E’ quasi Natale. Così, anche controvoglia, si va in giro per acquisti. Ho consultato un opuscolo che ho ricevuto per posta, nel quale si possono leggere gli indirizzi nuovi di tutti i vecchi negozi. La prima reazione è stata rabbia, perché quello che prima si faceva con una bella passeggiata, ora si fa percorrendo chilometri e chilometri. Poi arriva la tristezza, perché sarà così per tanti anni e già oggi capita che, se si nominano i “Quattro Cantoni”, c’è qualcuno che pensa al nuovo centro commerciale fuori città. Tant’è.
In giro per negozi si scambiano chiacchiere e pareri. In questi giorni la neve e il gelo sono i temi più discussi. E discorrendo del più e del meno, ci si divide.
«Avete sentito cosa è successo alle caldaie del progetto C.A.S.E.? Povera gente! » dice una signora.
«Non esageriamo adesso, è sempre successo a L’Aquila, non è la prima volta » ribatte un’altra, cominciando ad enumerare tutte le volte che in passato ha avuto problemi col freddo.
«Va bene, ma quelle case sono nuove! » cerca di dire la prima.
«Ma cosa volevate, ce le hanno date in fretta, non potevano essere perfette, hanno i problemi di tutte le case » incalza l’altra.
«Sarà che forse ora tutto ci appare più duro, siamo allo stremo» sussurra la prima delicatamente.
«Ma che allo stremo! Basta prendere una stufetta e cercare di andare avanti. Per l’acqua calda, scaldatela, per quella potabile, compratela per qualche giorno ».
La prima signora, che poi è la commessa del negozio, mi guarda e fa spallucce, poi si avvicina e mi dice: «Ho cinquant’anni, a me non era mai successo che la caldaia gelasse, si vede che queste nuove sono diverse».
Intanto l’altra parla a voce alta e sentenzia: «Questi che abitano nelle C.A.S.E. pretendono pure che qualcuno vada a cambiar loro le lampadine» e mi viene in mente che questa frase l’avevo già sentita giorni fa. Mi viene un nervoso che non riesco ad esprimere a parole. Ma è più forte di me e allora chiedo: «Possibile che siamo qui, fuori L’Aquila, dentro un negozio che prima stava in centro e parliamo dei nostri concittadini come se parlassimo di una razza inferiore? Perché non ci chiediamo tra quanto tempo questo negozio potrà tornare in centro e che fine hanno fatto le migliaia di commercianti e artigiani che affollavano la città? Perché non ci chiediamo cosa sta facendo questo ghiaccio nelle crepe dei nostri centri storici? »
Cala il silenzio, la titolare del negozio si commuove.
La cliente aquilana esce dal negozio con una sua amica e non posso fare a meno di notare la scia di profumo che si lascia dietro. Una scia uguale a mille altre, quelle di sempre, che sanno di ore e ore passate davanti allo specchio a scegliere la collana migliore, l’anello più brillante, la pelliccia più unica, le scarpe più di moda, per andare, prima di Natale, a fare acquisti fuori città. E fare ancora, come sempre, la prima donna, che sentenzia e con sufficienza va via, voltando le spalle e non degnando di alcuna risposta, una sua coetanea in pantaloni e scarpe da montagna, con tanto di giacca a vento, che stamattina ha fatto una doccia fredda, non si è lamentata, è uscita e le sembrava che qualcosa fosse cambiato. E invece no.
Jamo ‘nanzi!.
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