Capita a tutti , quando si va all’estero, di osservare che alcuni problemi irrisolvibili in Italia, altrove sono stati superati, con successo, e ci si chiede “perché non copiamo?”. Durante gli ultimi mesi a me capita con maggiore frequenza e rabbia; sarà perché sono terremotata e spero ancora che questa catastrofe possa trasformarsi in opportunità per risolvere alcune questioni insolute.
Sono stata in Andalusia, Granada. Già appena sbarcata a Malaga sono rimasta molto ben impressionata: l’aeroporto è pulitissimo, dentro e fuori. Pensate, neanche cicche per terra!!! Ho anche visto un idropulitore che staccava i terribili chewing-gum dal pavimento. Poi, durante il tragitto Malaga-Granada in autobus, ho visto un pezzo di città: Malaga è piena di rotonde, bellissime! Non so se sono utili, ma certamente ben curate. Erba, alberi, verde, a volte fontane ….. Le strade sono tutte alberate e, aprite le orecchie, non ho visto cassonetti. Gli unici che ho adocchiato erano enormi e puliti, neanche un sacchetto fuori posto.
Lungo la strada l’autobus si ferma in varie cittadine, tra cui Loja: una cittadina mica bella, ma pulitissima con tanto di rotonde verdi e curate. Neanche qui ho visto cassonetti lungo il tragitto del pullman.
E poi Granada. Già la stazione dei pullman, stupisce: è pulitissima ed ho incontrato vari operatori che raccoglievano carte e cicche di sigarette (poche in realtà, i raccoglitori sono ovunque). Appena svuotato l’autobus, due operatrici entrano dentro e lo ripuliscono perbene, con tanto di disinfettante; cambiano persino i copri- poggiatesta (quelli fatti con quello strano tessuto/non tessuto). Taxi verso il centro: un mare di rotonde. Come sono? Curatissime. Qui sotto una foto della peggiore: quella che vedete non è erbaccia, ma lavanda (immaginate che profumo).
Pochissimi i cassonetti visibili, mai stracolmi. Arrivo all’Albayzín che è il quartiere antico: ha conservato le strette strade, i cortili con alberi e fiori, le terrazze, le fontane pubbliche risalenti al dominio medievale dei Mori. Il quartiere è molto bello e sorge su una collina di fronte all'Alhambra, da cui è separato dal fiume Darro. Come è? Pulitissimo, tirato a lucido, anche le case. Nessun cassonetto, se non piccoli con scarico sotterraneo. Poche macchine, molto tranquillo. Unica pecca alcune “cacche” di cani che però il giorno dopo scompaiono. Si sentono profumi ovunque, le stradine vengono lavate spesso. La periferia che ho visto non sa di degrado.
E poi torno a Roma, la nostra capitale: tutto sporco. Il treno da Fiumicino fa schifo e puzza, lungo la ferrovia il degrado più assoluto, c’è anche il verde, ma incolto e abbandonato. La stazione Termini è piena di cartacce, cicche, e chewing-gum. Fuori si sente una puzza di pipì da fare paura. Per strada cassonetti ricolmi e maleodoranti. Traffico impazzito, case fatiscenti, periferie da paura.
Torno a L’Aquila dove mi accolgono rotonde incolte, cassonetti ricolmi, case gettate lì senza alcun senso. E penso alle macerie: ammucchiate da due anni senza uno straccio di progetto. Vedo le case diroccate, malamente puntellate e sto male. Penso ad un’idea di città, che non esiste. A casa mia, che non so quando rivivrò e nemmeno se sarà sicura. Poi penso ai paesi, dimenticati. Ad una raccolta differenziata mai decollata. Ai giardini incolti, ai pochi alberi delle strade non curati …
La nostra città, sedotta e abbandonata. Realizzo che è vero: l’erba del vicino e sempre più verde.
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