Il nome di questo blog riporta il tempo che mi sembra sia passato dal momento in cui mi sono svegliata il 6 aprile 2009, a causa del sisma che ha colpito la mia città, e l’attimo nel quale ho percepito che la scossa si affievoliva. Non è il tempo a determinare la successione degli eventi, bensì è proprio lo scorrere degli eventi che determina il tempo che passa.
domenica 18 aprile 2010
NON VOGLIO CEDERE
Ma ce ne sarebbe di che.
Oggi 18 aprile sono tornata, oserei dire per l’ennesima volta - visto che ormai ogni tanto mi intrufolo in centro-, a Piazza san Pietro e poi di seguito per i vicoli, Piazza San Silvestro, Piazza Santa Maria Paganica e poi il Corso Stretto.
Non so descrivere cosa ho sentito: forse una stretta al cuore, una voragine nello stomaco, un tremore dei polsi, una vertigine continua, insomma mi fa male tutto.
Ho visto persone piangere, arrabbiarsi, urlare. Ancora. Dopo più di un anno.
Perché quando vivi in una città d’arte, questa ti entra dentro e se la perdi, perdi l’anima.
E durante questo ultimo anno nessuno si è curato delle anime. Se c'è una cosa che è stata trascurata, in questo terremoto è la cura delle anime. La reazione delle persone davanti alla distruzione descritta, vista in fotografia, annunciata e poi toccata con mano non è prevedibile. Quindi, quando si è in luoghi vietati, avere il controllo delle emozioni è impossibile.
Eppure serve andarci. Anche se poi stai male, malissimo. E hai paura. Perché ti senti perduto, perché non sai cosa fare.
Le nostre emozioni, le nostre anime, non sono tema di discussione ad alti livelli, anzi, ci considerano esasperati, gasati e poi anche ingrati e comunisti.
Le emozioni escono dirompenti, anche davanti ad un Consiglio Comunale nel quale nessuno ha tenuto conto del fatto che lì presenti vi fossero cittadini dolenti, sofferenti, con delle aspettative, che chiedevano rispetto. No, si è maleducati e basta. Si pensa solo alla figuraccia davanti alle TV.
Perché l’anima di una città non è di loro competenza. Di nessuno.
Ce la dobbiamo fare da soli.
Ogni volta che si può dobbiamo andare in città, per i vicoli, perché il fatto che possano essere pericolosi genera qualche perplessità che, però, nulla è di fronte al fatto che l’anima ha bisogno di capire, di elaborare, di ricostruirsi assieme.
Credo che sia essenziale, per non cedere e, quindi, lottare, trovarsi assieme nella distruzione e piangerla, urlarla, maledirla. Perché poi, forse, troveremo assieme la strada giusta, perlomeno per non cedere la nostra anima ad altri.
Quella no, proprio no.
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è stato toccante il giro in centro di questa mattina nella zona tabù. Mi è sembrato una sorta di presidio visivo da protocollare e memorizzare.
RispondiEliminaAnch'io alla vista di San Pietro (benchè già preparata dalle varie foto) mi sono sconvolta.
Ma non ho pianto, stavolta, perchè all'ammalato non bisogna far trapelare la preoccupazione. Mi sono rivolta a L'Aquila dicendole mentalmente: "coraggio, ce la farai, ti devi fare forza, io sono qui accanto a te e non ti lascio, dimmi di che hai bisogno ed io farò di tutto per accontentarti e alleviarti le sofferenze.
No, non ti lascio sola, sta tranquilla, tu cerca di resistere, sei forte, sei una roccia, ce la puoi fare"... anna
E anche noi aquilani siamo forti!
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