Basta, sì, basta convegni! Nonostante quello di ieri sia
stato interessante.
Era un convegno nel quale due docenti dell’Università La
Sapienza di Roma (Carlo Cellamare e Carlo Patrizio) ci illustravano la cosiddetta “rigenerazione urbana” "rigenerazione urbana"che, in soldoni, sarebbe un percorso nel quale una città, o un quartiere,
ripensa se stessa. Quindi, un progetto di rigenerazione urbana implica che, attorno
ad un “tavolo”, si siedano diversi attori protagonisti: gli urbanisti, senza
dubbio, i progettisti, senz’altro, ma anche e soprattutto i cittadini, i
sociologi, gli antropologi, le forze vive della città.
Un argomento per alcuni di noi aquilani ben noto, che si
sposa con quanto andiamo dicendo da tempo: stop al consumo di territorio,
partecipazione (Urban Center), sostenibilità, innovazione, identità, VITA.
Ma un convegno è utile quando ad ascoltare e, eventualmente
intervenire, ci siano gli amministratori di questa città e anche ingegneri,
architetti e la popolazione. Invece, a parte i soliti noti (cittadini) e i
politici che salutano e poi vanno via, c’erano solo studenti ad ascoltare,
sicuramente positivo, erano molto
attenti, ma è anche vero che la loro presenza massiccia era dovuta a questioni
didattiche.
Sentire il prof. Galeota che ci ha illustrato i progetti di
ricostruzione di palazzi storici è stato molto interessante e, come notizia
utile, rilevo che i lavori di Palazzo Margherita sono quasi in partenza (6-8
mesi), come anche quelli di Palazzo Camponeschi (3-4 mesi), invece Palazzo
Carli non ha ancora i finanziamenti.
Il prof. Redi ci ha incantato con la storia della Chiesa di
Collemaggio: un viaggio attraverso i suoi cambiamenti e peculiarità. Il prof. Ciccozzi,
dal canto suo, prendendosi un applauso da stadio, ha denunciato lo sperpero di
denaro per i puntellamenti e le responsabilità del Comune non solo per questi,
ma anche per la localizzazione del progetto C.A.S.E. (che poi l’architetto
Chiara Santoro, dirigente comunale, ha raccontato altro nel pomeriggio, ignara delle
dichiarazioni del mattino del prof. Ciccozzi). Ciccozzi ci ha anche parlato di
come vengano usate “male” alcune parole e come se ne faccia un colpevole uso.
Il mio intervento volto a illustrare la “rigenerazione” dell’Università
post-sisma ha messo in evidenza l’importanza della partecipazione di tutti alle
scelte, nonché della coesione sociale.
E arriviamo al pomeriggio. Pubblico numericamente
addirittura inferiore, tranne gli studenti sempre presenti e
sentiamo, dal Prof. Benedetti, quanto
sia importante progettare, essere competenti, per poter rifare una città. Anche
Benedetti stressa molte delle responsabilità che hanno portato all’attuale
situazione, per l’intero territorio aquilano, ove, tra le opere pubbliche più
importanti del post-sisma, si annoverano una serie di orribili rotatorie.
Walter Cavalieri, come rappresentante di Policentrica, illustra l’idea di città
territorio, policentrica, appunto, cavalcando la partecipazione e passando
attraverso idee molto puntuali sulla realizzazione di percorsi verdi, piazze,
riqualificazione di periferie per arrivare ad un centro storico riqualificato
anche nelle sue funzioni.
Durante l’intervento di Lorenzo Santilli mi sono assentata e
sono rientrata giusto in tempo per sentire la rappresentante del Consiglio
studentesco dell’Università, Valentina Ciaccio, che, con un simpatico accento
sardo, ci ha riportato tutti con i piedi a terra, enumerando tutta una serie di
problemi che incontrano gli studenti tutti i giorni. Si possono riassumere
così: la studentessa Ciaccio, fuori sede, risiede ad Avezzano. Per due
principali motivi: a L’Aquila non ci trovano alloggi e, quando si trovano, i
prezzi sono esagerati anche in luoghi lontani dove la frequenza degli autobus è
inferiore a quella dei trasporti per Avezzano, ergo…. Gli studenti propongono
una ristrutturazione/rigenerazione della intera Caserma Campomizzi ad alloggi
pubblici per studenti: dobbiamo divenire una città Universitaria come dicono
gli economisti e anche il piano strategico del Comune? Bene cominciamo da qui. Scopriamo
anche che Coppito, dal punto di vista della residenza universitaria, è divenuto
il centro dell’Aquila.
L’architetto dirigente comunale Chiara Santoro, arrivata in
ritardo, ci illustra le immani difficoltà degli uffici del comune a star dietro
alle diverse ordinanze o roba simile. Il piano di ricostruzione del centro
storico c’è, ma non quello del territorio. Pensa anche che si siano fatti degli
errori, ma insomma la situazione è complessa. Tanto che a furia di leggi, ordinanze,
PRG, paini strategici, strumenti vari di attuazione mi sono persa.
Come pure ho perso un’idea di città futura. Quella che per
il momento manca, a soli tre anni e
mezzo dal sisma.
Non servono i convegni, servono luoghi di progettazione
partecipata nei quali si elaborino progetti e idee da sottoporre agli organi
competenti.
Sono trascorsi tre e mezzo e noi accudiamo ancora il cadavere
della nostra identità perduta. E, quindi, L’Aquila è divenuto il “non luogo” dove
persino i convegni interessanti, sono inutili.
Ho partecipato solo alla prima parte del convegno.
RispondiEliminaNon proprio puntuale, ho trovato la sala piena di giovani che ascoltavano, non ho notato Istituzioni locali se non Guido Liris, che se l'è cavata con un nostalgico L'Aquila bella mè, e l'assessore regionale ai lavori pubblici Di Paola che, parlando, imbarazzato, un linguaggio di verità, ha in buona sostanza denunciato la "magagna prima" della mancata ricostruzione dell'Aquila, la mancanza di unità e di apertura della governance municipale. "Tecnici e professionisti della regione sono ora in stand by, non partecipano al processo di ricostruzione perchè Cialente non gradisce interferenze in una riconquistata leadership", "ricominciamo a dialogare da qui, da un livello culturale, dall'Università", ha continuato per poi chiudere l'intervento dicendo : " ho espresso il mio pensiero, io oltre non posso andare, umiltà, passo indietro per ricominciare a dialogare, le nostre specificità servono alla ricostruzione molto più che una leadership".
Nessuno degli intervenuti ha ritenuto di valorizzare questo aspetto, almeno fino alle 13, nè i relatori che hanno posto in rilievo il grande lavoro svolto dall'università pro L'Aquila, e neppure il prof. Ciccozzi che ha svolto delle considerazioni critiche quanto mai esatte, puntuali e sconfortanti su come le carenze di una leadership sostanzialmente autoritaria e conservatrice, e un popolo non reattivo (che confonde identità con identitarismo, più avvezzo ai convegni e alle chiacchiere che all'azione ed alla responsabilità) abbiano ormai ridotto cadavere il Centro Storico ed inabitabile la città, che ha percorsi da città metropolitana e densità abitativa da paesi del deserto africano, una città orrenda ove si parla in un modo e poi si fa l'opposto per cui è diventato normale parlare di partecipazione e poi agire costantemente con autoritarismo.
Infatti a L'Aquila ora si parla di partecipazione e trasparenza ma si aspetta ancora il rendiconto sulle donazioni.
C'è una evidente corruzione della politica locale ( corruzione è anche il non fare) che ha già prodotto un consumo di suolo notevole con casette e capannoni vuoti disseminati ovunque, puntellamenti inutili in Centro Storico( macchine che servono solo a se stesse, ai 250 mln di euro iniziali se ne devono aggiungere altri 50) e ciononostante ha l'improntitudine di parlare di turismo eco-sostenibile: se non è follia.
Si aggiunga l'equiparazione della catapecchia rurale al monumento rendendo così tutelabile l'80 % del patrimonio edilizio ( un successo popolaresco, paga Pantalone! ) ma che non migliora certo la città: forte incoerenza e popolulismo, e la pretesa di fare da soli.
Ho abbandonato il convegno per motivi personali.
Mi sarebbe piaciuto però ascoltare il Prof. Patrizio parlare concretamente della necessità di rigenerare più che ricostruire "più che interventi introversi, esclusivamente orientati alla dimensione del singolo oggetto architettonico e quindi inviluppati nella dialettica, tutta disciplinare, innovazione/conservazione, servono programmi e azioni che, con atteggiamento olistico, sappiano integrare soluzioni progettuali interdisciplinari, in grado di affrontare
il tema del recupero dei Centri Storici in termini di strategie complesse e complessive, fino alla elaborazione di veri e propri piani di gestione"
e magari chiedergli, alla fine, se pensa davvero che il sindaco nostro, che mai ha voluto fare un piano di ricostruzione e oggi è costantemente impegnato alla Tv nella elaborazione di un Piano Strategico Territoriale che sta tutto nella sua testa, potrebbe mai capire il suo "atteggiamento olistico".
Ma forse è per quello che Cialente, pur invitato, non è venuto.