mercoledì 2 giugno 2010

A volte capita



Ebbene a L’Aquila capita che vai in assemblea a Piazza Duomo e c’è anche il Sindaco. E poi lo stesso prende la parola. E ci spiega, aprite bene le orecchie, che i soldi per la ricostruzione non ci sono, l’ha saputo venerdì sera.
Poi ci dice che dobbiamo fare una grande manifestazione mercoledì 16 giugno per protestare per la storia delle tasse e che durante i prossimi giorni dobbiamo tenere alta l’attenzione sulla nostra città. Conta su di noi, sulle nostre capacità di comunicazione perché, udite bene, il Comune non ha la stessa efficacia.

Poi nello spiegarci del perché di alcune riperimetrazioni, ci comunica dei progetti in atto per la zona della stazione ferroviaria, della destinazione dell’autoparco, dell’uso della ferrovia, della ristrutturazione di Valle Pretara, della riqualificazione del Viale della Croce Rossa …

E se non fossi andata all’assemblea come avrei potuto sapere tutto ciò? Mi spiega che sono solo idee, non concrete ed io mi chiedo perché allora ci sono già le riperimetrazioni. Insomma se uno poi ha dei sospetti non è che può essere catalogato come complottista.

Trovo pazzesco che non ci sia trasparenza, comunicazione, condivisione, nulla, oltre al fatto che non ci sono soldi …bah!

E allora, non essendo una tecnica specializzata nel campo, digito su un motore di ricerca “Masterplan” e trovo un documento sul sito del Comune di Bolzano , ove viene illustrato il Masterplan per la città. Accessibile a tutti, presentato in una conferenza, riportato su alcuni giornali di architettura.

Ecco, capita anche questo.

3 commenti:

  1. Forse non é solo demenziale. La mancanza di trasparenza denunciata potrebbe nascondere chissà quali disegni. Quelli della sedicente protezione civile sono diventati evidenti, ma quelli dei "nuovi" commissari sembrano ancora occulti. Cerchiamo di capirne le ragioni.

    Solo ed esclusivamente nell'ultima fase della pianificazione urbana ha senso tutelare la formazione di uno strumento urbanistico da "pressioni" ed ingerenze di chiunque non operi nel pubblico interesse. Precedentemente, la partecipazione dovrebbe essere esaltata in tutti i modi. Già dal 1977, Giovanni Astengo nella Legge Regionale del Piemonte ha indicato tre fasi di formazione del Piano Regolatore. La prima è quella della formazione della "Delibera programmatica". Con la quale si volle sostanzialmente suscitare nella realtà locale (politica, sociale, imprenditoriale, culturale) una discussione approfondita ed estesa, dalla quale, attraverso il metodo democratico, far emergere le scelte più importanti da porre alla base della formazione del piano regolatore. Ogni Amministrazione accorta dovrebbe redigerla sulla scorta di precise analisi dello stato di fatto e ponderando tutte le alternative di sviluppo e di tutela. Poi, inviata a tutte le associazioni di categoria, culturali, ambientali, politiche. Nell'arco di un tempo ragionevole, queste formulano - nel pubblico interesse - osservazioni che saranno considerate nella fare successiva di redazione del "progetto preliminare" di piano.
    Orbene, a L'Aquila non si conosce neppure il contenuto del piano regolatore vigente (quando in molti comuni, planimetrie e norme tecniche di attuazione sono facilmente consultabili in rete). Neppure, si sa se mai qualcuno ha deciso di predisporre una sua variante di adeguamento che, dopo la catastrofe, appare ineludibile. Quindi, questo silenzio diventa semplicemente indegno ed intollerabile. Dopo così tanto tempo, ogni sospetto è lecito.

    Anche verso le Eminenze che acquistano terreni per fare opere oratoriali. Su ispirazione dello Spirito Santo o di qualche "folletto" laido e criminale? Solo all'atto della pubblicazione del "piano definitivo" si saprà se su un terreno anziché coltivare le barbabietole si potranno "seminare" case o chiese. Ora, occorre conoscere le linee strategiche dello sviluppo sociale, culturale, produttivo (ed speriamo NON solo residenziale) del territorio, nonché la sua tutela ambientale e tradizionale (centri storici, nuclei di antica formazione, aree protette, ecc.). Se un vescovo acquista dei terreni, in questo momento, gatta ci cova. Potrebbero restare adatti a coltivarci la canapa (non già "indiana"), non la religione (che giammai dovrebbe essere l'oppio dei popoli). Oppure, potrebbero essere valorizzati proprio dallo strumento urbanistico che deve restare imperscrutabile solo per le persone di scarsa fede.

    Con tanto rispetto e molte scuse, Luciano.

    RispondiElimina
  2. Perfettamente d'accordo Luciano. Ecco perchè mi stupisce che il Sindaco dica che il progetto Piazza D'Armi era da tempo in cantiere! Io ho provato a dirgli che c'è stato il terremoto e che il riassetto della città deve ancora essere fatto. E allora lui mi ha parlato del Piano Strategico L'Aquila 2020, contenitore vuoto e ha pure detto che l'Università dovrebbe partecipare. Ma jamo, di che stemo a parlà

    RispondiElimina
  3. Orbene, capita anche di essere indagati per "omicidio colposo". Oggi. Finalmente.
    Se fosse stata fatta anche una denuncia di disastro ambientale, per quanto fatto dopo con il piano c.a.s.e., forse altre preoccupazioni incomberebbero.
    Cmq di quel che qui stemo a parlà, si può continuare?

    RispondiElimina