Di nuovo a raccontare la mia città. La mia città che non c’è.
Di nuovo volti increduli, commozione, partecipazione. Di nuovo domande. Tante. A volte persino imbarazzanti: “Ma davvero siete ancora senza casa? Ma come, gli studenti universitari viaggiano? Le camionette dei soldati, ma dai, non può essere!”
E ti senti male, quasi fossi tu responsabile di quello che accade e di non averlo mostrato.
Di nuovo le foto, i dati, le testimonianze, le parole, il dolore. La ferita, sempre aperta. Il corpo della mia città giace a terra, sanguinante, ancora, dopo quasi 14 mesi.
E non si può spiegare tutto, è impossibile: cosa volete che gliene freghi alle persone che una “Struttura Tecnica di Missione” istituita con tanto di decreto e che doveva avere una certa composizione (30 persone) per decidere il piano di ricostruzione, non sappiamo neanche da chi è composta se non da una sola persona, con la quale sembra impossibile avere dei colloqui che implichino partecipazione al processo di ricostruzione. Non si può spiegare tutto.
Allora ti accontenti che passi quel poco che riesci a rendere con la tua testimonianza. Certe volte le persone piangono persino alle mie parole. Dicono che non sapevano, che racconteranno.
….. poi ricomincia il congresso, ed io sono qui sola nella camera d’albergo e so che domani nessuno parlerà della mia città.
Ed io non vedo l’ora di tornare.
ti aspettiamo!
RispondiEliminaun abbraccio
elisa
ed un bel Welcome Point, come quello che c'era un tempo in Piazza Duomo, che dia indicazioni appropriate rispetto alla situazione attuale completamente stravolta?
RispondiEliminaCerto bisognerebbe reperire il personale adatto: sarà mica un problema, questo?
No-o!
E allora cosa aspettiamo?
E se rispondere a quelle imbarazzanti domande facesse capire che il re è nudo? Non so, a volte, pur nella mia misantropia, credo (spero?) che i cambiamenti possano partire dal basso...
RispondiEliminaDovremmo fare più informazione! Dovremmo dotarci di un minimo di attrezzature e risorse, ma proprio un minimo, che potremmo chiede come finanziamento al Comune, poche migliaia di euro, per fare informazione in città.
RispondiEliminaPotremmo costituirci in una specie di cooperativa di volontariato e stampare e divulgare notizie, interventi, ed anche riflessioni come queste bellissime proposte da Giusi: una specie di organo di stampa, ci vorrebbe!
Il BUTA! Che ve ne pare?
Sì, stampiamo il BUTA: Bollettino Ufficioso Terremotati d'Abruzzo.
Potrebbe dare anche un po' di lavoro...
Penso che il welcome point sia una buona idea. Ne parliamo in assemblea, al comune, dove?
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