Test anti-sismico |
Lo Stato potrebbe non sborsare più un euro per le popolazioni
colpite dal terremoto e, in generale, per le vittime delle calamità
naturali. Perché è questo in effetti il succo del Decreto Legge 59 del 5 maggio 2012
, pubblicato qualche giorno fa sulla Gazzetta Ufficiale.
Al decreto manca il regolamento di attuazione, che dovrà stabilire come e
quanto dovranno pagare i cittadini, e dovrebbe essere emanato entro i prossimi
90 giorni.
Quello che mi preoccupa è l’articolo 2: Coperture assicurative su base volontaria
contro i rischi di danni
derivanti da calamità naturali.
derivanti da calamità naturali.
Perché dovrò pagare? Bè non solo.
Sono aquilana, la mia casa col terremoto ha subito gravi
danni, insomma è stata classificata con la lettera “E”(danni strutturali): per
ricostruirla è stato presentato un progetto che prevede, oltre alla riparazione
dei danni, anche l’adeguamento sismico come vi ho già descritto qui
Come spiegato l’adeguamento
sismico non è un vero e proprio adeguamento, bensì un miglioramento: adeguamento
alle nuove norme antisismiche significherebbe il 100% in termini di sicurezza,
per miglioramento, invece, si intende il raggiungimento di un livello minimo di
questa essenziale sicurezza, cioè l’80% che poi, essendo troppo costoso e a
volte impossibile, è stato abbassato al 60%.
Quindi la mia casa e molte altre non saranno sicure al 100%.
Non tanto perché è impossibile raggiungere tale livello, ma perché al
miglioramento sismico è stata destinata una cifra fissa, cioè 400 Euro/m2
che non sempre sono sufficienti a raggiungere il 100%. E non si può neanche
abbattere e ricostruire, a meno che il livello di sicurezza raggiunto con la cifra
messa a disposizione non sia minore del 60%!
E cosa c’entra questo? C’entra, c’entra eccome!
Immaginiamo che, quindi, con il regolamento di attuazione
del decreto legge 59 del 5 maggio 2012, ci si veda costretti ad assicurare l’edificio
per le calamità naturali, ovviamente per stare al sicuro in caso di disastro.
Oddio! al sicuro nel senso che se sopravvivi magari, poi, puoi ripararti la
casa.
Comunque, immaginiamo di recarci presso un’agenzia
assicurativa per stipulare la polizza “terremoto”. Qual è la prima domanda che
ti fa l’assicuratore? Bè, senza girarci troppo intorno, ti chiederà la
certificazione del livello di sicurezza sismica dell’edificio nel quale abiti. E
tu rispondi: «60%». Cosa volete che vi proponga l’assicuratore? Una polizza
che copre il rischio al 100%! E quanto volete che costi se la vostra casa è
sicura solo al 60%? Ecco, non certo il “minimo sindacale”! Un po’ come se
andaste ad assicuravi contro il rischio di cancro al polmone e foste fumatori
(oddio, sono anche fumatrice, vabbè).
In realtà questo paradosso si può estendere a situazioni al
di fuori del territorio aquilano come spiegato recentemente dall' Ordine Nazionale degli Architetti.
Quindi a L’Aquila dovremmo assicurarci le case tramite “polizze
terremoto”; case riscostruite dallo Stato e non sicure. Pagheremo alle
assicurazioni quello che lo Stato non ci ha voluto riconoscere per farci stare
al sicuro.
Ora mi viene spontanea una domanda: perché?
Perché dopo un terremoto che ha visto molte case distrutte o
gravemente lesionate a causa di norme di costruzione inadeguate (ricordate la
zona sismica 2?), naturalmente includendo anche l’illegalità nella quale hanno
agito alcuni costruttori, ci tocca di adeguarle ad un minimo che, per prima
cosa, non ci garantisce l’incolumità in
caso di sisma e, poi, ci costringe al
pagamento di polizze presumibilmente esorbitanti?
Perché? A questo punto parte della polizza non dovrebbe
essere a nostro carico, ma poi ci dicono che siamo solo piagnoni e
inconcludenti.
Dunque, io … speriamo che me la cavo!
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