giovedì 25 marzo 2010

Omnes feriunt, ultima necat.

La parola "cimitero" deriva dal greco κοιμητήριον "luogo di riposo".
Indipendentemente dalla fede, i cimiteri sono dei luoghi ove chiunque si avvicini lo fa in silenzio, rispettosamente in silenzio.
Pur non frequentandoli assiduamente ogni tanto sento un senso di colpa, in particolare quando penso che, oramai, è più di un anno che non vado a trovare mamma e papà, nel cimitero di Avezzano, o Fabrizio nel cimitero dell’Aquila.
Poi ho visto il filmato ed ho rivisto le foto del mio amico Adriano



In sintesi: abbiamo le scuole, abbiamo dei nuovi quartieri per pochi cittadini, ancora 30000 sfollati, tantissimi disoccupati, i centri storici pieni di macerie e immondizia, le periferie vuote, il Castello in stato di abbandono, Piazza D’Armi in stato pietoso e occupata dalla Curia, gli studenti universitari pendolari, impianti sportivi fatiscenti, mille difficoltà quotidiane, il fiume Aterno che sembra una suppellettile inutilizzata da secoli …. e anche i nostri morti dimenticati. Tutti. Perché il cimitero è un luogo che esige rispetto.

Non per essere sempre polemica, ma le nostre aziende municipalizzate sono in ferie?

Sento il dovere morale di occuparmi del cimitero. Tutti i paesi civili assicurano, nella loro legislazione, il rispetto e l'inviolabilità dei cimiteri e delle singole tombe.
E a me pare che siano violate, non già dal terremoto, ma dalla continua indifferenza di chi neanche pone il problema, nascondendo quello che per me è chiaro: ad un anno dal terremoto, se i cittadini non si fanno sentire, nulla verrà fatto.

Cercherò il giorno 6 aprile di occuparmi delle anime dei morti, nell’unico modo che posso fare: andrò al cimitero, a ripulirlo.

2 commenti:

  1. finalmente qualcosa si muove, nelle coscienze e nell'opinione pubblica.

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  2. E' dura, Adriano, ma ci dobbiamo provare

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