lunedì 3 maggio 2010

LETTERA AGLI AMMINISTRATORI

Al Sindaco dell’Aquila dott. Massimo Cialente
Al vice-sindaco dell’Aquila dott. Giampaolo Arduini
All’assessore delle politiche per le risorse umane - contratti - anagrafe e stato civile - affari generali - urp - informatizzazione e innovazione tecnologica - semplificazione amministrativa, comunicazione e trasparenza dott. Giuliano Lalli
Alla Giunta del Comune dell’Aquila


Egregi tutti,
a seguito del sisma che ha colpito la città dell’Aquila il suo centro storico è stato dichiarato ZONA ROSSA , quindi inaccessibile a tutti i cittadini.

In centro continuano lavori da parte di imprese che nessuno di noi cittadini è in grado di vedere né di controllare: dallo smaltimento macerie, alla catalogazione dei materiali da riutilizzare, ai puntellamenti, all’abbattimento di immobili, ai lavori di rifacimenti reti fognarie, idrauliche eccetera.

Il nostro patrimonio monumentale e privato è, quindi, ogni giorno soggetto a lavori di cui a tutt’oggi non conosciamo né l’entità, né il fine, men che meno i tempi.

Dalle poche incursioni che sono riuscita ad effettuare nel centro storico, ho avuto l’impressione che molte operazioni non siano affatto chiare: a cominciare dalla catalogazione delle macerie per finire ai furti, ormai giornalieri, di beni personali e, chissà, forse anche di qualche pietra monumentale o materiali edilizi necessari alla ricostruzione.

Credo sia giunto il momento che il Comune si doti di WEB-CAM che trasmettano ogni giorno da più punti della città, e ci diano la possibilità di vedere, controllare, renderci conto.

La trasparenza al momento mi sembra l’unica arma che abbiamo per difendere la nostra città, il nostro bene più prezioso.

Chiedo quindi a voi tutti di sistemare le poco costose WEB-CAM nel centro città. Laddove stanno operando le varie imprese e di creare sul sito del Comune la finestra di accesso alle stesse.

In attesa di un vostro positivo riscontro, invio
Distinti saluti

Giusi Pitari
Cittadina Aquilana

3 commenti:

  1. Vorrei far notare come, pur essendo assolutamente legittimo, tutta l'attenzione viene posta ad un livello alto della faccenda, se considerata nella sua interezza e complessità.
    Per livello intendo la distanza di un determinato argomento, in una scala delle necessità, a partire dai bisogni primari della gente.

    Penso che alcune persone, personalmente immagino siano molte, abbiano esigenze più terra terra di quella di sapere, e di voler controllare, come verrà trattato e selezionato il recupero di una scheggia di un ornamento sotto gronda di un palazzetto nobiliare del centro storico.
    Ripeto: occuparsene è pienamente legittimo, ma configura un riferimento ad uno strato, anche culturale, l'appartenenza ad una categoria, in senso esteso, che vive il post-sisma da una posizione evidentemente molto privilegiata.

    È solo una supposizione personale, ma son portato a pensare che si possa preoccupare del recupero di una tegola "antica" solo chi fosse evidentemente nella condizione di avere garantite e coperte quelle necessità primarie di fondo dalle quali non si può prescindere, come l'avere un lavoro ed una sistemazione adeguati.

    Oddio! Tutto può essere! Ma mi resta difficile immaginare che uno sistematosi provvisoriamente nella casetta di 50mq di paese ereditata dal padre, a decine di chilometri di distanza da L'Aquila, che si sia scaldato tutto l'inverno con il termocamino, e che avesse perso il lavoro e fosse senza sussidi, al quale ora tolgono anche il CAS, e con moglie e figli a carico, possa essere preoccupato principalmente del recupero della catena del pozzo di quel tal cortile o di quella grata in ferro battuto di quella tale chiesa!

    Così come non credo possa essere facilmente affascinato da tale occupazione chi, avendo la casa classificata "E" in centro storico, avesse già la chiara e netta percezione che la ricostruzione non sarà affatto "gratis", e non avesse un centesimo che sia uno da spenderci!

    Ora, a mio avviso, capita, almeno è quello che penso, che i più deboli sono anche quelli meno capaci di organizzarsi, di utilizzare i mezzi della comunicazione per far valere le loro ragioni, per occupare insomma la ribalta, il palcoscenico: cose che invece riescono molto bene a chi si trovasse in una condizione diversa e favorevole, come quella di avere un lavoro, e magari anche un "buon" lavoro, un lavoro che sia in città, e che ti lasci anche il tempo per pensare: qualcuno evidentemente avendocelo, lo darà forse per normale, scontato, ma non è esattamente così!
    C'è gente che fa lavori molto defatiganti, e che deve anche viaggiare molto per raggiungere il posto di lavoro: queste persone non credo abbiano poi a disposizione le medesime risorse per occuparsi di mattoni e cornicioni, come chi dovesse invece lavorare e risiedere a L'Aquila, con un impiego magari pubblico, tanto invidiato da essere indicato da alcuni come "stataluccio": per carità, assolutissimamente degni del più incondizionato rispetto, ma innegabilmente, con l'aria che tira, privilegiati.

    Per cui, concludendo, pur ritenendo "legittimissimo" l'impegno di chi intende occuparsi di capitelli e di frontoni, credo che così facendo, certamente non avendone l'intenzione, finisca coll'occupare definitivamente tutta la scena, alzando il rumore di fondo ad un livello tale che altri "lamenti" non riusciranno a passare.

    Si ripete, in una certa misura, quello che fu per le CASE di Berlusconi, e del timore che passasse il messaggio per cui la soluzione ai problemi veri e principali della gente fosse tutta lì.

    Si tratta, in definitiva, di un salutare esercizio riservato ed esclusivo, a tratti forse anche un po' snob, visto che fa tanto "culturale" (termine che si accompagna molto bene ad "intellettuale" e "spirituale", antagonisti di "materiale" ed "indigenza"), che fa tanto "distintivo", oserei quasi dire "di classe"!

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  2. all'anonimo che scrive in replica a Giusi, vorrei dire che la bellezza non deve essere un privilegio riservato a pochi ma un godimento per tutti. La nostra società, così come si è venuta configurando in Italia e non solo, è il frutto anche della speculazione edilizia e del degrado delle nostre città e campagne; un'Italia rovinata dai geometri e dalle lottizzazioni,che non ha più volto. E dove sono quelli che parlano di identità? Sarebbe auspicabile che tutti, e gli amministratori per primi, recuperassimo questi valori e di conseguenza si agisse. Rita

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  3. Anonimo, ho letto attentamente ciò che dici.
    A parte le specifiche considerazioni, mi è subito balazato alla mente che questo terremoto ha creato ingiustizie e differenze. Sì, io nel senso che intendi tu, sono fortunata. Ho perso solo la mia casa. Ma la realtà è che tutti abbiamo perso la città ed assieme a questo famiglie intere che non riescono a rientrare, moltissime persone che o non lavorano o la fanno con sacrifici spaventosi. Io non so cosa potrei fare, oltre a scriverlo, s'intende, ma so con certezza che se i nostri amministratori non faranno qualcosa subito, tutti noi siamo perduti. E l'incuria con la quale stanno facendo quel poco che fanno per il centro storico, non mi rende per niente ottimista

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