giovedì 25 marzo 2010

Le nostre C.A.S.E.

Vabbè, scusate, ma oggi è proprio una giornataccia.
Prima il fiume, poi i cimiteri ed ora, pochi minuti fa suonano alla porta.
Sono sola a casa ed ho subito pensato a un figlio senza chiavi.
Apro e mi si presentano due poliziotti. Quasi svengo: milioni di pensieri. Che vorranno? Le carriole, gli sfondamenti della zona rossa .. che ne so. Qui a L’Aquila siamo ancora militarizzati, mica cavoli!!
Invece era il controllo: quello che stanno effettuando sugli appartamenti del progetto C.A.S.E per stanare gli approfittatori. Non so se mi hanno preso di mira ma è la settima volta che passano!! Forse siccome non ci hanno mai beccato tutti assieme (siamo quattro), sospettano.
Solite domande solite risposte. «Quanti siete?»
«Quattro»
«Nomi?» li elenco.
«Codici fiscali», ce li ho, fiù!!
«Il contratto?», fortuna lo trovo subito, arifiù.
«Due sono i miei figli, l’altro è uno studente universitario»
«Ma la Protezione Civile lo sa?»
«Certo, la casa mi è stata assegnata con lo studente aggregato».
«Ah, bè, così va bene»
«Scusate ma posso ospitare chi mi pare?»
«Deve comunicarlo».
Bè è la seconda volta, stavolta non ce l’ho fatta, ho urlato! Se ospito qualcuno, un amico, un parente devo comunicarlo?
Ok può essere che fossero incompetenti, ma è la seconda volta che me lo dicono!
«Sa signora ci sono tanti approfittatori, deve essere vigile anche lei»
«Vigilerò come una matta e se qualcuno mi chiede di poter dormire qui qualche giorno invio un fax a Bertolaso in persona!»

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