martedì 30 marzo 2010

Cosa mi avrebbe detto il mio papà.

«Ciao Giusi come va?»
«Bene papà, me la cavo. Solo che sono un po’ delusa. Sai bene che, nonostante la catastrofe, vado avanti. E’ che qui la città non c’è e tutti credono che ci sia, anche ad Avezzano».
«Stai calma, a papà, che Dio provvede».
«Oddio papà non ricominciare co’ ‘sta storia; io non sono delusa dal cielo, comunque, ma dagli uomini. Pensare che 35 anni fa quando me ne andai ad Avezzano non si faceva altro che parlar male degli aquilani e qui a L’Aquila degli avezzanesi ed ora è ancora così, mi fa capire che gli uomini sono bacati ».
«Vabbè a papà, ma sai che in fondo si scherza, poi da quando a L’Aquila ci sei tu, per me è la più bella città del mondo».
«Però ti ho spiegato come vanno le cose, ti ho spiegato i rischi, e anche se i Marsicani ce l’hanno con noi, non è che possono pensare che L’Aquila sia da buttare. Non è forse patrimonio di tutti?»
«Che vuoi dire?»
«Solo che non ho sentito la vicinanza della mia città di nascita, tranne di voi e pochi amici.»
«Stai pensando anche all’elezione di Del Corvo, vero?»
«Si papà.»
«Ti capisco.»
«Sai tra i miei parenti più di uno l’ha votato, forse è valso più l’interesse, il clientelismo che una città d’arte e il mio grido di dolore.»
«Giusi però non devi essere così pessimista!»
«Io credo di essere realista. Quel voto equivale ad un campanilismo sfrenato che si poggia sulla logica “mors tua vita mea”»
«Che facciamo Giusetta?»
«Bè, io continuo, finché avrò voce a gridare. »
«Da bambina eri così calma! Però hai ragione piccola.»
«Bè perlomeno dopo tutte le volte che ci siamo scontrati, ora riconosci che non sono una pazzerella, solo una persona che i piedi in testa non li vuole.»
«Sai Giusi, anche noi abbiamo avuto il terremoto. Io non ero nato. Ma qui piano piano la gente è ripartita. I terremoti purtroppo sono sempre un’occasione per tanti. Ma non tutti sono approfittatori. Mio padre, tuo nonno, partì dall’Umbria per venire qui perché evidentemente c’era lavoro e mise su una ditta di trasporti, all’epoca con cavalli, che poi è divenuta la piccola azienda di autotrasporti che gestisco io e che ha dato alla nostra famiglia la possibilità di vivere più che decentemente.»
«Un consiglio papà.»
«Battiti più che puoi per il lavoro, si ricomincia da lì, come fece tuo nonno, ci partì da lontano. Anche l’altro tuo nonno comprò, con grandi sacrifici, terre nel Fucino e le coltivò.»
«Grazie papà»
«Giusi, qui ad Avezzano se vuoi c’è una casa per te, so che non torneresti mai a vivere qui, così come io non abiterei mai a L’Aquila. Ma so che tu hai un posto per me.»

Un posto per il mio papà ce l’ho sempre.

Sono 23 anni che mi manca

9 commenti:

  1. giu,purtroppo ti posso capi...
    comunque sei una grande! ti prego continua a combattere per quei pochi che forse lo meritano!!!
    sentirti agguerrita lascia accesa una speranza!

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  2. Il lavoro è la nostra speranza!

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  3. E' vero che non devi/dobbiamo abbatterti/ci il risultato elettorale deve essere uno sprono a fare di più ed è ancora più importante portare avanti le nostre necessità. Soprattutto adesso dobbiamo far vedere che L'Aquila vuole fortissimamente rinascere e non vuole snminuire il suo ruolo anzi andare anche oltre il provincialismo in cui stava scivolando.
    Coraggio!!

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  4. A testa alta sempre, al di sopra dei bassi sentimenti

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  5. No, non necessariamente "mors tua , vita mea". Io vedo un futuro inclusivo per necessità: è interesse dell'intero Abruzzo sostenere lo sforzo dell'Aquila per rinascere. Tutto è connesso, ormai.
    Scusa se mi permetto Giusi, ma non è sempre vero quello che tu dai per scontato:"Anche se i marsicani ce l'hanno con noi", te lo dico da non marsicano.
    Ce l'hanno, come tanti altri in Abruzzo, con una certa L'Aquila, quella dell'immobilismo, della prepotenza amministrativa o legale, sorda quasi sempre verso le genti dei territori amministrati.
    E', consentimi, la stessa L'Aquila, che noi ci troviamo a combattere in questo momento, quella saccente, prepotente, non comunicante, richiusa in sè. Se abbiamo scoperto, sia pure dopo il terremoto, che c'è tanta gente brava, con cui è possibile rapportarsi in modo sereno, che riesce a ridere ed a mantenere la calma mentre lotta per riprendersi la città significa che questi valori c'erano già prima, ma erano compressi a causa di quella cappa che rende a tanti invisa questa città e che va smantellata come le macerie con le carriole.
    La ricostruiranno i giovani la nuova L'Aquila e sarà una città da amare, non da temere.
    Ezio

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  6. Ezio, è vero, lo so che L'Aquila era ed è vista così. Ma da fuori speravo si fosse notato che c'era un cambiamento in atto, già da tempo. E forse il fatto che una Marsicana non ha timore di stare sulla breccia per l'Aquila ne è segno.

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  7. Giusi, leggo nelle tue parole scritte, la stessa affettuosa disperazione e conforto con cui penso mia madre si rivolga a mio nonno. Per poco non l'ho conosciuto. Immagino la difficoltà di vivere momenti ed anni come questi e quelli futuri, senza una guida fisica.
    A ben vedere, però, queste "guide" ci sono, con noi. Anche per chi come me non le ha potute conoscere.
    Per questo, andiamo così bene. Non serve esserci, per dialogare con loro.
    F.

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  8. ciao giusi, sono quella raffaella che hai incontrato a piazza nove martiri due domeniche fa! che bella la tua lettera..... anch'io ho perso mio padre 2 anni fa e mi manca tanto..... purtroppo lui non mi avrebbe potuto rispondere con la determinazione del tuo... conoscendolo a fondo so per certo che sarebbe morto alle 3e 33 del 6 aprile..... per la disperazione di vedere la sua città distrutta.... sicuramente però mi avrebbe chiesto di fare qualcosa, di non mollare, io per lui ero madre e figlia allo stesso tempo. per questo sento anch'io come necessaria la partecipazione degli aquilani tutti al processo di ricostruzione che abbiamo davanti. purtroppo vivo a tortoreto ormai da 20 anni, ho qui la mia famiglia e il mio lavoro e di conseguenza non sono in grado di partecipare attivamente alle vostre iniziative. cerco di essere in piazza con voi ogni domenica che mi è possibile, mio marito e i miei figli, pur non essendo aquilani amano l'aquila quanto me e per loro è una gioia poter dedicare un po di tempo alla condivisione di qualcosa di conreto per la città. voglio ringraziare te, anna, federico, anna lucia e tutti coloro che stanno dando voce ai tanti aquilani che desiderano la rinascita della nostra meravigliosa città.

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  9. 1. Ho vissuto gli anni più belli della mia vita senza poterli condividere col mio papà. La mia mamma si ammalò subito dopo. Sono orfana dei miei affetti.


    2 Il nostro lavoro deve divenire lavoro per gli aquilani. Da qui si riparte.

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