Tu risti? No, me ne revajo!
Dall’Avezzanese vuol dire: resti? No vado via! Ed è un gioco di parole tra turisti e “tu risti?”.
E inizio così perché durante questi giorni nei quali sono stata lontana ho sentito un profondo risentimento degli aquilani nei confronti dei turisti, quelli delle macerie.
Così capita che Anna racconta di alcuni di questi. Chiedevano della Chiesa di San Bernardino ma, quando hanno saputo che non era distrutta, hanno desistito dal raggiungerla, preferendo le macerie della casa dello studente. Molti aquilani si sono indignati, hanno scritto cartelli e dignitosamente, come sempre, sono tornati nelle loro dimore provvisorie con la morte nel cuore.
Mi ha scritto Luigi: Mi trovavo a passare per via XX settembre, come al solito piena di turisti a piedi nonostante il divieto quando, passando davanti alla strada dove c'è l'ex Inam (dovrebbe essere via Sant'Andrea, se non sbaglio), vedo un gregge di turisti oltre le transenne. Mi sono sentito indignato e infastidito perché io non posso rientrare a casa mia. La mia casa non è distrutta, ma si trova in ex zona rossa ed è stata classificata “E”. Non posso accedervi, pena la denuncia eccetera eccetera….. Di contro chiunque può arrivare a L'Aquila e, fregandosene delle transenne che IO sono tenuto a rispettare, va a mettersi in posa davanti alle nostre macerie e farsi fare delle belle foto ricordo. Ho denunciato la cosa al primo vigile urbano che ho incontrato, invitandolo ad andare a controllare. Mi ha risposto, ridendo e scherzando che "i turisti c'hanno la precedenza". Nel trattenermi dall'impulso di scendere col cric in mano, ho contestato l'affermazione dicendo che se le cose stanno in questo modo, allora rientro a casa e voglio che mi siano riallacciate le utenze come hanno fatto per banche, hotel, ristoranti e bar. Mi è stato risposto "e rientra!”. Mi è tornato alla mente quel tizio che, in via Sassa, era stato trovato in casa a vedere la TV mentre faceva ginnastica. Ti dirò: l'ho ammirato e credo che tutti dovremmo fare come lui."
E lo faremo: L’Aquila è nostra. La riapriamo, domani sera, tutti assieme.
Giusi, sai che anche io e molti altri con parenti ed affetti aquilani ci veniamo a fare i turisti, quindi io sono di parte: a me sembra una cosa positiva che la gente venga a vedere con i propri occhi, e lo racconti in giro, quante palle sul miracolo ci sono state fornite. Che si faccia vedere per una questione di solidarietà attiva, nel senso di non lasciare sola una città e i suoi abitanti abbandonati dalle istituzioni. Da questo punto di vista quello che gli olandesi chiamano il turismo delle catastrofi non è solo malafede.
RispondiEliminaPoi invece, mi sembra di capire dalla testimonianza sopra, che ci sono anche quelli che vengono all'Aquila come se fossero a Disneyland ed entrano nella zona rossa per incoscienza o per far vedere quanto sono fighi a fare una cosa pericolosa. Ecco, a quelli sbaglia il vigile a non multarli (e il crick mi sembra tanto una cosa ragionevole).
E anche l'invito: e rientra, beh anche su quello c'è da dire che è a doppio taglio. Io penso che a parte le case semidiroccate e pericolanti con il cornicione che dondola nel vuoto se starnutisci troppo forte, con un minimo di prudenza e buon senso chiunque dovrebbe poter entrare in casa sua per la botta di nostalgia, le cose pratiche o semplicemente perché ne ha voglia. Ma non basta dirgli rientra e farglielo fare illegalmente. Anche qui e completamente staccato da tutte le procedure bizantine di classifica e risarcimenti, io credo che se una zona è abbastanza sicura da farci entrare operai, giornalisti notabili e scocciatori vari, lo è anche per chi ci vive. Solo che sta al comune dirlo e dirlo forte, non queste tolleranze sottintese tipicamente italiane che come fai, fai male.
Ma alla fine non sono io che vivo adesso all'Aquila e trovo invece che siate voi a stabilire a che condizioni uno possa venire a fare il visitatore.