Non si devono commentare, durante una campagna elettorale, i
piccoli e grandi sgambetti, né attaccare su argomenti marginali questo o l’altro
schieramento, men che meno elencare tutti i lavori in corso in città,
improvvisamente, e proprio in corrispondenza della campagna elettorale. Infatti,
queste minuzie ci distolgono dalle gravi
responsabilità che i nostri amministratori hanno ed hanno avuto, in passato,
nei confronti della città.
Tra le altre, oggi, si è inaugurato il nuovo mercato di
Piazza D’Armi. A parte la coincidenza, siamo ad una settimana dalle elezioni, a
parte il condividere o meno la nuova sistemazione, insomma a parte tutte le
polemiche che potrei mettere in campo, mi chiedo solo una cosa: “Le cose brutte
costano meno di quelle belle?” e la risposta è NO.
Nel bel mezzo di un parco dalle immense potenzialità, si è
inaugurata oggi la più grande piattaforma di cemento della città, magari
funzionale, ma davvero orribile. Immensa, con una piccola casetta da un lato,
orribili lampioni di illuminazione e neanche l’ombra di un piccolo cespuglio.
Era caldo, caldissimo e cercavo di immaginare un mare di
aquilani passeggiare lì, in mezzo alle bancarelle. Mi sforzavo, mi sforzavo, ma
non riuscivo. Sarà perché sono ancora legata al passato, sarà perché cercavo di
capire cosa avesse quel luogo di così straordinario da somigliare ad un parco,
sarà perché tutti intorno si chiedevano la stessa cosa, sarà, ma qualcosa di
meglio, con gli stessi soldi, poteva essere fatto, sicuramente.
Seppellita sotto una colata di cemento, tornata a casa ho
navigato un po’ sul web alla ricerca del bello, di un mercato nel verde, di
strutture innovative, di lampioni “ecologici”, di alberi, di fiori e di
profumi, ma in mente avevo l’immagine che vedete qui sotto e che riassume,
meglio di qualsiasi sensazione cosa è L’Aquila oggi e cosa sarà domani: macerie
e cemento.
Più in là, ho fotografato i bidoni della raccolta
differenziata, quelli che stanno anche in centro, a L’Aquila. Belli e inutili, quelli
che ti danno la sensazione che tutto funziona.
Così, al primo bar nel quale mi sono imbattuta, ho bevuto un’acqua
tonica ed ho chiesto al barista “Ma qui voi differenziate i rifiuti?”; un «No»
secco, è stata la risposta. L’ho chiesto poi ad un ragazzo che lavora in una
nota pizzeria che mi ha risposto ”Noi mischiamo tutto”.
Superando per l’ennesima volta le rotaie della nostra
famosissima metro di superficie, ad oggi interrotte da rotonde incolte, mi è
venuto un irrefrenabile desiderio di
comprare un qualcosa di bellissimo per casa: una lampada, un piatto, un
tavolinetto. Ma non ho neanche una casa.
Così, mentre
preparando il pranzo, differenziavo tutto, assolutamente tutto, ho avuto un’illuminazione:
scrivo queste mie osservazioni di
cittadina, chissà se leggendole qualcuno possa convincersi che un cambiamento
non solo è possibile, ma dovuto. A questa città.
scoramento.
RispondiEliminaSenza fiato
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