domenica 6 giugno 2010

AD REPRIMENDAM QUIETEM AQUILANORUM

«Quei palazzi sono storti!»
Così diceva oggi una bimba alla sua mamma passeggiando per il Corso stretto.

La mia città è ancora storta, dopo 14 mesi. E come ho detto altrove, per raddrizzarla occorre l’ordine di 80000 persone, nessuno può farlo da solo, neanche a piccoli gruppi.

La città e tutto il territorio del cratere hanno bisogno di noi, oggi più che mai.
Dal 1° luglio torneremo a pagare le tasse e cominceremo a restituire ciò che ci è stato dato.
Che vuol dire?
Che dal primo luglio il mio stipendio sarà dimezzato (quello netto intendo) e se durante questi mesi non avessi messo da parte quello che mi è stato dato, dal primo luglio sarei col culo per terra.
Cosa me li hanno dati a fare quei soldi? Ma io sono anche fortunata ed è meglio che non mi lamenti.

Le persone che hanno perso il lavoro (un’infinità di piccoli commercianti e artigiani) senza aver incassato nulla dovranno versare il dovuto. Una mia amica mi ha detto che pur non avendo incassato nulla dovrà versare 8000 Euro. Solo alcuni saranno esentati, ma è un’inezia. Dal 1° luglio al 31 dicembre torneranno nelle casse delle stato gli unici soldi che la cassa depositi e prestiti aveva messo a disposizione per la riparazione dei danni leggeri.

Ma non è tutto: torneremo a pagare i mutui, anche quelli accesi per la case che ora risultano inagibili e, al momento, non sappiano quando riavremo e neppure se le riavremo. I soldi per la ricostruzione pesante sono solo virtuali.

Il 16 giugno alle 16.00 io sarò alla Villa Comunale, per salvare la mia città.
Chiediamo al Governo, al Parlamento Italiano e al Presidente della Repubblica di esonerare gli abitanti del Cratere dal pagamento di Tasse e Mutui per il tempo necessario al ripristino di una situazione economica minimamente accettabile. Come fu per il terremoto di Umbria e Marche.

Da sola non vado lontano.
Forza L’Aquila: alziamoci in piedi e rimettiamo dritta la nostra città.

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