Da un po' di giorni mi capita di arrabbiarmi (un po' troppo spesso) per questioni che riguardano l'Ateneo di cui faccio parte. Ma la storia viene da molto lontano, per cui ve la racconto copiando una lettera che spedii al Senato Accademico il 27 settembre 2009. E poi vi spiegherò le arrabbiature di un anno dopo. Forse sarò di parte, ma continuo a non capire come mai ci si riempie la bocca con parole del tipo "L'Aquila città Universitaria" "L'Università per il rilancio della città".
Egregi tutti,
vi scrivo per descrivervi una situazione di quelle che potrebbero intitolarsi "capitano tutte a me". Vi prego di leggerla fino in fondo, perchè vi fa capire bene che tipo di collaborazione ci può essere con le altre Istituzioni della città. Premetto che dopo l'avventura capitatami, ho chiamato un Consigliere Comunale che mi ha assicurato che trattasi di una mis-interpretazione, e che domani chiarirà, lo ringrazio, chiaramente, in anticipo.
Oggi sono stata al DICOMAC per la pre-assegnazione del mio alloggio nel progetto C.A.S.E. (Cese di Preturo). Il mio nucleo è composto da me, due figli ed uno studente fuori sede che ho aggregato, come previsto nei moduli del censimento che, alla consegna, mi sono stati timbrati e firmati da un funzionario del Comune che, evidentemente, non ha riscontrato alcuna anomalia.
Oggi nella verfica dei miei requisiti è emerso:
che i miei documenti sono tutti validi
che è vero che lavoro a L'Aquila
che è vero che ho due figli
che è vero che lo studente aveva un contratto di affitto regolare in zona rossa per di più tacitamente rinnovabile a meno di smentita tre mesi prima ( lo studente abitava in via Roma ed è vivo per miracolo)
Tutti d'accordo nel pre-assegnarmi la casa; poi alla funzionaria del Comune viene un dubbio circa il contratto di affitto dello studente aggregato, nel senso che non essendo propriamente pluriennale (come previsto da una strana annotazione che, badate bene, non era assolutamente riportata nelle istruzioni di compilazione dei moduli) non sa se può accettarlo. Inutile la mia protesta riguardo al fatto che gli studenti non hanno contratti pluriennali, al limite rinnovabili.
A questo punto io chiedo come mai doveva essere pluriennale il contratto e per di più dove fosse scritto nelle istruzioni di compilazione del modulo. La risposta è che si tratta di annotazioni uscite dopo. Subito mi inalbero dicendo che non si possono dettare regole dopo la compilazione. Comunque la funzionaria mi dice che il contratto è a posto, perchè è assimilabile al pluriennale ma, purtroppo, è lo studente fuori sede che non va bene!!! L'avvocato referente del Comune per questo tipo di verifiche, dice (al telefono) che gli studenti non possono essere ammessi come aggregati.
Perchè?? Perchè a loro sono destinati altri alloggi. Subito chiedo quali. Nessuno sa rispondermi.
Il simpatico poliziotto della commissione, veramente simpatico, mi dice che, paradossalmente se non avessi specificato che il ragazzo era uno studente universitario fuori sede, non ci sarebbero stati problemi. Capito? Se il ragazzo è nulla facente allora sì, se studia no.
Non potete capire cosa ho fatto e che parole mi sono uscite dalla bocca. Tutti erano d'accordo con me, tranne il Comune. Hanno sospeso la mia pratica in attesa di ulteriori valutazioni. Nessuno dei presenti ha voluto associarsi con la decisione del Comune. Nel verbale io ho fatto aggiungere una nota: "la signora G. Pitari contesta il parere del Comune in quanto non è stata comunicata in fase di censimento la necessità di un contratto pluriennale per l'aggergazione di uno studente fuori sede e la stessa ritiene la sua posizione di aiuto all'Ateneo e quindi a tutta la città"
Ho rifiutato di firmare il verbale della sospensione e di disaggregare lo studente come suggeritomi dalla Protezione Civile (tanto può ospitarlo ugualmente- mi è stato detto - mica veniamo a guardarle dentro casa!).
Lo studente che ho aggergato ha rinnovato l'iscrizione al nostro Ateneo solo dopo l'uscita delle graduatorie per le C.A.S.E. ed ora rivendica, in caso di disaggregazione del nucleo, un alloggio consono.
Qualora non ricevessi, dalle persone competenti del Comune, una risposta immediata, mi riservo di inviare questa missiva ai giornali e di sporgere denuncia nei confronti del Comune per danni alla mia famiglia e allo studente da me aggregato.
Preciso che quel giorno dovettero portarmi via a forza dagli uffici, perchè io non volevo andarmene senza la firma della preassegnazione dell'alloggio.
Le cose si risolsero circa un mese dopo quando mi recai al DICOMAC e dissi "non me ne vado di qui finquando non mi assegnate l'alloggio".
E' chiaro che l'aggregazione degli studenti al nucleo famigliare non poteva essere "La Soluzione" dei problemi e che il Comune rispondeva a precise direttive. Ma questa storia è emblematica.
E propedeutica al seguito.......
.....continua
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