domenica 27 febbraio 2011

CAMPO-SANTO



Il cimitero di Avezzano è un luogo freddissimo. Quando c’andavo con mia madre, ricordo che ero sempre triste, anche perché, nella brutta stagione, le piante, i fiori, tutto, era cotto dal gelo! Col tempo ho imparato a passeggiare nel camposanto, ricordando chi non c’è più; cercando di intercettare quel soffio che mi dice che per i miei cari è una gioia vedermi.
Il camposanto, un luogo spirituale, dove il gelo fa impressione e costringe a scaldarti dei ricordi.
Stamane ho avuto il coraggio di scendere i gradini del piccolo parco sovrastante Piazzale Paoli, le case della Villa. Mentre passeggiavo ho avuto la netta sensazione di trovarmi in un Campo-Santo e immagino che per molti via Campo di Fossa e dintorni sia proprio quello: un luogo Santo, puramente spirituale, nel quale è assurdo fare fotografie, parlare o immaginare. Si viene avvolti dal silenzio e dentro quello arriva un soffio, morbido, carezzevole, una specie di gratitudine, perché sei lì e ricordi.
Non ho fotografato nulla tranne una casa tra le grate di un giardino: è avvolta da un glicine, forse secco, gelato, immobile, aggrappato ancora ai muri di una casa vuota, buia .. assente.
Ho deciso che ripulirò quel piccolo parco di Piazzale Paoli, perché la città lo deve a quei soffi di vento che ti avvolgono quando sei lì. E’ un dovere per tutti noi immaginare che quel luogo diventi un vero Campo-Santo. Un luogo spirituale nel quale l’unica vita possibile è quella degli alberi e dei giardini. Perché il resto sa di ignoranza,  di speculazione, di disattenzione, di apparenza. Quella zona non è stata attraversata da una guerra, ma dall’oblio. Quello che ha permesso di edificare case su un terreno di riporto, su caverne e cunicoli antichi, che è crollata dietro responsabilità che si perdono nel tempo, lasciando lì solo soffi di giovani, adulti, bambini che hanno bisogno di vederci passeggiare tra loro in silenzio, per sentirli.

Per questo, anche per questo ci vuole un Masterplan e un piano di ricostruzione che assicuri a chi abitava lì e ce l’ha fatta, una casa sicura e bella, come erano quelle.

2 commenti:

  1. Giusi, io sono andata molte volte in quella zona (con l'associazione 99gatti aq). La prima volta sono rimasta attonita, inorridita, soncertata, impotente, e molto altro, ti dico solo che la notte ho avuto gli incubi. Poi, col tempo, ho trovato anche il coraggio di fare foto, cercando di non essere invasiva, per mostrare la vita interrotta, nel vero senso della parola, letti con ancora le lenzuola ed i cuscini in mostra da quelle case sventrate, foto di bimbi appese alle pareti (ovviamente non le ho fotografate). Ma vedere i giardini abbandonati pieni di fiori, nonostante tutto, nel periodo primaverile, mi dava quasi una carica in più per lottare, perchè è di questo che la città ha bisogno....
    Ciao, sempre TOSTI!!! Ivana

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  2. Ivana, grazie. Però quel piccolo parco mettiamolo a posto e portiamoci fiori!

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