venerdì 11 febbraio 2011

I Dieci Comandamenti








 

Dopo aver constatato che la Carta Costituzionale non si può cambiare con un Decreto scritto in fretta e furia, che una riforma del sistema giuridico non può essere effettuata a proprio uso e consumo, che continuare a non presentarsi ai processi sta diventando pericoloso per l’immagine, il premier ricorre ad uno stratagemma grottesco: “sono un peccatore” –tuona- “il popolo è sovrano”!
Due frasi antitetiche da un certo punto di vista: perché si è peccatori davanti a Dio, ma non davanti al popolo. Mi è così venuto in mente che qualcuno dei suoi consiglieri, invece di spingerlo allo studio della Costituzione, gli abbia fatto ripassare i dieci comandamenti, dai quali deve aver dedotto che il suo comportamento è nient’altro che “normale amministrazione” di competenza ecclesiastica. Vale allora la pena di ricordargli i comandamenti e la loro simbiosi con alcuni reati. Preliminarmente si ricorda che i peccati possono essere veniali o mortali e che questi ultimi sono quelli che hanno per oggetto una materia grave e che, inoltre, vengono commessi con piena consapevolezza e deliberato consenso: la materia grave viene appunto precisata dai dieci comandamenti
1.      Non avrai altro Dio all' infuori di me: il primo comandamento è usato dal premier in maniera molto personale. Infatti,  sembra che non sia possibile nel partito da lui diretto e neanche nell’Italia intera, trovare una figura che lo possa sostituire. E’ lui che guida, fa, disfa, nomina, fonda partiti. Quindi, caro Premier, si ricordi che questo primo comandamento, per quanto possa sembrarle strano, non parla di lei.
2.      Non nominare il nome di Dio invano: come sopra; il premier può essere nominato, chiamato a presentarsi davanti ai giudici, a rispondere delle sue azioni. Non è lui a non dover essere nominato, precisiamo!
  1. Ricordati di santificare le feste: ecco, le feste vanno santificate, non certo con festini, che sarebbe blasfemo. Quindi, come tutti i credenti anche il premier dovrebbe dedicare  il settimo giorno al riposo consacrandolo al Signore, oppure lavorando, data la carica che riveste.
  2. Onora il padre e la madre: I genitori si onorano non solo  amandoli, rispettandoli, non facendoli soffrire, ubbidendo a loro in tutto ciò che è bene e preoccupandoci di non causare loro dispiaceri, ma anche rendendoli orgogliosi di avere dei figli stimati, buoni, generosi, fedeli, onesti. Dai figli  che onorano Dio e osservano le sue leggi, i genitori ne ricevono lode e beneficio. Ciò vale anche per la comunità sociale in cui viviamo e per la nazione a cui apparteniamo.
  3. Non uccidere: questo comandamento non ha bisogno di commenti. Solo si ricorda che l’omicidio è anche un reato.
  4. Non commettere atti impuri: Il  sesto comandamento è un  invito a usare la nostra sessualità secondo il progetto di Dio (matrimonio, famiglia) e secondo la vocazione di ciascuno, evitando tutti gli impulsi negativi e le tendenze che rendono l’uomo schiavo dei propri istinti. Quindi è giusto riconoscere che si è peccatori quando si commettono atti impuri, ma è d’uopo ricordare che molti degli atti impuri sono anche reati. Se l’oggetto di tali atti è un minorenne, ad esempio, o se tali atti a pagamento, prefigurano lo sfruttamento di altri.
  5. Non rubare: l’inosservanza di tale comandamento, come sopra, è peccato mortale ma anche reato. Quindi, per esempio, usare fondi pubblici in modo non corretto, che secondo il mio modestissimo parere significa rubare, è non solo peccato, ma reato perseguibile e questo vale la pena di ricordarlo a tutti i nostri amministratori.
  6. Non dire falsa testimonianza: qui potrebbe scriversi un romanzo. Il comandamento ci prescrive la veracità, o sincerità, cioè quella virtù che consiste nel mostrarsi veri nelle azioni e nelle parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall'ipocrisia. Questo comandamento è il meno rispettato dai cattolici. Tuttavia ricordo che la falsa testimonianza è anche perseguibile e che  durante i processi si giura di dire la “verità nient’altro che la verità”. Non so se è per questo che il premier non si presenta ai processi, ma credo che  nascondere la verità sia un peccato mortale.
  7. Non desiderare la donna d'altri: direi NO COMMENT. Mi sembra del tutto ininfluente, a questo punto, andare a indagare sulla condizione delle donne che il premier frequenta. Nonostante questo, aver letto da qualche parte che la giovane marocchina è fidanzata e addirittura in dolce attesa, mi fa pensare che, anche in questo caso, si sia commesso un peccato mortale, che poi è perseguibile se la donna in questione è minorenne.
  8. Non desiderare la roba d'altri: desiderarla è peccato mortale, cercare di averla a tutti i costi, può far commettere dei reati. Mi viene in mente, non so perché, la Mondadori, e l’acerrimo scontro giudiziario-finanziario tra due imprenditori italiani, tra cui il premier,  per il possesso della nota casa editrice. Ci sono state varie condanne, ma per  il premier, nel 2003, scattò  la prescrizione del reato dopo le attenuanti generiche. In ogni caso il peccato mortale resta, il reato non si sa.
Riassumendo i peccati mortali commessi sono almeno sei e tutti prefigurano anche un reato.
Questo post non è un’accusa, ma una precisazione da parte di chi, pur non essendo cattolica praticante, sa bene come alcuni comportamenti non solo offendono la morale comune, ma, quando gravi e reiterati, sono veri e propri reati, perseguibili. E non occorre, per essere perdonati, né da Dio né dagli uomini, ricorrere al popolo sovrano.




Nessun commento:

Posta un commento