domenica 11 aprile 2010

Non solo correre

Riporto la bellissima nota di David Ermacora che oggi ha percorso le vie dell'Aquilano, correndo. Mi ha incontrato a Piazza Duomo ed insieme ai suoi amici ha preso la carriola ed ha spalato le nostre macerie. Un incontro che non posso dimenticare!



A volte si hanno delle sensazioni ancor prima di vivere la situazione scatenante e anche se fino a ieri poteva sembrare scontato il fatto che non sarebbe stata una giornata come le altre, non avrei mai immaginato di vivere oggi delle emozioni così intense e profonde. Innanzitutto non credevo fosse stato possibile, per gli organizzatori, attrezzare la partenza della gara al centro storico. Immaginavo saremmo partiti da un anonimo mega piazzale periferico per giungere fino ad Onna ormai ricostruita e piena di speranze. Ma usciti dall’autostrada quello che sfilava dal mio finestrino ha risvegliato in un attimo le terribili sensazioni di un anno fa. Lunghi viali di palazzi segnati dalle ferite della terra che si ribella ci hanno accompagnato per centinaia di metri. Facciate colpite da invisibili pugni raccontavano di vite private violate, spogliate come alcune camere ormai visibili a chiunque transitasse per quella strada. Ho capito in un momento cosa sarebbe stato oggi. Abbiamo sostato una mezz’ora prima di attrezzarci per la gara e ho pensato di riscaldarmi nei pressi di quei viali per cercare di immaginare in che modo le storie di migliaia di persone possano essere cambiate in una cinquantina di secondi. Siamo usciti e corricchiando saliti verso il centro, e il cuore batteva in un modo diverso dal solito perché non c’era solo la fatica della corsa a sollecitarlo ma anche il terrore e lo strazio che ancora oggi echeggia tra quelle crepe di stanchezza nei palazzi profondamente segnati. Il caso ha poi voluto che incontrassimo i rappresentanti del “popolo delle carriole” ed è stato subito feeling ed eccoci in marcia, carriole e pale alla mano, verso la zona più colpita dal terremoto. Abbiamo attraversato un vicolo con dei palazzi altissimi, si vedeva un spicchio di cielo con ai lati di nuovo crepe e muri allentati. Stranamente ho avuto netta la sensazione dell’immenso orgoglio di quel centro storico, ferito ma ancora in piedi e poi la gente che ne reclama i fasti passati ancor più ferita ma altrettanto convinta di quanto sia impossibile rinunciarvi non fosse altro che per le loro radici ancora oggi così incarnite in quei sampietrini pieni di significati. Come fare a meno di quei palazzi e vicoli che raccontano grandi storie centenarie della propria città gloriosa e tante piccole storie sconosciute ai più che ognuno di loro condivide con i luoghi nei quali è cresciuto. Storie fatte di ricordi, di infanzie, di amicizie nate e consumate in quei bar oggi desolatamente deserti , bui e sbarrati, di passeggiate tra i vicoli, di quei sapori che nessuna altra città saprà mai regalarti oltre alla tua. Mentre correvo e la gente applaudiva un ragazzo in canottiera sbuffando ha gridato :”L’Aquila vive!”
L’Aquila è morta, io credo, ma gli aquilani vivono pieni di speranze, ecco ora serve il miracolo!

Nessun commento:

Posta un commento