venerdì 4 giugno 2010

MANCANZA



Giorni fa sono stata fuori L’Aquila. Come capita a molti, nel preparare la valigia dimentico spesso qualcosa. La mattina al risveglio in albergo mi rendo conto di non aver preso la crema per il viso. Attimi di panico. Mi lavo e la pelle del viso comincia a tirarmi. Caspita come faccio, la mia crema! Così in preda ad una crisi di rabbia esco, vado in città e la compro. Tutto a posto, in men che non si dica.
E ce l’avete presente quando di notte, state fuori casa e vi manca il vostro cuscino? O l’acqua da bere di notte?

Perché dico questo? Per spiegare, con esempi banali, cosa significa non avere più la propria casa e assieme tutta la tua città.

Ti svegli al mattino e ti manca qualcosa di cui hai bisogno, neanche realizzi cosa. Poi ti accorgi di averla sognata, oppure nel prepararti pensi ad un particolare, spesso insignificante, della tua casa o a un angolo della tua città. Senti il vuoto, la mancanza e ti devi adeguare.
Ecco, ti manca sempre qualcosa.
Un lutto.
Col tempo diviene un buco, nello stomaco, nelle materie bianca e grigia, che ti accompagna, anche se spesso sei impegnato a fare altro.

Domani riapre un piccolo pezzo di città. E per la prima volta dopo 14 mesi, ho una sensazione strana di leggerezza.
Come quando ho comprato la crema per il viso, come quando ritrovo il mio cuscino, come quando rivedo un amico dopo tanto tempo.

Così si sta senza città.

E se qualcuno dei politici, degli amministratori, dei commissari capisse che effetto può avere sulla mente delle persone, sul loro coraggio, sul loro rimboccarsi le maniche, sulle loro speranze, sul loro umore, sulla loro vita, bè, capirebbero che riaprire la città, riaprire quei vicoli, riaprire quelle piazze è il primo atto di rinascita. Di una comunità.

Domani camminerò sul nostro corso, senza sfondare alcuna transenna.
Vedrò quel pezzo di me che ho lasciato al bar Gran Sasso, i miei occhi sulle vetrine, ricorderò quando c’era il cinema sul Corso stretto, gli uffici del Comune, i ragazzini del sabato pomeriggio, la casa di Tiziana (la baby-sitter) dove i miei figli hanno giocato per tanti anni. Rivedrò i miei concittadini, finalmente con uno sguardo diverso.

Oh, L’Aquila mia, quanto mi sei mancata!

P.S. Nella foto potete vedere che è solo un piccolo pezzo di strada che riapre. Ma è la nostra strada maestra.

2 commenti:

  1. Giusi non voglio rovinare la tua bella nota ...
    ma una citta è fatta di palazzi, case, negozi, venditori ed acquirenti, residenti e gente che passeggia, DI VITA ...
    non solo strade che riaprono senza proprio la vita ...
    L'Aquila anche se riaperta a mozzichi è una carcassa morta ...
    solo un coraggioso 90enne vive in città ...
    Raffaele Colapietra ...
    90 anni ed il più lucido di tutti noi messi insieme ...
    mi manca la mia città ...
    lotto come un dannato per risolvere problemi spiccioli ma che si traducono in ridare una casa agli aquilani ...
    ma è dura ...
    tremendamente dura ...
    ed ogni venerdì che lavoro in centro esco sempre più angosciato e demotivato ...
    E' TOSTA ...
    come dici tu
    ...
    E' TOSTA

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  2. Non ho detto che è facile. Ma ce la possiamo fare solo tutti assieme

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