E’ consuetudine scrivere qualcosa, un augurio, quando l’anno vecchio sta andando via e il nuovo si accinge ad entrare. Lo scorso anno scrivevo così.
Quest’anno però è difficile, paradossalmente più del precedente, forse perché qui nell’Aquilano il 2010 è stato ricco di avvenimenti, ma povero di risultati.
Inutile quindi battezzare il 2010 come l’anno del risveglio, delle manifestazioni, dell’orgoglio aquilano, della dignità dei cittadini, perché tutto questo ci è costato moltissimo in termini di energia, forza e coraggio, ma al contempo, a fine anno, i risultati concreti non si vedono, almeno quelli che speravamo.
Quindi battezzerei questo 2010 aquilano come l’anno della presa di coscienza e innanzitutto quella di avere una classe dirigente inadatta, incapace. Politici che, chi più chi meno, non hanno cercato unità, ma divisioni, riuscendo a infliggere accettate anche alla nascente assemblea cittadina.
Si è pro o contro, sempre: qualcuno, qualcosa, assemblee, carriole, leggi, manifestazioni.
Nessuno che abbia saputo cogliere la ricchezza di tante idee, progetti, di così tante intelligenze.
Ci sono state promesse dopo ogni manifestazione: “le macerie saranno solo un ricordo”, “ora abbiamo 6 mesi per sistemare la questione tasse”, “la ricostruzione è iniziata” “avrete precisi regolamenti di condominio”, “il contributo di autonoma sistemazione sta arrivando”, “il masterplan c’è ma è segreto” e via così.
Il bastone e la carota.
Non ci siamo arresi, mai.
Ora però meglio essere buoni e dichiararsi fieri dell’anno appena trascorso!
E invece non sono fiera affatto di svegliarmi al mattino e pensare “Chissà oggi che combinano e, quindi, cosa dovremo fare domani”.
Non sono contenta quando penso che nemmeno le manganellate ci hanno reso gli stessi diritti di altre popolazioni colpite da catastrofi!
E non posso sentirmi sollevata dal sapere che il mio Comune ha approvato un regolamento su “Informazione e trasparenza” quando nemmeno a perderci delle ore, si trovano i piani di prevenzione e/o evacuazione.
Fiera di cosa? Di una Piazza riaperta? Di qualche strada percorribile? Certo, ma senza luci, con militari all’orizzonte, con macerie dentro i portoni, senza alcuna ricostruzione!
Felice perché? Quando nei paesi attorno regna il gelo, quello dell’abbandono, e sola la forza ci fa rimanere.
Appagata da cosa? Dalle mille promesse, dall’ultimo report sulla popolazione assistita? O dall’avere Commissari e Vice che si comportano come sceriffi emanando direttive incostituzionali e vessatorie nei confronti della popolazione?
Fiera di chi? Del consiglio comunale che, a parte le dovute eccezioni, non sa nemmeno di cosa si parla, fa mancare il numero legale, si attorciglia su presunte strategie. Ma di cosa? Qualche cittadino propone un Consiglio Comunale ombra, ma ombra di che?
Fiera di chi? Del nostro governo regionale? Di un “governatore” che dice che tutto va bene? Di consiglieri e assessori per i quali il problema “L’Aquila” neanche esiste e forse non sanno nemmeno che è il loro capoluogo di regione. Di presidenti o presunti tali per i quali se L’Aquila scomparisse non sarebbe poi così male.
Non sono certa di poter archiviare il 2010 come positivo, pur non essendomi mai tirata indietro e non avendo intenzione di farlo. Pur se ho conosciuto persone che mi hanno arricchito, ci hanno arricchito.
Mi chiedo se il 2011 abbia in serbo per noi una lucina in fondo al tunnel. Una speranza di vedere l’economia ripartire, assieme alla città. La gioia di vedere sventolare la bandiera nero-verde sul nostro Municipio, la soddisfazione di partecipare alle scelte, la normalità di essere considerati cittadini e non sudditi cui imporre regole, tasse, e manganelli.
Voglio crederci, ancora.
Auguro un sereno 2011 a tutti gli aquilani, quelli che lo sono e quelli che lo sono divenuti. E siamo tanti!
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