giovedì 3 febbraio 2011

Maria Schneider



Oggi si è spenta Maria Schneider, a 58 anni,  dopo aver inutilmente combattuto un cancro.
Viene definita la diva triste. Una tristezza di cui non si conoscono le radici, ma che in molti collegano all’immagine che lasciò nel pubblico dopo l’interpretazione del film “Ultimo tango a Parigi”. Non so se questo sia vero. Però oggi ho ripensato a quel film-scandalo che uscì nel 1972 e che io non vidi, ero minorenne.
Il film, per le numerose esplicite scene di  sesso, fu censurato e addirittura bruciato.
Bernardo Bertolucci, il regista, subì un processo e la  sentenza definitiva,  per offesa al comune senso del pudore, lo privò dei diritti civili, fra cui quello di voto, per cinque anni; fu condannato a quattro mesi di detenzione (pena poi sospesa).
La trama è drammatica, non già per le scene di sesso, ma per la disperazione che la permea, che sa di solitudine e incomunicabilità.
Lo scandalo riguardava sì le scene di sesso, ma soprattutto i protagonisti delle stesse: un vedovo 45enne ed una ragazzina 20enne, che si incontrano per strada e tra loro inizia una relazione fatta, apparentemente (per chi lo ha guardato superficialmente), solo di sesso. Lo scandalo, dunque, erano la ragazzina e l’adulto che fanno sesso, fine a se stesso (??).
La Schneider  visse per anni intrappolata in questo ruolo di “disinibita puttanella”, forse divenne triste o forse, dato che era appena ventenne, non fu in grado di gestire quel successo legato ad uno scandalo.
Così mi vengono in mente gli scandali di oggi, nei quali il reato sarebbe legato all’età di una ragazzina, anzi no, al fatto che un uomo ultrasettantenne conoscesse davvero l’età della ragazza o non sia stato vittima di bugie di chi gli diceva di essere la nipote di un dittatore e di avere 24 anni. E l’ultrasettantenne non è uno qualunque, è il Presidente del Consiglio.
Ecco questo sì che potrebbe essere un film, oggi, e non ci sarebbe  nessuno scandalo, nessun rogo, nessun processo, neanche un diritto civile sospeso, e la protagonista sarebbe una diva felice.  Come infatti è.

Un saluto a Maria Schneider.

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