martedì 7 settembre 2010

OPEN ACCESS

L’Open Access è un movimento nato a Budapest nel 2001 con una iniziativa detta “Open Access Initiative” .
Il movimento Open Access tende a promuovere la libera disponibilità on-line di contenuti digitali. Viene utilizzato principalmente per gli articoli di riviste o di ricerche universitarie “peer reviewed”, e permette al lettore l'utilizzazione gratuita.
Questo movimento, che chiaramente ha bisogno di fondi di finanziamento (e sono varie le iniziative a proposito), tende a rendere gratuita la conoscenza, cioè gli articoli pubblicati dai vari ricercatori nel mondo.
Per intenderci se io stessa voglio leggere l’articolo pubblicato da un mio collega su una rivista, devo abbonarmi alla rivista. Gli abbonamenti sono costosissimi e le Università tutte sostengono spese da capogiro per garantire a tutti, compresi gli studenti, ovviamente, l’accesso alle riviste internazionali dei diversi settori. Le case Editrici sono lievemente scocciate di questo movimento, ma pian piano si stanno affermando riviste Open Access per le quali chi paga è l’autore che pubblica. Gli altri ricercatori (e non) possono leggere gratuitamente.
L’Open Access è importantissimo per la diffusione e divulgazione della cultura scientifica, spesso sorella minore di quella cosiddetta classica.
E’ pur vero che la cultura scientifica ha bisogno di svariati slanci, anche al livello di istruzione primaria e secondaria, ma la sempre più ampia diffusione delle risorse digitali può fungere da volano.
Così, magari, le persone che, conoscendo il lavoro che svolgo, mi dicono “Oggi che hai inventato?” capiranno che il ricercatore, specie quello che lavora in istituzioni pubbliche, lavora per la conoscenza. E forse questo andrebbe ricordato anche alla Gelmini.
Non si inventa qualcosa, ma le invenzioni, le innovazioni, il progresso tecnologico, i progressi della medicina, delle scienze della formazione, della comunicazione eccetera, hanno bisogno di conoscenze.
E’ chiaro che il ruolo della cultura scientifica va conquistato, anche per farne informazione. Ma il processo è delicato, non sempre vince chi urla. Non sempre vince chi con atteggiamento spocchioso allontana persone disponibili ad ascoltare.
E chiaramente non si vince oscurando dati.
Il prof. Boschi, che non conosco, ha fatto una sparata. Che non mi aspettavo. Al più mi sarei aspettata un rinnovamento del sito web dell’INGV.

Qualcosa in più sull’Open Access.

La dichiarazione di Berlino

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