L’Aquila, 6 aprile 2010
Nel giorno del lutto, il silenzio, di tutti.
Nel giorno di lutto, 308 rintocchi di campana hanno scandito uno a uno gli ultimi respiri di chi quella notte dormiva nel posto sbagliato. Il posto che amava.
Ma il silenzio non è un’imposizione, per cui è lecito parlare. Parlare di loro, ricordandoli e, per chi è in grado, pregare.
Poi ci sono le persone che parlano e il 6 aprile sembra venirgli più facile: parole di circostanza, parole vuote, parole che non hanno alcun sapore: né tristezza, né speranza.
E poi ci sono le minoranze, quelle che non riescono a star zitte. Forse perché le parole vuote, quelle di circostanza, a volte feriscono più di un’accusa manifesta.
Cosa è una maggioranza o una minoranza? E in una città come L’Aquila oggi, cosa sono queste parole?
La maggioranza tace, la minoranza sta zitta. In realtà così doveva essere. Ma la maggioranza ha taciuto e la minoranza ha implorato il silenzio. Ha implorato rispetto, così come da tempo chiede partecipazione, anche per chi tace.
Un Consiglio Comunale Solenne lo immaginavo così: il nostro Sindaco, i nostri Consiglieri e la città. Sulle sedie riservate i rappresentanti delle Istituzioni cittadine che tanto stanno facendo per la città, un rappresentante degli studenti Universitari (uno qualsiasi tra i 21000), degli studenti delle scuole, i vigili del Fuoco, i rappresentanti dei volontari della Protezione Civile …….
E i cittadini, assieme tutti, nella città per la città.
Un discorso di unione, di speranza nel ricordo di tante perdite.
Poi il giorno dopo il Consiglio Comunale Solenne con le personalità.
Non avrei neanche voluto protestare, ma i rimproveri dei nostri consiglieri mi hanno indignata.
Questo terremoto ha cambiato la mia vita, per sempre. Non solo perché non ho più la mia casa, ma perché ho capito che la rivoglio sopra ogni cosa, perché la mia casa faceva parte della città. E non mi accontenterò di rattoppi. Desidero sapere con certezza se la mia casa sarà sicura, per chi verrà, chiunque sia. Se non avrò la certezza mi batterò per far capire a tutti che la lezione di questo terremoto è una sola: non avevamo case sicure, d’ora in poi si dovrà ricostruire nel ricordo. Di ciò che è stato.
Prima di noi c’è stato che ha vissuto la guerra e, sacrificando la propria vita, si è rialzato con dignità, regalandoci questo straccio di democrazia.
Non volevo il terremoto, ma penso che ora è giusto che io mi sacrifichi, persino restando in questa landa desolata che si chiama Cese di Preturo. Ma al futuro voglio lasciare una casa sicura. Rinuncio a tutto, avrò una casa sicura per la L’Aquila del futuro, per i miei figli e chi verrà dopo.
Per questo mi batterò, con tutta me stessa. Per tutti quelli che stanno come me, che come me avevano una casa ed hanno diritto di riaverla sicura, con qualsiasi lettera siano stati catalogati: A, B, C, D, E, F … Continuerò a pretendere un progetto vero per tutta la città, centro periferie, borghi.
Per fare questo, anche se sono in minoranza, ho bisogno dei rappresentanti che ho eletto democraticamente. Se non rispondono sarò in prima linea sempre a pungolarli, a richiedere trasparenza, a richiedere che siano gli aquilani a lavorare, a volere uno spazio dove incontrare la mia gente, a pretendere rispetto.
Se sarò una minoranza, mi adeguerò. Sono abituata.
Oggi è lutto cittadino, mi è toccato di spiegarlo a tutte le TV che impazzano a L’Aquila che mi volevano per varie dirette. Persino Bruno Vespa. A tutti loro ho richiesto rispetto. A Bruno Vespa ho risposto che non avevo nessuna voglia di polemizzare con Cialente, Bertolaso e Chiodi nel giorno in cui, ad un anno di distanza, mi tocca di sperare che Nicola, Giusy, Genny, Piervincenzo, Andrea, Lucilla, i bambini e tutti gli altri siano spirati in meno di “trentotto secondi”.
Giusy ai colto nel segno .. direi carriole ma non solo .. adesso dobbiamo concentrarci sulla ricostruzione
RispondiEliminaDeve partire .. ed essere sicura più possibile.
Che ne dici di fare insieme all'università dei seminari in cui illustrare alla cittadinanza le metodologie di recupero? oppure interessando direttamente le ditte produttrici di materiali (fibre di carbonio, isolatori sismici, ecc)
Adalberto
Sentirò qualche ingegnere che sappia comunicare bene, però, altrimenti, con il rischio di essere troppo tecnici, nessuno capisce nulla. Lo scrivo al Rettore
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