore e nostalgia.

    Una volta ripulita e lasciata in pace la città, forse qualcuno, come gli animali della foresta che rimettono la testa fuori dalle tane dopo il temporale, potrebbe tornare a rimettere in piedi le proprie pietre, ripulirle, ....riaprire uno spazio... tirare su una saracinesca....riaprire le finestre. Perchè no?

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  2. Anonimo 1/3
    C'è una storiella molto esplicativa, e cinica, che spiega bene come potrebbero stare le cose (il condizionale, per una mera ragione di opportunità, è d'obbligo): un poveraccio è inginocchiato davanti alla statua di San Gennaro, per chiedergli una grazia, perché non ce la fa proprio più!
    Ecco che si avvicina un Tizio molto ben vestito, pure troppo per la verità, il quale si rivolge anch'egli a San Gennaro, così: "San Genna', lascialo perdere a questo, che è un morto di fame e non gli serve niente: la grazia devi farla a me, che ho tre appartamenti, una Ferrari, una barca, una famiglia e un'amante da mantenere!".

    In comunicazione, quando si vuole fare qualcosa di diverso da quello che la normalità vorrebbe, si utilizzano alcuni meccanismi. Uno di questi è proporre qualcosa di più alto, di più lungimirante, per chiudere la bocca al buon senso si propone qualcosa che sembrerebbe averne ancora di più! Come, ad esempio, proponendo la gallina domani invece dell'uovo oggi, dando però così intanto, subito, l'ovetto oggi, ed in certi casi pure la gallina, a chi sì e a chi no.
    Agli altri poi, alla resa dei conti: niente oggi e niente pure domani!
    Vediamo come si fa.
    Intanto bisogna far notare che la comunicazione si svolge sempre su diversi piani, e si possono dire cose utilizzandone altre che, apparentemente, sembrerebbero "insospettabili".
    Prendiamo uno stabilimento balneare: c'è il chiosco del bar con una bella veranda all'ombra. Ad un tavolino ci sono tre giovanotti, belli e simpatici, che chiacchierano spensieratamente tra di loro.
    Ad un certo punto arrivano tre ragazze, altrettanto belle e spensierate, che prendono posto presso un altro tavolino. Passato qualche minuto, ecco che un giovanotto si alza, va al tavolo delle ragazze ed ad una di queste chiede: "Scusa, sai che ore sono?".
    Cosa è successo? Quale cosa ci comunica questo fatto? Che il ragazzo aveva effettivamente bisogno di sapere che ora fosse, o che è stato tentato un approccio?
    È naturale che se qualcuno gli chiedesse a muso duro: "Scusa, ma che vuoi? Perché non mi lasci in pace?", risponderebbe prontamente: "Scusa tu, ma volevo solo sapere l'ora!?"...
    E vengo ai fatti:
    nell'assegnazione delle case si è proceduto tenendo in considerazione in modo considerevole, ed io direi discriminatorio, chi fosse in possesso di un lavoro, e di un lavoro "attivo", ovvero escludendo, ad esempio, i cassa integrati cronici.
    Quindi saranno rimasti lontani prevalentemente i disoccupati, i cassa integrati cronici, così come i pensionati: i più deboli.
    In ragione di cosa? In ragione di un ragionamento secondo il quale la città, per poter ripartire, ovvero per poter dare anche agli altri una gallina domani, aveva bisogno di dare l'uovo subito, ed in alcuni casi anche la gallina, ad alcuni "selezionati" oggi! Quelli con un lavoro attivo, quindi, hanno avuto subito l'uovo, rientrando a L'Aquila: ora, dell'uovo o della gallina prevista per gli altri "domani", per quelli rimasti fuori, a chi interessa più? In quali termini se ne parlerebbe? Come verrebbe pianificata, questa possibilità per chi è rimasto fuori di avere anch'egli un ovetto? Lo vedremo di seguito.
    Intanto però, l'attuazione del ragionamento migliore e lungimirante ha garantito il ravvicinamento solo a chi, avendo un lavoro attivo, fosse in qualche misura già un privilegiato: a distanza di un anno, il seguito che le premesse di questa scelta si erano impegnate a garantire, l'ovetto per tutti domani, non mi pare ci sia stato.
    "Ci vuole tempo", si dirà, ma siamo sicuri sia una questione semplicemente di tempo, e non piuttosto di scelte?
    Andiamo a vedere.
    Però, al di là delle dichiarazioni formali ed ufficiali, attualmente questi sono i fatti: alcuni sono rientrati ed altri no: una cosa sono le premesse, gli intenti e gli obiettivi, una cosa è il risultato.

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  3. Anonimo 2/3
    Infatti si sarebbe potuto anche ragionare diversamente: far rientrare chi è senza lavoro perché più debole e svantaggiato rispetto a chi un lavoro invece ce l'ha!

    Ed ora facciamo un passo avanti, e guardiamo, dopo questa scelta, come si intende pianificare il futuro, su quali presupposti, e vediamo se queste nuove scelte si saldano con quella precedente, di far rientrare chi avesse un lavoro attivo e, se si saldano, come ed a vantaggio di chi: il rilancio economico del cratere. L'onorevole Lolli, per esempio, disse in una trasmissione in tv di aver letto che un certo Master Plan prevedeva finanziamenti per l'Auto Motive di Vasto, e che lui invece sarebbe senz'altro stato favorevole ad altri impieghi: come sostenere la Micron, rifinanziare progetti della Thales Alenia Space.
    In un programma tv dove erano presenti Chiodi, Cialente ed alcuni ex sindaci dell'Aquila, si è detto abbastanza chiaramente che i soldi (e tutte gli altri tipi di agevolazioni) che arriveranno per il rilancio economico del cratere, non potranno essere spesi come sussidi ai disoccupati ed ai cassa integrati, tanto meno mascherandoli per attività non legate, vincolate, ad una strategia che preveda, a medio e lungo termine, l'innesco di circoli virtuosi in termini di ritorni economici ed occupazionali!
    Chiaro e fine, il ragionamento: se facciamo assistenzialismo, se creiamo qualcosa che semplicemente distribuisce ai più deboli queste risorse, poi, domani, quando verranno inevitabilmente a mancare, cosa faremo? Non ci ritroveremmo poi, a distanza di qualche anno, nelle stesse condizioni di oggi e forse anche peggio?
    Meglio non darlo subito l'ovetto a tutti oggi: proprio per tutelare al meglio, responsabilmente gli interessi dei più deboli, bisogna investire invece affinché si inneschino circoli virtuosi: questi sì, potranno dare "domani, però", ai più deboli, una bella gallina in termini di sostanza e di durata nel tempo!
    Allora, se non direttamente sui più deboli, in cosa investire: ma naturale! Sulle realtà già presenti e consolidate del territorio!
    Ci risiamo! Esattamente la stessa cosa dei ravvicinamenti!
    In ragione di un futuro migliore, di una gallina per tutti domani, di una visione più lungimirante e solida della questione, non si può dare oggi ai più deboli così, quasi direttamente, ma bisogna passare per aziende e progetti che, una volta avuti i finanziamenti, restituiscano, a medio e lungo termine, ricchezza e benessere in economia ed occupazione!
    Va bene, ma se poi così non sarà, chi paga per le scelte sbagliate fatte oggi, e che favoriscono solo i soliti "già piazzati"?
    Nessuno!
    Sostenere la Micron vuol dire dare molti soldi in cambio, tutt'al più, del mantenimento, più o meno, degli stessi livelli occupazionali attuali: quanti disoccupati e/o cassa integrati potranno verosimilmente sperare di essere assunti dalla Micron domani? Praticamente nessuno.
    Rifinanziare progetti della Thales Alenia Space vuol dire, se le parole hanno ancora un significato preciso, dare soldi perché l'azienda possa continuare a fare cose che le sono già state finanziate nel passato. Ripeto: quanti disoccupati e/o cassa integrati potranno verosimilmente sperare di essere assunti dalla Thales Alenia Space in virtù di questi rifinanziamenti? Praticamente nessuno!
    Come può, ragionevolmente, un disoccupato, o un cassa integrato cronico, non rientrato a L'Aquila perché senza lavoro, aspettare che questi interventi inneschino a medio e lungo termine (che credo voglia dire 5, 10, 15 anni), dei circoli virtuosi per cui lui potrà avere una possibilità di trovare lavoro?

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  4. Anonimo 3/3
    Altro secondo ramo per gli investimenti: i contratti di programma! Cosa sono?
    Sono progetti presentati da privati che l'amministrazione pubblica, valutato se degni di interesse, finanzierà!
    Naturalmente immagino che per presentare un progetto tale da sperare di destare l'attenzione della PA, occorrerà avere un certo know-how, una certa struttura alle spalle, come quella di uno studio di architetti o di ingegneri, o un laboratorio di una certa "consistenza" capace di redigere un progetto. Un progetto per il quale, una volta approvato e finanziato, si dovrà saper mettere in cantiere, avendo gli strumenti ed il personale per realizzarlo sul campo.
    Ma potrà mai un disoccupato, od un cassa integrato cronico "normale", avere i mezzi, le risorse, la forza e le energie necessarie per presentare prima, e realizzare poi, un qualsiasi progetto degno dell'attenzione di una PA?
    Allora è chiaro che anche i Contratti di Programma, pure se formalmente sembrano accessibili a tutti, nei fatti saranno appannaggio solo di chi, per molti versi, è già in sella e piazzato di suo!
    Si obietterà: ma poi, chi dovrà realizzare un progetto, forse qualcuno lo assumerà! Intanto posso assicurare, per esperienza diretta, che le ditte private quando hanno picchi di lavoro anche molto consistenti ed anche per periodi piuttosto lunghi, se non si tratta di situazioni stimabili come definitive, "crepano", fanno i salti mortali, prima di procedere anche ad una sola assunzione a tempo indeterminato!
    Intanto c'è da considerare che un privato, verosimilmente, coinvolgerà nella realizzazione di un progetto prima di tutto i propri familiari, parenti, amici e conoscenti... insomma la morale è sempre la stessa: si darà prevalentemente, ma se considerassimo gli ordini di grandezza credo potremmo dire "esclusivamente", a chi già ha!
    Per i poveri, i disoccupati figli di nessuno, i cassa integrati cornici senza Santo in paradiso, a me pare non sia riposto proprio niente, se non un invisibile calcio nel sedere.

    Allora secondo me è chiaro che con la scelta "prima" di non far rientrare i disoccupati ed i cassa integrati cronici, ed il modo di investire "dopo" auspicando ritorni a medio e lungo termine, al di là delle motivazioni ufficiali e formali, uno è il risultato nei fatti: si scoraggia il rientro per i più deboli. E nemmeno con riferimento agli anziani ed ai pensionati, ma in special modo ai disoccupati ed ai cassa integrati cronici.

    Ma poi, a pensarci bene: che bella una città senza più disoccupati e cassa integrati!
    Meglio ancora se con tutte le macerie rimosse ed i reperti ben selezionati, ordinati e catalogati.

    Mi scuso per essermi allargato tanto, nell'utilizzare questo blog ma, come spero traspaia, anche altri, da altri punti di vista e posizioni, hanno un certo interesse per la città.

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