Una gran bella giornata oggi 13 giugno 2011, storica direi. Per i cittadini italiani tutti, quelli che senza alcun appoggio, se non quello della propria convinzione, si sono presi la libertà di scegliersi un pezzo di futuro. Cittadini che hanno portato avanti una lunga battaglia, che hanno sentito forte di non volersi solo indignare ma di dare un senso alla propria dignità, quelli che si sono improvvisati “attivisti”, che hanno esposto bandiere e ci hanno messo la faccia.
E stasera mentre sento assurde valutazione politiche , tra cui che i cittadini non avrebbero attentamente valutato l’impatto economico dei sì, mi sono fermata a godermi questo vento fresco che mi sembra porti, di nuovo, i profumi di un’estate alle porte.
Questa vittoria, desiderata, inseguita, agognata è più di un risultato. Non è nemmeno un traguardo. E’ una presa di coscienza: ci siamo svegliati e siamo andati a votare. Punto. E ci piacerebbe continuare ad assaporare questa libertà senza che la politica la inquini, ancora una volta.
Sono aquilana e a questo sogno realizzato, subito se ne sussegue un altro. Se fossimo chiamati a rispondere ad un referendum del tipo: «Desiderate ricostruire la vostra città e tutto il territorio terremotato all’insegna della sicurezza, prima di tutto strutturale, ma anche lavorativa ed economica, volete un territorio che risorga in tutta la sua bellezza coniugata all’innovazione, che sia eco-sostenibile, che punti all’efficienza energetica ma non solo, anche amministrativa realizzando trasparenza nelle scelte e promuovendo la partecipazione dei cittadini?» il quorum sarebbe uno scherzo e i sì sarebbero il 100%.
Ecco, facciamo conto di aver fatto questo referendum e rimbocchiamoci le maniche. Partecipiamo al difficile processo che ci vedrà protagonisti: attraverso idee, dibattiti e soprattutto proposte. Un programma, pieno di concretezza e progetti. Che poi potrebbe significare scegliere, attraverso consultazioni trasparenti, chi potrà realizzarlo con efficacia attraverso il nostro sostegno, non solo di voto, ma soprattutto di lavoro e professionalità.
Con arguzia e lungimiranza, degne della peggior politica legata ai partiti, la città dell’Aquila, assieme ai suoi borghi, è stata divisa più volte durante gli ultimi due anni. E la rabbia che sento ora in questo giorno così bello per la mia nazione, mi fa capire che non dobbiamo più essere soli, non dobbiamo assecondare l’ingordigia di chi desidera perpetrare ancora logiche affaristiche, escludendo, chi spera di poter avere uno straccio di vita in questo territorio, da scelte importanti. I cittadini aquilani si trovano da soli con problemi che a raccontarli ci si sente persino ridicoli: soli ed esclusi. Costretti a leggere sui giornali i balletti di tutti, con scambi di accuse e responsabilità, mentre da lontano continuo a non vedere neanche una gru in città. Dove non riesco a capire chi decide cosa, dove sono i soldi, quando rivedrò casa, come sarà la mia città, se verranno ricostruiti i centri storici, se ci sarà lavoro, se dovrò restituire le tasse a novembre, se … se … se.
Facciamo conto di aver fatto quel referendum e creiamo assieme un’alternativa credibile, in termini concreti. Poi si vedrà!
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