Che l’Università dell’Aquila abbia riaperto i battenti dopo solo 6 mesi dal sisma, nonostante i lutti tremendi e i danni alle strutture, deve essere sembrato scontato ai più. Ma non lo era. Né per oggettivi problemi né tanto meno per unanimità nelle decisioni.
Ce la si è fatta. A distanza di un altro anno, nel quale ci si accinge ad aprire un nuovo anno accademico, ancora grazie: innanzitutto agli studenti, e poi a tutto il personale dell’Università. Per il gran lavoro svolto da persone che, come tutti gli aquilani, erano e sono sfollate, hanno avuto lutti e perdite.
E dopo le cerimonie, andiamo al dunque. Il nocciolo della questione università non è solo uno, se ne susseguono vari. Studenti finti, lauree regalate, speculazioni a iosa. L’ultimo riguarda il protocollo d’intesa tra ENI, MIUR e Università che potete trovare qui. Non c’è nulla di misterioso.
Il primo punto dell’accordo riguarda l’accoglienza di ricercatori e dottorandi presso le strutture ENI attraverso borse di studio e contratti a progetto. Questa prima fase è in stato di avanzamento e i bandi relativi sono stati espletati già lo scorso anno e si stanno completando per il secondo anno.
Il secondo punto riguarda la realizzazione di un Centro Ricerche Universitario per il quale l’Università ha chiesto l’approvazione della Variante al P.R.G. di alcuni terreni ad uso agricolo di sua proprietà (da ZONA AGRICOLA a ZONA PER ATTREZZATURE GENERALI UNIVERSITARIE). A tal proposito, mi preme sottolineare che l’ENI ha un cronoprogramma secondo il quale questo secondo intervento deve essere completato entro il 2011 e non credo ci saranno proroghe a meno di concause. Il nuovo Centro di ricerca, che verrà realizzato da Eni per l'Università dell'Aquila e sarà focalizzato principalmente su energia e ambiente, sarà dotato di una casa alloggio per ricercatori e studenti dalla capacità di 100 posti. La struttura, che sorgerà su un'area di circa 7.500 metri quadrati, ospiterà 50 laboratori, oltre ad aree tecniche, aule e uffici, e sarà realizzato utilizzando tecnologie sostenibili e fonti energetiche rinnovabili. Il Centro sarà ceduto all'Università dell'Aquila prevedendo contestualmente che i risultati brevettabili (in campo energetico, ambientale e dei nuovi materiali) prodotti dal Centro stesso, siano ceduti a Eni (E QUESTO E’ IL VERO INTERESSE DELL’ENI: che ci si creda o no l’Università produce conoscenze applicabili in campo industriale, testimoni ne siano gli spin-off)
Il terzo intervento riguarda lo studio di fattibilità di una centrale a teleriscaldamento di 120 megawatt termici (di cui 10 derivanti da biomasse e il resto da gas naturale). Lo studio, affidato a ricercatori universitari ha dato esito negativo. Le ragioni sono da ricondurre, principalmente, alla limitata volumetria servibile, all’elevato costo per la produzione e l’approvvigionamento del cippato secco, alla dispersione della domanda, all’assenza di una domanda di raffrescamento estivo nell’area, alla notevole intensità di investimento iniziale e alle caratteristiche del territorio e dell’utenza.
Al dunque, quindi, il nocciolo è la realizzazione del centro di ricerche anche se, incredibilmente, qualcuno pensava che l’Università volesse costruire sui propri terreni la centrale di teleriscaldamento!!!!!!!!!!!
“Si consuma territorio!!” “Bisogna ristrutturare ciò che c’è!”. Nulla di più giusto e, chi mi conosce, sa come sono costernata dall’abuso che si è fatto e si continua a fare del territorio.
Ma mi chiedo: quale struttura esistente può accogliere 50 moderni laboratori di ricerca e foresteria annessa? Chi ce l’ha proposta? Chi ce l’ha donata? Come si pensa eventualmente di realizzarla nei tempi prefissati? Con quali costi? Con quale fruibilità? Con quali caratteristiche tecniche compatibili con le ricerche che vi verranno svolte? Con quali connessioni con le strutture didattiche e di ricerca esistenti? Insomma dove mai collocare a L’Aquila, rapidamente, un centro ricerche mai esistito? Un Centro Ricerche: moderno, funzionale, volano della conoscenza, della formazione di nuove professionalità, attrattore di fondi, fiore all’occhiello di una Università risorta ma mai apprezzata nelle sue innumerevoli attività. Al limite, che il Comune ci indichi un suo terreno già edificabile per costruirlo!
Poi c’è anche chi pensa che sia inutile un centro di ricerche. In una città che spesso si definisce come città della cultura e della conoscenza. Senza saper quali investimenti (per esempio in termini di progetti europei) potrebbe attrarre. Quanti ricercatori da ogni dove. Quanta conoscenza e applicazioni relative se ne potrebbero trarre.
Non oso neanche immaginare cosa sarebbe successo se lo studio di fattibilità per la centrale di teleriscaldamento, effettuato dall'Università, fosse risultato positivo!!
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