domenica 25 aprile 2010

LA MIA CITTA' (seconda puntata)

La seconda puntata.

Dove sono ora gli aquilani? Descriverlo sarà complesso, ma ci provo. Forse mi occorreranno due puntate.

Vi prego, qualora alla fine non risultasse chiaro ciò che dico, di inviarmi le vostre domande, sarò lieta di rispondere (eventualmente con un altro post).

Come avrete capito il centro storico dell’Aquila è completamente inaccessibile, viene detto ZONA ROSSA, così come le aree storiche di tutti i comuni e le frazioni della nostra città territorio.
Quindi, dove abitano ora i residenti dei centri storici?
Come detto nel centro storico dell’Aquila abitavano circa 16.000 persone, di cui circa 7000 studenti universitari (i cosiddetti fuori-sede). Orbene, per gli studenti universitari non è stata prevista alcuna sistemazione provvisoria (ve ne parlerò in un’altra puntata), mentre per i residenti (stabilmente residenti, quindi sia proprietari che in affitto) è stata prevista una sistemazione temporanea in alloggi definitivi: il famosissimo progetto C.A.S.E. (costruzioni antisismiche ecosostenibili), quello con il quale hanno riempito TV, giornali e per il quale è stato proclamato il “MIRACOLO AQUILANO”.
Senza guardare troppo all’esattezza dei numeri, potete immaginare che queste tanto inneggiate C.A.S.E., sono state previste per tutti coloro che dal 6 aprile 2009 non hanno più avuto la possibilità di rientrare nelle proprie case del centro storico, cioè della zona rossa. E facendo i conti, pur se sommari, per L’Aquila città queste persone erano circa 9000. Il progetto faraonico delle C.A.S.E, ha previsto la realizzazione di più di 4500 appartamenti destinati a 18.000 persone. Chi sono queste persone:
1. I residenti del centro storico dell’Aquila
2. I residenti degli altri centri storici
3. I residenti a L’Aquila e nei comuni del cratere che, pur non abitando nei centri storici, hanno subito danni strutturali alle proprie abitazioni. Tra queste ci sono anche io: abitavo nell’immediata periferia e il mio palazzo ha subito danni strutturali che prevedono lavori più lunghi per il ripristino dell’abitabilità dell’intero stabile.

A quanto ammontano queste persone? A molto più dei famosi 18.000 previsti dalla protezione civile!
Infatti, quando ad un certo punto (si era in ottobre, più o meno) i vertici della protezione civile si resero conto dell’insufficienza di queste nuove C.A.S.E., e si decise di costruire, nei paesi limitrofi a L’Aquila, delle abitazioni provvisorie prefabbricate, i cosiddetti MAP (moduli abitativi provvisori) ed si cominciò a montarli in alcuni paesi, spesso accanto alla faraoniche C.A.S.E., annunciando, tra l’altro, che questi moduli sarebbero serviti a mantenere le persone vicine ai luoghi dove abitavano prima. Questi MAP sono abitazioni dignitosissime e completamente arredate, esattamente come le C.A.S.E..
Mi spiego meglio: le C.A.S.E., sono state costruite in 19 nuovi luoghi, uno di questi si chiama Roio ed è una frazione dell’Aquila. In questo sito nelle famose C.A.S.E., sono andati ad abitare gli aquilani (più o meno, lo dico per semplificare e far capire) delle case inagibili aquilane, mentre gli abitanti di Roio sono andati ad abitare nei vicini MAP.
Il governo ha sempre detto che il meraviglioso progetto C.A.S.E. era necessario per dare abitazioni confortevoli a persone che avevano da aspettare molti anni prima di poter rientrare nelle loro abitazioni. E allora una domanda sorge spontanea: come mai gli abitanti del centro storico dell’Aquila che devono aspettare parecchi anni per la ricostruzione sono andati nel progetto C.A.S.E., e quelli del centro storico di Roio con la stessa aspettativa riguardo la propria abitazione stanno nei MAP?
Sembrerà una questione di lana caprina ma non lo è: prima di tutto i MAP sono costati la metà e sono provvisori (una volta restituita alle persone la propria abitazione si smontano e si portano via), gli alloggi C.A.S.E., invece, sono stati costosissimi, sono definitivi ed hanno per sempre rovinato il nostro ambiente: resteranno lì con grossi problemi di manutenzione ed anche di destinazione (se necessario approfondirò in seguito la questione dei costi, del danno ambientale e della antisismicità di questi alloggi). Si è detto dall’inizio che quegli alloggi andranno agli studenti universitari, ma quando? Tra dieci anni? E nel frattempo?
Comunque, se siete riusciti a seguire il discorso, potreste anche pensare: ok, si è speso di più, forse si poteva fare meglio ma, insomma, di fronte alla catastrofe cos’altro fare?
Ebbene, il risparmio ovvio dei MAP rispetto alle C.A.S.E. avrebbe potuto avviare subito la ricostruzione. Qualcuno potrebbe obiettare: ma come dopo appena un anno già si volevano i centri storici ricostruiti? Io rispondo: ricostruiti no, ma avviati sicuramente sì.
Eppure questa non è l’unica questione.
Ora vi chiedo: secondo voi dov'è il resto degli aquilani? Ossia quelli che non abitavano nei centri storici oppure in case che non hanno riportato danni strutturali?
Ecco i numeri, e non sono miei, stavolta sono della Protezione Civile. Al 10 aprile 2010.
14.637 persone risultano nel progetto C.A.S.E.
2053 nel MAP

1945 in affitto: contratto effettuato tramite la protezione civile 306 ancora in affitto (fondo immobiliare)
4266 in albergo (2461 in provincia dell’Aquila, 1195 in provincia di Teramo, 113 in provincia di Chieti e 422 in provincia di Pescara)
754 nelle caserme dell’Aquila

[le voci in grassetto hanno costi che, ovviamente, tutti noi stiamo pagando, per le atre voci abbiamo già speso circa un miliardo di Euro]

Ma non è finita:
27055 percepiscono il contributo di autonoma sistemazione.
Cosa vuol dire?
Bene 27000 persone, più o meno, non potendo ancora rientrare a casa, hanno trovato una sistemazione in maniera autonoma, dove non si sa, e sono in attesa di rientrare nelle proprie abitazioni. Per questo percepiscono un contributo che ammonta a circa 200 Euro a persona al mese (più o meno).
Ma come, direte voi? Ammesso che tra C.A.S.E. e MAP le persone con case inagibili per danni strutturali sono state più o meno sistemate chi sono gli altri?
Gli altri sono:
a. quelli che non hanno trovato sistemazione nelle case più o meno provvisorie, ossia single e famiglie con due persone. Infatti tutti o quasi gli appartamenti sono stati destinati a famiglie più numerose ( 3 o più persone) che per di più dovevano essere attive, ossia lavoratori, quindi i nostri anziani non hanno avuto la possibilità di rientrare e sono lontani, soli e in grandissima difficoltà (preciso che per ciascuna persona che si trova in albergo il costo è altissimo: 53 Euro a persona al giorno- in un anno 19345 Euro-).
b.Poi ci sono i 27000 in autonoma sistemazione. Chi sono? Non ci crederete, sono, per la maggior parte (vi dirò in un'altra puntata le particolarità), persone che abitavano in case che non hanno avuto danni strutturali, quindi danni cosiddetti leggeri, e che non riescono a rientrare, perché persino la ricostruzione di abitazioni con danni leggeri non è iniziata ed ha lungaggini che non potete neanche immaginare. Dove sono queste 27000 persone? NON LO SO.

In soldoni, comunque, almeno 51000 persone non abitano al momento a L’Aquila.
Che vuol dire? Che L’Aquila è vuota: il centro, le periferie, tutto. Bisognerebbe farvi fare una visita guidata di notte, rimarreste esterrefatti! Non una luce, palazzi vuoti, case buie e centro storico blindato e militarizzato.
Vi sembro esagerata? Vorrei tanto esserlo.
Questa è ora la mia città.
Per me che sono ingrata, cialtrona, comunista..
Ho un gran vantaggio: dove abito ora, a Cese di Preturo, piccolissima frazione dell’Aquila, in campagna, ci sono a primavera degli uccelli che la sera cantano e rompono il silenzio.

Per avere un’idea della mia città vi consiglio questo video tragi-comico

4 commenti:

  1. Giusi è disperante! anche solo descriverlo "a voce" o mostrando immagini, a chi potrebbe comprenderlo (per cultura, simpatia, conoscenza diretta, esperienza di analoghe situazioni, fiducia nel "raccontatore"....). non si riesce; non si riesce.

    Occorre trovare, inventarsi, qualcosa di nuovo, di diverso: che ne so: cicli di conferenze itineranti, offerta di visite guidate, appelli internazionali, altoparlanti mediatici, WEBCAM!...

    Oppure, niente; fare finta di nulla. Andare avanti così, con disperazione e un gran magone

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  2. Bè intanto io lancio un sassolino. Mi sento meno sola. Se qualcuno vuole una visita guidata io e altri siamo disponibili

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  3. tante persone stanno ancora in camper o roulotte, tante nelle case inagibili, tante nei garage, tante ancora ospiti di parenti e amici, tanti se ne sono andati...

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  4. E' vero, ma nessuno lo sa. Scrivete le vostre storie io le posso far girare.
    Grazie

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