domenica 20 febbraio 2011

CASA


Non ho mai sognato casa mia dal 6 aprile 2009. Durante i primi mesi del 2010 feci un sogno bellissimo: me ne andavo in giro col mio zaino e, aprendolo per prendere il megafono, vi trovavo dentro i mobili di casa mia, in miniatura.
La scorsa notte ho sognato di aver avuto assegnata una nuova C.A.S.A., in via Strinella. Ne ero felicissima e ai miei figli dicevo: “Non mi sembra vero, mi affaccio alla finestra e non vedo più la campagna, ma via Strinella”. E l’immagine dietro le tendine era esattamente quella che vedevo da studentessa, nella mia piccola casa in via Strinella 8, dove ho vissuto per 4 anni assieme a mio fratello, a piano terra, e poi ancora per altri due, al terzo piano, nell’appartamento della mia più grande amica, Deborah, trasferitasi negli U.S.A., e poi ancora per un paio d’anni, da sposata. Davide fece i primi passi proprio lì, in via Strinella.
Che bel sogno! E che strane le case!
La mia, quella oggi inagibile, mi manca da morire. Ci vado spesso, anche se è vietato. Perché lì ho gli armadi e il cambio di stagione. Ma c’è di più.
Quando si seppe che la mia casa era stata classificata “E”, cioè con danni strutturali, e che, quindi, la ricostruzione sarebbe stata lunga, mio fratello disse agli altri parenti: “Come farà Giusi senza la sua casa, per lei è tutto”. Mi fece tenerezza e mi domandai come mai avesse quella sensazione.
In effetti è così, e lo è sicuramente per tanti altri.
La mia casa contiene tutto di me, non solo spiritualmente, ma anche materialmente. Sono una persona che conserva tutto: dai libri (persino quelli delle varie scuole dei miei figli), ai vestiti di quando ero più giovane, le cartine di tutte le città che ho visitato, le foto (tutte),  un bicchiere da cocktail della mia mamma, manifesti di mostre (tra cui “la Gioconda”), i fiocchi azzurri della nascita dei figli, ricordi kitsch di posti lontani,  il diario di quando ero adolescente, gli sci da fondo …. E le mie serate in casa non erano mai annoianti. Mi piaceva aprire un cassetto dimenticato e ritrovarci un pezzo di vita.  
E oggi questo cassetto l’ho aperto in un sogno. Dove mi sono ritrovata studentessa affacciata ad una finestra, in via Strinella.

Ricostruiamo le nostre case presto, per non ritrovare tra troppi anni, in quei cassetti, solo la malinconia.

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