lunedì 27 dicembre 2010

Il tunnel spazio-temporale








Pietre monumentali a Casentino (AQ)

Quando è vacanza qui a L’Aquila non sai che fare. Non puoi neanche startene a casa, perché oltre alla camera da letto hai solo una sala-cucina, dove dorme tuo figlio.
Quindi stamattina sono uscita a fare un giro in automobile. Direzione Monticchio.
La campagna d’inverno non è propriamente una meraviglia, ma stavolta era un po’ peggio. Lungo la piana di Monticchio sono sorte tante casine di legno su terreni che fino a poco fa erano coltivati. Piccole, grandi, belle e brutte. Un coacervo disordinato di abitazioni di fortuna, sì una vera fortuna! Comunque vado avanti e giungo in paese dove proseguo per Fossa. Devo attraversare una strettoia, un tunnel di “tubi di acciaio” , superato il quale proseguo, a sinistra, verso Onna. La strada la conosco bene, l’ho percorsa mille volte in bicicletta. E’, al monento, una strada abbandonata, piena di fango, sassi ed erbacce. Non si vede nessuno se non baracche orribili a destra e sinistra. Ad Onna non si arriva il ponte è ancora chiuso.
Dietrofront e proseguo per Fossa. La strada ad un certo punto si stringe, ci sono transenne perché, evidentemente, le case sul ciglio della strada sono pericolanti. Mi faccio forza e vado avanti, direzione Sant’Eusanio Forconese. La strada è sbarrata e devo passare per San Demetrio. Arrivo a Sant’Eusanio e non ho  il coraggio di scendere. Proseguo ancora e arrivo a Casentino. Le foto che seguono le ho scattate lì. 





 Incontro solo un signore anziano che mi saluta bofonchiando “buongiorno”.
Intorno macerie, case semi-puntellate, una casa agibile in mezzo alla catastrofe e penso come sia orribile per quella famiglia vivere lì, da soli, mentre il resto del paese è nei MAP.
Ho capito fino in fondo che quel paese non verrà ricostruito, così come tanti altri. Ho capito che il destino del nostro territorio è segnato per sempre, dall’erba che nasce tra le macerie, dal fatto che le persone per sopravvivere si adattano, anche a condizioni estreme, e che per quanto ci sbattiamo a cercare una strada, quella è già stata segnata.
L’Aquila, tutto il cratere, sono passati in un nuovo presente che per tanti anni sarà anche il nostro futuro.
L’Aquila e tutto il cratere non sono mai stati né saranno mai una questione nazionale.
Riprendo la via di casa e tutto mi sembra bruttissimo. Passo ancora per Monticchio in quel tunnel spazio-temporale fatto di “tubi di acciaio” e non ritorno nel mondo di prima. Guardo il campo di calcetto dove vanno a giocare i miei figli e provo tenerezza, guardo lo spazio abbandonato dell’ex-multisala, e poi le attività commerciali sorte o risorte  nei paraggi, con tanto di rotonda incolta, e mi sento estranea. E cosciente del fatto che tutto ciò è inspiegabile a chi non lo vive, non lo vede.
Altre tre rotonde mi separano dalla "S.S. 17ter" dove accelero per provare a tornare indietro nel tempo. Ma alla fine della corsa ci sono altre rotonde e non la mia città.

Un gatto aspetta sulla porta di casa!

Un gatto a Casentino (AQ)

4 commenti:

  1. Giusi,
    la statale 17 è la strada della mia vita. Qui vivo, sopravvivo ora, questo versante è stato sempre il mio.Sono stata bimba fra Capestrano e San Demetrio, fra i nonni paterni e quelli materni. Dopo la scossa di quella notte, riparai nel piazzale della multisala di cui parli. E lì rimasi, per 20 giorni, fuori del campo tenda che avevano approntato all'occorrenza, dormendo in auto. Poi posizionai il mio container di 10 mq proprio a Fossa, nell'area "industriale". E quei posti, il disastro di quei posti, ho vissuto ed assorbito. Dall'inizio ad oggi. Quei paesini li ho visitati, ed amati, ed accarezzati nei giorni della follia post terremoto. Ho pianto, lontana dalle mie mura antiche, quelle della mia città.In questo disastro continuo a stare e continuo a credere, devo farlo, che si ricostruirà.

    RispondiElimina
  2. Abitavo nella parte Est della città e quella è la mia città. Ho percorso mille volte in bicicletta quella strade, con i miei figli, con Gustavo. Quella campagna mi ha tenuto viva. Ed ora è brutta, distrutta, è un'accozzaglia di cose brutte. E i nuovi MAP mi sono sembrati eterni. Nessuno può capire.

    RispondiElimina
  3. Ed è per questo, che forse sbagliando, si diventa silenziosi.

    RispondiElimina
  4. Silenziosi sì, ma solo per un po'. Zitti mai!

    RispondiElimina