domenica 21 marzo 2010

Sparigliare


Creare nuove situazioni, nuovi equilibri, nuovi scenari.

Non era previsto, ma poi alle ore 10.00 circa, quando eravamo tutti schierati con le nostre carriole pronti ad andare a Piazza Palazzo per verificare il lavoro svolto dalle ruspe, arriva la sorpresa. Dietro di noi si ferma un’automobile che non era blu fuori, ma era blu dentro.
Scende in tenuta casual, jeans e maglia jacquard, il Commissario Chiodi.

Mi avvicino e, col megafono, annuncio: «Stiamo andando a Piazza Palazzo a controllare il lavoro». «Anch’io» annuncia Chiodi, con un sorriso di plastica.
Poi si ferma a stringere la mano ad Ezio. «Ha ricevuto le mie e-mail?». E rimango stupefatta. Da quando Ezio è divenuto il nostro tramite con Chiodi, abbiamo ricevuto una rassegna stampa e l’esposto dello stesso Ezio alla procura. Grazie.

Il commissario avanza calmo e si propone con noncuranza a capo del corteo. Muove il primo passo e il nostro istinto primordiale di “pecore” fa capolino. Muoviamo anche noi un passo. Poi Anna: «Ma che stiamo a fa?». Agguanto il megafono: «Fermi!». E lasciamo che la figura del commissario divenga piccola, piccola, assieme alla nube di giornalisti intenti a immortalare l’aplomb di Chiodi.

Poi iniziamo a camminare: carriole, megafoni e fischietti. «Ma dove stiamo andando?». «Boh!». «Andiamo ai IX Martiri!». «Dove passiamo?». «Alla traversa dopo la profumeria!». «Quatrà, calmi, giriamo lì, andiamo ai IX Martiri!».
Qualcuno passa davanti e arriva alle transenne, le apre. «Forza! Di corsa! Andiamo!».

Approdiamo nella nostra piazzetta! Orrore!
Macerie, immondizia, abbandono. Ci sono due cassonetti. Provo ad aprirli per capire se sono utilizzabili per il materiale indifferenziato. Viene fuori un puzzo di rancido, di decomposizione, di morte. Vergogna! Sono lì da tempo immemorabile, abbandonati, come la nostra città.

Senza bisogno di organizzare nulla, qualcuno comincia a liberare la piazza, a sistemare i bancali per i mattoni e le pietre. Fuori della piazza c’è un unico scarrabile con del ferro. Viene sgomberato e cominciano le callarelle a riempirlo di sterro.
La fontana viene ripulita e adornata con dei fiori. Due piccoli ceri trovati tra le macerie, vengono accesi sulla fontana.

Il commissario a Piazza Palazzo comunica, solo, che non bisogna farsi illusioni «Ci vorranno anni, per il centro storico». Mentre le ruspe del governo liberano Piazza della Prefettura senza alcun rispetto per le pietre, i mattoni, la storia.

Partecipazione, rispetto, condivisione, ascolto. Parole ancora sconosciute ai nostri amministratori.
«Che farete la prossima domenica?»
«Quello che viene.»

Sparigliare, premia. Un’altra Piazza per L’Aquila!

Nella foto gli oggetti personali trovati nelle macerie.

2 commenti:

  1. Cara Giusi, per fortuna non a tutti i giornalisti interessa andare dietro a Chiodi come una nube. C'è chi vuole seguire voi e quello che state facendo. Parlo per me, che dovrei essere cronista "obiettivo", ma che invece ogni domenica che vengo a L'Aquila non riesco a non commuovermi e, anzi, mi sento sempre più "aquilano" (il mio primo anno di vita l'ho passato in via Sassa, ed i miei nonni erano di Montereale) ogni domenica che passa.

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  2. Grazie Aldo. Sappiamo bene che esistono persone e giornalisti come te. Stiamo combattendo la stessa guerra.

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