giovedì 17 maggio 2012

Nuovo millennio e vecchi merletti





 
Pare sia meglio non dire nulla prima di lunedì sera. Qui a L’Aquila,  intendo. Insomma prima che si concluda la seconda fase di queste elezioni storiche, cioè il ballottaggio. Però stare zitti è anche difficile, forse troppo, specialmente quando il silenzio viene visto come «chissà che staranno a fa’». In realtà durante queste due settimane (quasi) sto facendo la vita di sempre, e con i miei amici di ventura stiamo organizzando il prossimo futuro.
Intorno ne accadono tante, anzi di più. Tutto quello che riuscite a immaginare di una campagna elettorale del nuovo millennio, accade qui a L’Aquila.
Pensate che nel nuovo millennio si faccia una campagna elettorale propositiva e non denigrante (gli altri)? No, è tutto come prima, anzi peggio. Perché c’è tanta TV, tanti giornali on-line e anche Facebook e you-tube. Pensate che i “faccia a faccia” riguardino i programmi? No, è tutto come prima, solo insulti e rinfacci. Pensate che i cittadini siano importanti? Sì, lo sono, esattamente come prima: al momento del voto. Poi c’è anche il famoso metodo D’Hont, inventato e descritto per la prima volta dallo studioso belga Victor D'Hondt nel 1878;  si tratta di un metodo matematico per l'attribuzione dei seggi nei sistemi elettorali che utilizzano il metodo proporzionale. Quello lo sanno usare benissimo (qualche giornalista sbaglia); e li immagino (i politici) davanti ad un foglio excel (almeno spero) a fare i conti delle eventuali conseguenze, per esempio, di apparentamenti vari. E sì c’è anche l’apparentamento, che pensato come strumento politico di compattazione di forze, spesso assume altre connotazioni. Ma non è tutto, dopo l’apparentamento formale, c’è anche l’appoggio esterno, con tanto di promesse di poltrone, a volte svelate, altre, ancora peggio, segrete.
“Dice che” quando fai certi discorsi sei antipolitica e qualunquista. Che non capisci, che se tutto è fatto alla luce del sole non c’è nulla di illegale. Ma perché qualcosa viene fatto alla luce del sole? Cioè mi venite a raccontare che i cittadini sanno, tutti, tutto? Magari sono l’unica che non sa nulla e per questo ha creduto e crede che ci sia una via diversa? In realtà non credo di essere sola e non tanto perché conto i voti della mia lista civica o di un’altra, ma perché in questi difficili tre anni ho pensato tante cose ed una l’ho subito potuta condividere con tanti altri: senza la trasparenza la vecchia politica è destinata a morire. Dietro vecchi nomi, vecchie clientele, vecchi giochi, antiche poltrone, nuovi interessi, peccati originali.

Ora lo so, vi chiederete cosa farò al ballottaggio. Intanto non credo che la trasparenza c’entri nulla con il voto che, si sa, è segreto. E magari occorrerebbe ricordare a tanti nostri amministratori l’articolo 48 della Costituzione Italiana che recita, tra le altre, «Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.»
Però una cosa ve la dico: andrò a votare. Lo avevo deciso da subito, prima ancora che si sapesse l’esito della prima tornata. Con una motivazione semplice: per la prima volta sono stata candidata e mi sento ancor più responsabile riguardo i miei comportamenti civici. Andrò, aprirò quella cavolo di scheda e deciderò. Per ora posso dirvi che sto male e purtroppo il malessere lo sto somatizzando. 
Supererò anche questa prova, statene certi.

1 commento:

  1. io ho sempre un dubbio...ma quando ma le cose si sono cambiate con le elezioni??!?!

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