giovedì 22 aprile 2010

PENSIERI E PAROLE

Pochi sanno che qui a L’Aquila parliamo una lingua tutta nostra, dal 6 aprile 2009.
Parole usate solo da specialisti sono divenute di uso comune: tramezzo, tamponatura, cortina, coppo, foratino, fibra di carbonio, smorzatore …
Altre sono neologismi: COM, DICOMAC, MAP, C.A.S.E., MUSP, MEP.

Ma la novità è che abbiamo cominciato ad usare parole che finora erano rare, almeno nel mio vocabolario.
La prima è INGRATITUDINE. Credo di averla usata solo qualche volta per iscritto, nei temi; forse perché non mi è mai capitato di dover definire una persona ingrata. L’ingratitudine è la mancanza di riconoscenza. Non ho mai trovato persone ingrate perché non ho mai agito per avere riconoscenza e, anzi, la parola “grazie” la uso per gentilezza in un sacco di occasioni e quando qualcuno mi si rivolge con un grazie, io dico “grazie a te”.
Ma la questione a L’Aquila è ancora più complessa. Gli ingrati sono coloro che dissentono, che dicono no all’imposizione di progetti, che reclamano trasparenza, che richiedono partecipazione, che esigono rispetto. Ma come invece di essere grati? Per cosa? Per aver avuto aiuti durante un’emergenza catastrofica? Ingrati perché pensiamo che l’incuria di anni ci costringe, oggi, a riportare la cronaca di una morte annunciata?
Ho sentito la parola ingratitudine molte volte negli ultimi tempi: l’altro giorno per radio dove un appassionato elettore del PDL, giudicava ingrato Fini “Berlusconi lo ha fatto Presidente della Camera e questo è il ringraziamento?” e poi l’ultima stasera: Bondi ha detto che tutti dovrebbero ringraziare il nostro premier.
Insomma la parola ingratitudine sta diventando il vessillo di chi, invece di capire, parlare, dialogare, preferisce tirare in ballo la riconoscenza. Una persona riconoscente è chi riconosce il bene ricevuto mostrando gratitudine e volontà di ricambiarlo.
Quindi a L’Aquila molte persone sono ingrate perché non riconoscono il bene ricevuto. Oltre a sottolineare che quello che si è ricevuto è un diritto in un paese civile, chi l’ha detto che è un bene per noi? Chi l’ha deciso? Chi ci ha interpellato? E poi tutto questo bene è eventualmente arrivato solo ad una parte della cittadinanza, 15.000 persone, mentre altre sono ancora sfollate chissà dove e, a dirla tutta, alcuni sono anche dentro i tanto denigrati container.
Ieri nel girone degli ingrati sono caduti anche alcuni consiglieri comunali, rei di non aver attribuito a Bertolaso la cittadinanza onoraria.
La seconda parola molto in voga qui a L’Aquila è CIALTRONE. Non ricordo di aver mai detto questa parola. Cialtrone è una persona spregevole, volgare negli atti e nelle parole.
E chi sarebbero questi cialtroni? Bene, sono quelle persone che durante il Consiglio Comunale solenne del 5 aprile sera, quello commemorativo dell’evento tragico di un anno fa, hanno espresso dissenso per il fatto che nulla aveva di commemorativo quel consiglio, tenuto di fronte a migliaia di cittadini accorsi da ogni dove per ricordare le numerosissime vittime del sisma.
Ecco, ancora una volta, chi dissente è ingrato e cialtrone.

Altre parole sono invece sconosciute: trasparenza, informazione, partecipazione, lavoro, autonomia, sostenibilità.

Ecco questa è la nuova L’Aquila ove alcuni cantano in dialetto.
Nel video qui sotto, che vi consiglio di vedere, trovate i sottotitoli in italiano.
Questa è la mia L’Aquila: trasparente, partecipativa, informata. Sono grata alla mia L’Aquila, cialtrona.

2 commenti:

  1. fiera di essere cialtrona, senza se e senza ma... e manco mi va di ringraziare nessuno... a parte tutti quelli che si ritrovano sotto un tendone a parlare insieme... giusi ti voglio bene... (anna)

    RispondiElimina
  2. Anna allora manco ti dico grazie, semplicemente.... IDEM

    RispondiElimina