martedì 22 maggio 2012

Sicurezza e polizze



Test anti-sismico


Lo Stato potrebbe non sborsare più un euro per le popolazioni colpite dal terremoto e, in generale, per le vittime delle calamità naturali. Perché è questo in effetti il succo del Decreto Legge 59 del 5 maggio 2012 , pubblicato qualche giorno fa sulla Gazzetta Ufficiale. Al decreto manca il regolamento di attuazione, che dovrà stabilire come e quanto dovranno pagare i cittadini, e dovrebbe essere emanato entro i prossimi 90 giorni.
Quello che mi preoccupa è l’articolo 2:  Coperture assicurative su base volontaria contro i rischi di danni
derivanti da calamità naturali.
Perché dovrò pagare? Bè non solo.
Sono aquilana, la mia casa col terremoto ha subito gravi danni, insomma è stata classificata con la lettera “E”(danni strutturali): per ricostruirla è stato presentato un progetto che prevede, oltre alla riparazione dei danni, anche l’adeguamento sismico come vi ho già descritto  qui
Come  spiegato l’adeguamento sismico non è un vero e proprio adeguamento, bensì un miglioramento: adeguamento alle nuove norme antisismiche significherebbe il 100% in termini di sicurezza, per miglioramento, invece, si intende il raggiungimento di un livello minimo di questa essenziale sicurezza, cioè l’80% che poi, essendo troppo costoso e a volte impossibile, è stato abbassato al 60%.
Quindi la mia casa e molte altre non saranno sicure al 100%. Non tanto perché è impossibile raggiungere tale livello, ma perché al miglioramento sismico è stata destinata una cifra fissa, cioè 400 Euro/m2 che non sempre sono sufficienti a raggiungere il 100%. E non si può neanche abbattere e ricostruire, a meno che il livello di sicurezza raggiunto con la cifra messa a disposizione non sia minore del 60%!
E cosa c’entra questo? C’entra, c’entra eccome!
Immaginiamo che, quindi, con il regolamento di attuazione del decreto legge 59 del 5 maggio 2012, ci si veda costretti ad assicurare l’edificio per le calamità naturali, ovviamente per stare al sicuro in caso di disastro. Oddio! al sicuro nel senso che se sopravvivi magari, poi, puoi ripararti la casa.
Comunque, immaginiamo di recarci presso un’agenzia assicurativa per stipulare la polizza “terremoto”. Qual è la prima domanda che ti fa l’assicuratore? Bè, senza girarci troppo intorno, ti chiederà la certificazione del livello di sicurezza sismica dell’edificio nel quale abiti. E tu rispondi: «60%». Cosa volete che vi proponga l’assicuratore? Una polizza che copre il rischio al 100%! E quanto volete che costi se la vostra casa è sicura solo al 60%? Ecco, non certo il “minimo sindacale”! Un po’ come se andaste ad assicuravi contro il rischio di cancro al polmone e foste fumatori (oddio, sono anche fumatrice, vabbè).

In realtà questo paradosso si può estendere a situazioni al di fuori del territorio aquilano come spiegato recentemente dall' Ordine Nazionale degli Architetti.

Quindi a L’Aquila dovremmo assicurarci le case tramite “polizze terremoto”; case riscostruite dallo Stato e non sicure. Pagheremo alle assicurazioni quello che lo Stato non ci ha voluto riconoscere per farci stare al sicuro.
Ora mi viene spontanea una domanda: perché?
Perché dopo un terremoto che ha visto molte case distrutte o gravemente lesionate a causa di norme di costruzione inadeguate (ricordate la zona sismica 2?), naturalmente includendo anche l’illegalità nella quale hanno agito alcuni costruttori, ci tocca di adeguarle ad un minimo che, per prima cosa, non  ci garantisce l’incolumità in caso di sisma e, poi,  ci costringe al pagamento di polizze presumibilmente esorbitanti?
Perché? A questo punto parte della polizza non dovrebbe essere a nostro carico, ma poi ci dicono che siamo solo piagnoni e inconcludenti.

Dunque, io … speriamo che me la cavo!

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