E’ ora di scrivere qualcosa, forse. Dico forse perché è
ovvio che devo parlare dei risultati delle elezioni qui a L’Aquila.
Ecco, me la sbrigo subito: abbiamo ottenuto un bel risultato.
E mi tolgo il primo sassolino: i sondaggi di un certo partito ci posizionavano
all’interno di una forchetta molto appuntita, tra lo zero e il due percento. E
non è la sola staffilata che ci hanno dato per sbandierare a destra e a manca
l’inutilità di votarci! Insomma siamo arrivati al 4,15% come liste e
addirittura al 5% con il candidato sindaco.
E’ d’uopo ringraziare coloro che ci hanno scelto, un saluto
particolare ai miei 114 votanti. Voti attenti, di fiducia, di cui sento la
responsabilità. Per questo non mi fermo e non ci fermeremo, perché la città lo
merita, a prescindere.
Ora il ballottaggio tra i due leoni Cialente e De Matteis; possiamo già sapere la composizione del
prossimo consiglio comunale, nei due casi, almeno pressappoco, insomma a grandi
linee. E mi è sufficiente.
Valutazioni politiche non ne faccio, non mi appartengono,
insomma non le so fare. So solo che a leggere i nomi dei consiglieri più votati
e, quindi, in buona misura eletti, mi cadono le braccia, davvero.
Una sfida è quella che ci si è parata davanti col terremoto,
una sfida che dovevamo cogliere, coagulando ovunque e, in particolare al
governo della città, le migliori intelligenze, professionalità, la credibilità,
la pianificazione, la lungimiranza, la novità. Insomma un vero e proprio
laboratorio civico. Che non si è fatto, né a destra né a sinistra né al centro: con candidature trite e ritrite, con
dispersione dei voti grazie alle decine di liste, con apparentamenti che
consolidano l’ottenuto.
Lo so, vorreste i nomi, ma se siete aquilani li sapete, gli
altri non capirebbero.
Ma quei nomi mi rimbombano nella testa, anche perché sono
stata rappresentante di seggio e li ho sentiti scanditi per tutto il pomeriggio
di lunedì 7 maggio.
A dopo il ballottaggio, cari amici.
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