Pare sia meglio non dire nulla prima di lunedì sera. Qui a L’Aquila,
intendo. Insomma prima che si concluda
la seconda fase di queste elezioni storiche, cioè il ballottaggio. Però stare
zitti è anche difficile, forse troppo, specialmente quando il silenzio viene
visto come «chissà
che staranno a fa’». In realtà durante queste due settimane (quasi) sto
facendo la vita di sempre, e con i miei amici di ventura stiamo organizzando il
prossimo futuro.
Intorno ne accadono tante, anzi di più. Tutto quello che
riuscite a immaginare di una campagna elettorale del nuovo millennio, accade
qui a L’Aquila.
Pensate che nel nuovo millennio si faccia una campagna
elettorale propositiva e non denigrante (gli altri)? No, è tutto come prima,
anzi peggio. Perché c’è tanta TV, tanti giornali on-line e anche Facebook e
you-tube. Pensate che i “faccia a faccia” riguardino i programmi? No, è tutto
come prima, solo insulti e rinfacci. Pensate che i cittadini siano importanti?
Sì, lo sono, esattamente come prima: al momento del voto. Poi c’è anche il
famoso metodo D’Hont, inventato e descritto per la prima volta dallo studioso belga
Victor D'Hondt nel 1878; si tratta di un
metodo matematico per l'attribuzione dei seggi nei sistemi elettorali che
utilizzano il metodo proporzionale. Quello lo sanno usare benissimo (qualche
giornalista sbaglia); e li immagino (i politici) davanti ad un foglio excel
(almeno spero) a fare i conti delle eventuali conseguenze, per esempio, di
apparentamenti vari. E sì c’è anche l’apparentamento, che pensato come strumento
politico di compattazione di forze, spesso assume altre connotazioni. Ma non è
tutto, dopo l’apparentamento formale, c’è anche l’appoggio esterno, con tanto
di promesse di poltrone, a volte svelate, altre, ancora peggio, segrete.
“Dice che” quando fai certi discorsi sei antipolitica e
qualunquista. Che non capisci, che se tutto è fatto alla luce del sole non c’è
nulla di illegale. Ma perché qualcosa viene fatto alla luce del sole? Cioè mi
venite a raccontare che i cittadini sanno, tutti, tutto? Magari sono l’unica
che non sa nulla e per questo ha creduto e crede che ci sia una via diversa? In
realtà non credo di essere sola e non tanto perché conto i voti della mia lista
civica o di un’altra, ma perché in questi difficili tre anni ho pensato tante
cose ed una l’ho subito potuta condividere con tanti altri: senza la
trasparenza la vecchia politica è destinata a morire. Dietro vecchi nomi,
vecchie clientele, vecchi giochi, antiche poltrone, nuovi interessi, peccati
originali.
Ora lo so, vi chiederete cosa farò al ballottaggio. Intanto
non credo che la trasparenza c’entri nulla con il voto che, si sa, è segreto. E
magari occorrerebbe ricordare a tanti nostri amministratori l’articolo 48 della Costituzione Italiana che recita, tra le altre, «Il
voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.»
Però una cosa ve la dico: andrò a votare. Lo avevo deciso da
subito, prima ancora che si sapesse l’esito della prima tornata. Con una
motivazione semplice: per la prima volta sono stata candidata e mi sento ancor
più responsabile riguardo i miei comportamenti civici. Andrò, aprirò quella
cavolo di scheda e deciderò. Per ora posso dirvi che sto male e purtroppo il
malessere lo sto somatizzando.
Supererò anche questa prova, statene certi.
io ho sempre un dubbio...ma quando ma le cose si sono cambiate con le elezioni??!?!
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