lunedì 21 maggio 2012

Gigino e Gigetto




C’era una volta una città, colta da una catastrofe naturale, che si accingeva a rinnovare il consiglio comunale. E c’erano due ex-consiglieri, Gigino e Gigetto, che volevano ricandidarsi.
Gigino cominciò a tappezzare la città di grandi e colorati manifesti, enormi, candidandosi addirittura a Sindaco. Per giorni e giorni la città parlò di un suo possibile ritiro e conseguente confluenza in una delle due compagini più forti, non si sapeva quale, ma si dava per molto probabile una sua dichiarazione. Gigino, però, continuò imperterrito nella sua lotta e riuscì a costruire una lista in suo appoggio, con tanto di cappello del suo partito e la presenza di Gigetto tra gli aspiranti consiglieri.
La sua campagna elettorale non risparmiò colpi ai due più probabili contendenti la poltrona di Sindaco e Gigino si sbracciò per giorni e giorni, sgomitò a destra e manca per ricavarsi un suo spazio. Addirittura, in una diretta televisiva alla presenza di tutti i suoi “nemici giurati”, disse che se non si fosse candidato avrebbe votato solo uno degli altri 7 pretendenti al trono, lo stesso che indicò Gigino come probabile meritevole del suo voto, e non era certo nessuno dei due leoni della tornata elettorale.
Passò il primo turno e nonostante i 300 e passa voti di Gigetto, la lista di Gigino non raggiunse neanche il quorum, una vera disfatta.
Così in città si cominciò a mormorare di un suo apparentamento al secondo turno, per di più con il contendente che aveva osteggiato maggiormente, il sindaco uscente. La città sussurrava, ma lui non diceva nulla. A chi si sbilanciava scommettendo su un suo sicuro apparentamento, veniva appiccicata l’etichetta di pettegolo.
A tre giorni dal secondo turno delle elezioni, il cosiddetto ballottaggio, proprio tra i due leoni di cui sopra, venne fuori uno scoop da far accapponare la pelle: il candidato ballottante e anche sindaco uscente, che era stato così tanto osteggiato da Gigino, in una mail spedita ai referenti regionali del suo partito e di quello di Gigino, spiegava come, essendo stato impossibile l’apparentamento con la lista di Gigino per problemi interni alla sua compagine, per Gigino e Gigetto, fossero sicure due posizioni di prestigio in cambio, ovviamente, di un appoggio esterno.
La città rimase sgomenta, anche se in molti, facendo spallucce, pensavano che questa storia uscita fuori a bella posta era solo una delle tante che i partiti, tutti, mettevano in opera per accaparrarsi la vittoria. Però ci fu un vera e propria alzata di scudi con sforbiciate date qui e là. 
Quasi contemporaneamente venne fuori, in maniera ancora del tutto inaspettata, che i due partiti, quello di Gigino e quello del sindaco uscente, avevano stretto un patto pre-elettorale con promesse di vario genere, compresa quella di un posto importante nel governo della città a Gigetto.
Che scandalo! La città non poteva crederci, o meglio ci credeva, perché tanto era sempre successo così, solo che ora si sapeva prima del secondo turno. Accuse di strumentalizzazione, di infangamento e svariate altre amenità.
E poteva anche finire qua. Ma ogni fiaba che si rispetti ha i suoi colpi di scena: arriva il principe azzurro, la fata, gli gnomi e quindi, a questo punto, arriva una bella intervista di Gigetto. Tutto baldanzoso, nell’intervista video, cominciò a dare del bugiardo al candidato sindaco ballottante, reo di non aver rispettato gli accordi pre-elettorali: «Ho avuto un discreto successo di voti, più di trecento, e quelle persone sapevano dell’accordo, insomma mi hanno votato perché sapevano che il “futuro sindaco” mi avrebbe riservato un posto al governo della città, sapevano, per questo mi hanno votato, e non c’è nulla di male in questo», dichiarava più o meno. « Ho accettato di candidarmi, e non mi vergogno, proprio con quell’accordo, i miei elettori erano stati informati sulla azione di opportunità amministrativa per cercare di confermare a tutti i costi la mia rielezione», diceva ai microfoni delle TV.

La città si ritrovò nella confusione più assoluta: «Ma quindi – si chiedeva la gente- Gigino e Gigetto hanno costituito una lista con candidato Sindaco solo per apparentarsi dopo e entrare al governo della città? Ma non potevano allora appoggiare direttamente il candidato?»
«E no- osservava qualcun altro- nella mischia non sarebbero emersi e poi magari il partito neanche li avrebbe finanziati.»
«Insomma una vera e propria truffa – sentenziavano altri- pensare che volevo votare Gigetto proprio perché era così alternativo alla lista di quell’altro candidato sindaco!»
E, purtroppo, la querelle non si fermò: un esponente del partito del candidato sindaco ballottante, in difesa del suo beniamino, dichiarò che il documento (la mail spedita al responsabile regionale del partito di Gigino e Gigetto) tramite il quale il povero sindaco uscente non faceva proprio una bella figura, non poteva essere reso pubblico e c’erano persino gli estremi per una denuncia in procura (articolo 616 del codice penale), mentre, riguardo il contenuto del documento, rilevava che non c’era nulla di illegale Sul contenuto in sé 'nessuna norma è stata violata' rientrando 'nei normali accordi che fanno tutti'”.
La città rimase tramortita.

La fiaba è stata scritta prima dell’esito del ballottaggio, quindi non si sa se ha un lieto fine, ma forse, chissà, per Gigino e Gigetto il lieto fine arriverà, come descrive la filastrocca che cantavamo da bambini e che è raffigurata in questo video:



Però la fiaba, in fondo in fondo una morale ce l’ha: valgono moltissimo i voti di coloro cui non hai promesso nulla,  stai pur certo che quelli vengono da persone che non hanno nulla da chiederti se non di continuare a lottare per la legalità. Inoltre, forse la manciata di voti di Gigino e Gigetto faranno da ago della bilancia per l’elezione del nuovo sindaco; i miei 114 assieme a tutti quelli di Appello per L’Aquila fanno e faranno, invece, la differenza: il cambiamento.

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