Non pensavo di dover scrivere, dopo tutto questo tempo, delle carriole aquilane. In realtà tra di noi
non ne parliamo mai, anche se sono vive nei nostri ricordi.
A L’Aquila le cose non vanno bene e non stiamo sempre a
piangerci addosso o a ricordare i bei tempi.
Certo è che quel periodo del 2010 lo ricorderemo per sempre e, per fugare ogni dubbio o interpretazione malevola, sarà nei nostri cuori perché in quel momento L’Aquila, gli aquilani, hanno da soli trovato un modo per aggregarsi, per incontrarsi, per rendersi partecipi del disastro e della ricostruzione.
Stride che a parlarne, invece, siano non aquilani, e sempre in modo
denigratorio. Bertolaso per primo, poi fu la volta di Berlusconi ed oggi anche
Letta. A L’Aquila, ha detto, deve
tornare la fiducia, perché di sfiducia ce n’è stata tanta, “carriole di
sfiducia”. Il tutto in un contesto tutt’altro che tranquillizzante per noi:
doveva essere l’inizio della ricostruzione, ma non vediamo segnali concreti in
questo senso.
E dunque, per l’ennesima volta, sono qui a chiedere, per favore,
di non parlare più di noi. Né bene, né male. Né delle carriole, né delle
C.A.S.E., né di miracoli e neanche di progetti mirabolanti.
A noi servono soldi certi, autonomia, trasparenza e
partecipazione. Il resto è fuffa.
Vogliamo la nostra città. Bella, sicura, sostenibile.
Nessun commento:
Posta un commento