La neve mi piace, tanto. Ancora di più dopo una settimana difficile. In un certo senso, la neve nasconde. Dopo una nottataccia, stamattina, di buon ora, sono andata in centro, nel preciso momento nel quale la nevicata sembrava più forte. Ed ho passeggiato nei vicoli della città.
Il silenzio non mi è apparso triste, dopo tante parole inutili degli ultimi sette giorni. Da Costa Masciarelli si sentivano, ovattate, le finte campane delle Anime Sante. A Piazzetta del Sole, solo l’acqua della fontanella. Mi spiaceva lasciare orme sulla neve, tanto era bella. E più bella mi appariva, più brutta mi sentivo.
A sprecare ogni volta parole, a difendere ogni volta posizioni, a pensare e ripensare la cosa giusta da dire, ad arrovellarmi per capire dove mai abbiamo sbagliato, se siamo ridotti ad insultarci, a difenderci da comunicati stampa, a pensare che questa cornice in cui viviamo sia esportabile. E il senso di fallimento mi ha aggrovigliato. Ho pensato fosse giusto pensare a me, e basta. Finalmente mettermi a dieta, ché la scusa del terremoto non regge più. Finalmente finirla di schierami, di dire come la penso, di prendere posizioni anche scomode: basta. E più mi allontanavo dalle mie orme sulla neve, più stavo male. Più ripensavo all’erba congelata ai bordi dei vicoli, più lo stomaco mi si torceva. E continuavo a pensare come fosse possibile non sentire il richiamo di quei vicoli, come fosse possibile dormire tranquilli e alzarsi la mattina solo per scrivere, ancora, che il lavoro degli altri è ed è stato inutile, strumentalizzato. E che siamo matti, sporchi, in mala fede e nemmeno degni di esprimere opinioni diverse. Così per tutto, in ogni dove.
Tutti contro tutti.
Mi sentivo così brutta che ho cancellato tutte le foto di stamattina, perché L’Aquila ne merita ben altre. Ne ho conservato solo una, si tratta della Piazzetta del Sole.
Non farò più nulla che non sia lavorare concretamente, per la città: direttamente o indirettamente. Lavorare sodo. Cominciando dalla pulizia dei vicoli accessibili. Lo farò. E spero che almeno la città, quella silenziosa, diroccata, abbandonata, saprà farmi sentire migliore. Perché le persone, al momento, stanno perseguendo un unico obiettivo: far sentire gli altri inadatti, sporchi, approfittatori, con una superficialità non degna di un popolo terremotato.
In centro vi assicuro, si respira aria pulita.
Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt
Bellissimo post. Immagino che sia stato difficile scriverlo. O forse no. Forse è stato uno sfogo liberatorio. Concordo con te sugli atti concreti, e utili. Mi piacerebbe fossero associati all'atto di abbracciare la nostra città insieme con i nostri cittadini. Vedi Giusi, a me sembra, oltre che una guerra di tutti contro tutti, anche, fra i cittadini attivi, una sorta di gara. Una gara tesa a mostrare chi è più bravo, chi più impegnato, chi più coraggioso e, cosa ancor più angosciante, chi ha più "potere" e capacità di indirizzare il pensiero e l'azione.
RispondiEliminaI fallimenti, comunque, non sono per sempre. Possono essere tappe dalle quali ripartire. E noi ripartiremo da quei vicoli.
p.s.: ogni volta che leggo o sento Costa Masciarelli, mi balza il cuore in petto. E' dura: questa lontananza mi sta minando.