martedì 5 ottobre 2010

BIOMASSE





La Valutazione d'Impatto Ambientale è una procedura tecnico-amministrativa di verifica della compatibilità ambientale di un progetto, introdotta a livello europeo con la Direttiva CEE 337/85 e integrata con la Direttiva 11/97CE. Essa è finalizzata all'individuazione, descrizione e quantificazione degli effetti che un determinato progetto, opera o azione, potrebbe avere sull'ambiente, inteso come insieme delle risorse naturali di un territorio e delle attività antropiche in esso presenti.
La V.I.A. è uno strumento di supporto decisionale tecnico-politico finalizzato a: migliorare la trasparenza delle decisioni pubbliche consentendo di definire un bilancio beneficio-danno, inteso non solo sotto il profilo ecologìco-ambientale, ma anche sotto quello economico-sociale, finalizzato alla gestione ottimale delle risorse.
Nelle linee guida emanate  dalla Regione Abruzzo per redigere uno Studio di Impatto ambientale, si legge:
[…] E1 _ Descrizioni delle componenti dell’ambiente potenzialmente soggette ad un impatto importante
del progetto proposto con particolare riferimento:
- alla popolazione;
- alla fauna;
- alla flora;
- al suolo;
- all’acqua;
- all’aria;
- ai fattori climatici;
- ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico;
- al patrimonio agroalimentare;
- al paesaggio;
- all’interazione tra tutti i vari fattori.[…]

Ora mi chiedo, quando si va a valutare l’impatto ambientale di un termovalorizzatore a biomasse si tiene conto adeguatamente dei punti su-descritti? E cioè se per far funzionare un impianto a biomasse occorre bruciare tonnellate e tonnellate di vegetali si devono valutare attentamente le possibili conseguenze. Appare subito chiaro che in parte le biomasse da bruciare saranno coltivate appositamente. Quindi intere zone potranno essere “messe” a pioppi (per fare un esempio) e questo che impatto ha? Sulle risorse idriche (bisogneranno di acqua per crescere! O no?), sulla fauna e microfauna, sulla flora, sul patrimonio agro-alimentare, sul paesaggio. Oppure dato che abbiamo sprecato così tanto territorio ora due pioppi ci fanno un baffo? Centinaia di ettari agricoli sono stati usati per i nuovi insediamenti urbani (L’Aquila 2), ora dobbiamo ancora pagare altri prezzi? Mi direte ma sono prezzi “verdi”. E no!! Il nostro patrimonio agricolo, paesaggistico, rurale, selvaggio, non può ancora essere stuprato.
Che si punti al fotovoltaico, al risparmio energetico, ad un ciclo attento dei rifiuti, al biogas da rifiuti organici.
Basta, basta.

Abruzzo, regione verde, L’Aquila, città dell’aria frizzante.

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