Riassumendo:
1. Il centro storico dell’Aquila è inaccessibile
2. I centri storici dei comuni e frazioni limitrofe sono inaccessibili
3. Gli aquilani non abitano a L’Aquila, se non una piccola percentuale
4. Anche gli altri centri sono disabitati
5. La ricostruzione non è partita, non solo quella dei centri storici, ma anche quella delle periferie, persino per le abitazioni che hanno subito danni leggeri (solo da poco cominciano a vedersi impalcature attorno ai palazzi delle periferie)
6. Gli studenti universitari non risiedono in città, viaggiano.
Quindi come stiamo?
Malissimo.
La città non c’è, non ce l’abbiamo più, il futuro è nebbioso, non riusciamo a vederlo.
Non si può capire né descrivere cosa significhi perdere la propria città e, dopo tanti mesi, le conseguenze di ciò si vedono chiaramente non solo al livello psicologico, ma soprattutto al livello economico.
Dove sono tutte le attività commerciali e artigianali che animavano il centro storico?
Qualcuna di queste ha riaperto in luoghi diversi, distanti dalla città, così ora abbiamo anche una mappa per ritrovare le attività commerciali. Molti artigiani, soprattutto i più piccoli, non si sa cosa fanno al momento: hanno ricevuto un contributo per i primi mesi, poi più nulla. Anche coloro che coraggiosamente hanno riaperto la propria attività non se la passano bene: c’è meno gente, per raggiungerli bisogna usare l’automobile, gli studenti universitari non ci sono.
Per il progetto C.A.S.E. hanno lavorato ditte non aquilane. Molte delle piccole imprese edili, per poter lavorare anche solo per opere di puntellamento, hanno dovuto anticipare materiali e soldi. Solo ora si comincia a rilavorare nel campo dell’edilizia.
Nel progetto C.A.S.E., ogni tanto viene qualche operaio a verificare la “messa a terra” dell’impianto elettrico, ad aggiustare le finestre, a controllare gli elettrodomestici: nessuno è aquilano.
Anche impieghi quali quello delle colf sono assai diminuiti, ora si abita tutti in case provvisorie spesso molto piccole. L’assistenza agli anziani e anche il baby sitting sono difficili, perché spesso le persone di fiducia che lavorano per le famiglie si trovano in paesi lontani e i trasporti non sono propriamente efficienti.
Molti professionisti si stanno trasferendo altrove.
Alcune imprese hanno licenziato i dipendenti, non ci sono incentivi per nuovi insediamenti.
Si ha l’enorme problema delle macerie, ma nessuno sta investendo in lavoro locale.
A tal proposito vorrei ricordare che in concomitanza con le manifestazioni del cosiddetto “Popolo delle Carriole” furono promessi mari e monti: sgombero macerie, individuazione siti temporanei e, soprattutto, trasparenza. Bene, al momento non sappiamo quante macerie siano state sgomberate dal centro storico dell’Aquila (nei paesi è tutto fermo), non sappiamo quanto materiale riciclabile sia stato recuperato e neanche chi, eventualmente, sta incassando gli introiti dovuti alla loro vendita (a chi? tra l’altro), non sappiamo se gli inerti recuperati (che ci hanno detto vengono triturati) siano anch’essi venduti oppure usati per il recupero delle cave e, per questo, non abbiamo un cosiddetto “piano cave”. Abbiamo chiesto di assumere personale locale per la differenziazione in loco delle macerie e per il loro successivo smaltimento: nessuna risposta. Abbiamo chiesto di poter avere il crono programma dello sgombero delle macerie, anche per poter controllare: nessuna risposta.
Abbiamo l’idea che si navighi a vista in questo mare di problemi.
Vi lascio con le nostre speranze:
ci sono operai aquilani (e son tanti) che preferiscono la cassa integrazione
RispondiEliminate lo dico sicuro delle mie parole
e addolorato, credimi
la vibac ci sta tenendo in cassa integrazione da circa un mese. Abbiamo piazzato un presidio fuori dall'azienda ma a quanto pare, alla proprietà interessa zero, mira solo a avere incentivi, se non li otterrà, chiuderà. Siamo 150 dipendenti, e non siamo felici della cassa integrazione! Il terremoto mi ha tolto i parenti, la casa e adesso anche il lavoro. Dove sono le istituzioni?
RispondiEliminaCredo che non dobbiamo guardare ai cosiddetti approfittatori, perchè così ci sviamo e ci dividiamo. La situazione della Vibac invece, sosteniamola, cerchiamo di dare voce a tutte quelle famiglie che rischiano il lastrico o magari di essere trasferite.
RispondiEliminaHo postato la situazione della Vibac sulla mia pagina di Facebook, stasera se potete venite all'assemblea a Piazza Duomo alle ore 19.00
RispondiEliminaMa che le tolgono a fare le macerie, se la gente poi i soldi per ricostruire non li ha? Un disoccupato che sia stato "preferibilmente" lasciato sulla costa, per cedere il passo "ai lavoratori": con cosa se la ricostruisce la casa crollata?
RispondiEliminaCon con cosa li paga i costi di un eventuale bel consorzio? E i 3.000€ mediamente chiesti per rifare un impianto elettrico? O i "mila€" per rifare un bagno? E le rilevazioni strumentali necessarie "in più" rispetto a quelle economicamente coperte?
Se è vero che per rintonacare si devono smontare le grondaie ed in discendenti, che poi bisogna necessariamente sostituire con dei nuovi, ma che non vengono rimborsati in quanto non direttamente danneggiati dal sisma, con cosa le affronta tutte queste "problematiche" un disoccupato?
Co' 'sta micragna che gira, ma tutta 'sta fretta chi ce l'ha?
'Sta freccia costantemente accesa in corsia di sorpasso, chi c'è l'ha?
Un disoccupato presso un parente, in una remota casetta di paese, o in qualsiasi buco della terra, percepisce fino a 400 euro al mese!
Sembrerà cinico dirlo, per chi Ama la città, ma anche tanto realistico: dopo che fa?
Quando gli hanno rimosso tutte le macerie, che fa? Si spara?
Infatti, caro anonimo il terremoto vero ora è quello del lavoro e i nostri amministratori DEVONO darci la possibilità di rimanere a L'Aquila con dignità.
RispondiEliminaMa "chi" "DEVE"? O "DOVREBBE" dare la possibilità agli altri di rimanere a L'Aquila?
RispondiEliminaColoro che non hanno fatto un PRG dagli anni settanta?
Coloro che han permesso che 1.500 dipendenti, come quelli di Villa Pini, restassero per oltre un anno senza stipendio?
Coloro che han lasciato i cassa integrati Finmek 7 anni in cassa integrazione?
Coloro che in 30 anni non hanno avuto modo di sistemare come si deve, in un capoluogo di Regione, il campo di atletica di Piazza D'Armi?
Coloro che tenevano dei bambini in una scuola come la De Amicis? O quei ragazzi nel Convitto? O degli studenti nella Casa dello Studente?
E mi fermo qui, perché non posso nemmeno far cenno a termini come "lottizzazioni", "favoritismi", "nepotismo", "clientelismo"...
ma chi è nato a L'Aquila, e con gli aquilani ci ha "pazziato" da piccolo e da grosso, e chi ne ha conosciuto abbastanza bene qualche migliaio, ne ha viste di cose, e ne vede ancora!
La città è di chi è sempre stata, e chi la possiede è già da mesi in fase di rimonta: gli altri si attacchino pure al tram, esattamente come ieri.
Capisco anonimo, però non riesco ad arrendermi, o meglio, non riesco a stare ferma. C'è gente onesta a L'Aquila, deve solo farsi avanti, con determinazione.
RispondiEliminaÈ vero: c'è una città che critica stando a guardare ed un altra che invece va avanti fiduciosa, come i 200 nuovi assunti dal Comune dell'Aquila, tanto per dire.
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