Stemma di Ospedaletto Euganeo |
Avevo deciso di scrivere della mia serata di venerdì, a Ospedaletto Euganeo, a parlare dell’Aquila. Della mia emozione, del calore che ho sentito, di una persona speciale, Francesco, che tempo fa lesse qualcosa del mio libro su un giornale medico e decise di invitarmi nel suo paese. Potrei raccontare di tante persone semplici e interessate, dei volontari veneti venuti in Abruzzo. Ma non riesco, perché di venerdì sera io ho stampati nella mente gli occhi di Ilaria, la figlia di Francesco.
Credo abbia 17 anni: un’adolescente tutto pepe che dice di non avere voglia di studiare. “Voglio fare la commessa, lo studio non mi piace”. E la mamma, il papà, la sorella maggiore ed io ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. Ilaria è rimasta ad ascoltarmi per un’ora e mezza mentre descrivevo la mia città e poi ancora nella sua bella casa mentre parlavo di qualsiasi cosa.
Mi tornano alla mente i suoi occhi vispi, curiosi, ribelli, la sua borsa col computer, la sua adolescenza.
Mi tornano alla mente i suoi occhi vispi, curiosi, ribelli, la sua borsa col computer, la sua adolescenza.
Ieri sera tardi leggevo di una paradossale ipotesi di abbassamento della maggiore età. E ho pensato che Ilaria non lo vorrebbe, perché la sua adolescenza non la si può rubare. La sua ribellione, la sua voglia di indipendenza, i suoi sogni vanno preservati. I suoi e quelli di tutti i ragazzi. Perché tutti ci sentivamo inadeguati a 15 anni, tutti brutti e sottoposti a giudizi, tutti imprigionati, tutti con la voglia di sfondare. E ne abbiamo fatte di tutte i colori, non solo disobbedendo, ma soprattutto dicendo un sacco di bugie, perché i nostri genitori non avrebbero approvato. Oggi so che molto più semplicemente i genitori si sarebbero preoccupati, memori della loro adolescenza. Questo è il normale tragitto della vita, dove dai dissidi, dal rapporto conflittuale tra generazioni, nascono nuove persone, indipendenti. Veramente.
L’adolescenza va preservata anche quella dei ragazzi/e di Cuba, Thailandesi, Africani che, pur se culturalmente diversi, avrebbero gli stessi occhi di Ilaria se qualcuno li sapesse guardare, senza approfittare di un viaggio di qualche giorno, a scopo sessuale.
E mi indigno, perché a 15-16-17-18 anni e anche più in là, i ragazzi non chiedono una legge che li renda maggiorenni, chiedono gli strumenti per divenirlo realmente. Anche Giorgia, la sorella maggiore di Ilaria, si chiede cosa sarà di lei, del suo bagaglio culturale, si chiede se le sue scelte siano giuste, e lo chiede a me, ai suoi genitori, lo confida ai suoi coetanei e cresce.
L’indignazione non è mai abbastanza. Se davvero vogliamo essere coerenti non dobbiamo più essere ipocriti. E far finta di niente. Come se la cosa non ci riguardi davvero. Non dobbiamo divenire giudici o giustizialisti, dobbiamo difendere la nostra capacità di divenire. Le persone non nascono con le stesse opportunità, ma non per questo devono essere guardate con occhi diversi.
Gli strumenti per vivere degnamente la vita, questi dobbiamo dare a tutti.
E la dignità non si spiega, né si acquista con leggi ad personam.
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