A L’Aquila si vive così.
Vi descrivo il pomeriggio di oggi, 14 settembre 2010.
Al momento abito a Cese di Preturo, parte ovest della città. Alle ore 17.15 esco di casa con mio figlio per accompagnarlo a Monticchio (parte est).
Il viaggio di andata è abbastanza agevole. Percorro la Mausonia (una specie di tangenziale della città) e, a parte qualche incrocio, non ho problemi a raggiungere Monticchio.
“Per il ritorno” mi dico “passo per la Statale, così rivedo Bazzano e vado alla scoperta dei negozi che hanno riaperto in questa parte del territorio aquilano”.
L’imbocco della S.S. 17 è già un problema. Quando arrivo al momento della svolta, mi rendo conto che, nella direzione che devo prendere, c’è una fila interminabile di automobili, tutte ferme. Un tappo. Momenti di panico. Decido di fare inversione. Purtroppo non sono la sola a prendere questa decisione, quindi per più di 5 minuti rimango lì, sospesa tra due direzioni.
Finalmente posso tornare indietro. Torno a Monticchio e mi avvio per la Mausonia, senza problemi. Arrivata all’incrocio con la strada che porta a Roio, mi accodo ad una fila lunghissima di macchine. E’ tutto fermo.
Comincia a bruciarmi lo stomaco perché la mia mente non può che andare a come eravamo prima. A come i pochi ingorghi, mai risolti da una pianificazione accurata, riempivano le pagine dei quotidiani on-line. Ed io mi chiedevo come mai gli aquilani volevano arrivare in centro con l’automobile, proprio sotto quell’esercizio commerciale là. Ed evitavano parcheggi leggermente lontani e persino il Terminal con il Tapis Roulant. Chiacchiere di provincia, di ogni provincia.
Sempre più triste, dopo 10 minuti, riesco a superare l’incrocio.
Sempre più triste, dopo 10 minuti, riesco a superare l’incrocio.
Decido di non proseguire per la Mausonia, ma di passare per la Stazione Ferroviaria, per fermarmi, almeno, a salutare la chiesa di San Vito e le 99 Cannelle.
Purtroppo il passaggio al livello è chiuso. Il treno non passa mai, sul serio, mai.
Si crea la solita fila di macchine. Aspettiamo tutti assieme, buoni 10 minuti: ecco il treno. I soliti due vagoni. Le sbarre si aprono dopo altri interminabili 5 minuti.
Decido di non fermarmi e proseguo verso C.A.S.A..
Al quartiere Santa Barbara, davanti al comando provinciale della Guardia di Finanza, ancora una fila interminabile. Proseguo imperterrita. Arrivata all’incrocio con via Corrado IV, mi rendo conto che c’è un tappo. Così vado verso sinistra. Faccio di nuovo il giro, ma stavolta mi inoltro verso Pettino.
All’altezza del Palazzo della Regione svolto a sinistra, decisa a passare all’interno del distributore di gas GPL e Metano (chi è aquilano può capire): un po’ perché devo recarmi al supermercato di fronte, un po’ perché devo restituire il riduttore per il rifornimento di GPL che ieri l’operatore mi aveva erroneamente lasciato.
Entro nello spiazzo e anche lì c’è il delirio. Non avevo calcolato che la notizia di sciopero dei distributori avrebbe potuto giocarmi l’ennesimo scherzo. Annaspo, faccio milioni di manovre, raggiungo l’operatore. Gli restituisco il riduttore ma ho gli occhi lucidi. “Signora lo sciopero è revocato, tranquilla”.
Meno male, penso, domani gli aquilani potranno girare in macchina senza problemi di rifornimento, almeno quelli!
Quindi mi fermo al supermercato e cerco normalità almeno nel fare la spesa. Ho comprato tutte cose inutili, sì inutili.
Torno a casa e accendo il computer. Mi scopro calma.
E’ questo il mio passeggio. Ancora. Dopo 17 mesi.
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